Più spazio agli ospedali di ricerca

Più spazio agli ospedali di ricerca SANITÀ Più spazio agli ospedali di ricerca Felice Gavosto(*) GLI eccezionah successi della biologia molecolare e deUe discipline genomiche epostgenomiche stanno cambiando profondamente finalità, modalità di esecuzione, quantità e tipologia dei prodotti e deUe tecnologie a disposizione della ricerca applicativa clinica. Questa, sempre mtesa a trasferire a vantaggio degh ammalati nuove informazioni e nuove acquisizioni concettuah, è ora costretta a un enorme processo di elaborazione di dati e ad affrontare pesanti carichi di gestione. E' bene però sottolineare che le nuove conoscenze e le nuove tecnologie stanno apportando possibilità del tutto inaspettate alla medicina clinica. In particolare, medico e ricercatore clinico dispongono ora della possibilità di riscrivere, in modo più diretto e obiettivo, i percorsi diagnostici e terapeutici delle più importanti malattie, in ciascuna fase operativa. Per esempio lo studio del profilo genico (la funzione dei geni), effettuabile al momento della diagnosi per ogni ammalato di tumore che ne dia liberamente il consenso, è già in grado di predire, con notevole accuratezza, l'evoluzione, l'aggressività, le potenzialità metastatiche e di recidiva della malattia neoplastica e di adattarne la terapia. Ovviamente, gran parte deUe nuove procedure pongono, e porranno, nuovi problemi etici e di comportamento intesi a difendere l'inviolabilità deUe persone umane, dei suoi valori e dei suoi diritti. I medici ricercatori ("physician scientists" degh anglosassoni), in quanto assommano la loro esperienza clinica e di assistenza agh ammalati alla conoscenza delle nuove tecnologie, alTadattamento clinico delle quah hanno spesso collaborato, sono indispensabili neUe fasi conclusive che finalizzano i nuovi percorsi medici, chiudendoli (cioè applicandoli) al letto del paziente. Purtroppo vi è una notevole carenza di ricercatori clinici, che sta diventando critica con l'aumento del fabbisogno. In alcuni paesi la reazione non si è fatta attendere e, con spirito più pragmàtico del nostro, si stanno ufficializzando nuovi metodi di reclutamento e di meentivazione. Con spirito meno pragmatico, da noi il problema non è ancora stato posto nella sua esatta definizione, almeno da chi è preposto a gestire ed a portare ad un livello europeo la ricerca pubblica. Tuttavia, dal "paese reale", vale a dire da enti ed associazioni private, o da singoli docenti e ricercatori, già provengono alcune interessanti proposte: corsi di laurea e postlaurea idonei a formare medici e scienziati; ricerca di giovani laureati idonei a coniugare scienza ed appheazione clinica da aiutare con sussidi e crediti, istituzione di corsi di dottorato abbinati (Medicai Doctor e Phylosophy Doctor) e altri suggerimenti atti ad implementare una classe di medici altrettanto bravi al letto del pazienta come in laboratorio (vedi P.C. Marchisio, «Kos», 208/9-2003). La "nuova medicina" sta inoltre ponendo grandi problemi di ristrutturazione e di gestione agh ospedah ed ai centri specialistici. Diventa sempre più centrale il concetto delT'ospedale di ricerca", spinto a produrre ricerca clinica in maggiore quantità e con nuovi obiettivi, tra i quah quello di aumentare l'efficacia dell'assistenza stessa. Di fatto, nel nostro paese, gh ospedah di ricerca sono limitati, quasi esclusivamente, ai policlinici, agh ospedah universitari ed agh istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS). In tutti questi enti l'attività di ricerca clinica è "istituzionale" e, in parte di essi, è di buon livello e con dei risultati originah. Per quanto riguarda gli IRCCS, dove l'attività di ricerca è gestita direttamente dal ministero della Salute, è stato riconosciuto ufficialmente "il carattere strumentale dell'attività assistenziale rispetto allo studio ed alla ricerca" (Corte Costituzionale, sentenza del lugho 1992). D'altra parte è proprio in base all'attività di ricerca clinica, alla sua qualità e quantità, che vengono selezionati gh Istituti a carattere scientifico, ed è sempre in base a questi stessi criteri che vengono attualmente identificati e classificati i migliori centri specialistici. Tuttavia, l'esistenza di validi ospedah universitari e di centri di ricovero e di ricerca scientifica non significa che essi siano sufficienti e tutti idonei a recepire ed applicare i travolgenti successi delle nuove scienze mediche. Tutt'altro: il problema che si apre è enonne e non può essere più trascurato, né nella sua dimensione né nella qualità. (*) Università di Torino

Persone citate: Felice Gavosto, Marchisio

Luoghi citati: Torino