«Con queir ingegnere facciamo ciò che vogliamo»

«Con queir ingegnere facciamo ciò che vogliamo» I TESTI DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE COMPROMETTENTI «Con queir ingegnere facciamo ciò che vogliamo» Due diverse cordate di funzionari infedeli tramavano per far favorire i loro «clienti» MILANO De Cesare: «...e Bonomi come l'ha presa?». Sordi: «è un politico... a lui interessa che il lavoro venga fatto». E' uno dei passaggi delle intercettazioni in cui compare il nome di Giuseppe Bonomi. Siamo a novembre dello scorso anno, a parlare sono Dario De Cesare, dirigente dell'Anas di Milano, già arrestato, e Luigi Sordi, imprenditore a capo della Cic, finito ieri in manette. Sordi si è appena visto sfumare la gara d'appalto truccata a suo favore dai funzionari Anas, è deluso e ne parla con De Cesare, l'uomo con cui sin dall'inizio ha concordato i termini della gara. All'inizio della vicenda, l'imprenditore Luigi Sordi si presenta a De Cesare dicendo di aver parlato con Fabio Mangini, che gli ha suggerito di rivolgersi a lui. E De Cesare, che intravede i vantaggi dell'affare per la sua camera, si sbilancia sin da subito, parlando della gara prossima ventura: «Dobbiamo mettere... dobbiamo mettere però... nel capitolato., ad evitare scher¬ zi... rotture di coglioni... nel bando di gara...che chi vuole partecipare alla gara... si deve recare sul posto... Perché... ne elimina tanti, ehi». Imporre il «sopralluogo» per eliminare molti concorrenti, ecco il primo escamotage per spianare la via a Sordi. E poi, mettere uomini di fiducia, come un direttore dei lavori «amico»: «E io ce l'ho il nome... - dice De Cesare - Ci mettiamo all'ingegnere L. R... facciamo quel cazzo che vogliamo...». Ancora, pubblicare l'avviso su un piccolissimo giornale, il Corriere del Verbano: «L'avviso è stato su quel giornale di minchia...», scherza De Cesare. Appalto truccato in cambio di una spinta per la carriera: i termini dello scambio sono chiari. II dirigente Anas non nasconde a Sordi, in cui intravede un ponte verso Mangini e, quindi, verso Bonomi, le sue ambizioni: «Io ho chiesto di avere un compartimento piccolo...provatemi su uno piccolo... che ne so? Campobasso, L'Aquila... dove vi pare avoi...». Peccato, però, che si metta di mezzo la cordata concorrente. Una cordata di imprenditori, precisa il gip, «che hanno a propria volta illeciti rapporti con altri funzionari Anas». E' Ettore Dardano, dirigente amministrativo del compartimento di Torino, per anni in servizio a Milano, ad avvertire l'imirenditore amico Alessandro Crisafuli: «A Milano stanno mandando in appalto un lavoro interessante... stanno mandando in appalto un lavoro... mi sembra di otto miliardi». E lo avverte anche della singolare anomalia della pubblicazione: «Viene pubblicato sul Corriere del Verbano, hai capito, invece di Corriere della Sera o invece di Repubblica!». Crisafulli decide di intervenire, anche se, quando si scopre che c'è di mezzo Mangini, scatta un po' di timore. In una conversazione, l'imprenditore Alessandro Villa, arrestato anche lui nei mesi scorsi. parla con Dardano e fa un chiaro riferimento a Mangini e Bonomi ; «Allora il segretario di questo qua è... seguimi bene... un socio di Sordi. Ecco esatto viene da lì. Per cui quella cosa qui non bisogna far casino più di tanto. E' sempre con lui». «Quello grosso?», domanda Dardano. «Esatto! Era lui l'avvocato di Sordi, hai capito?». Crisafulli, in ogni caso, va avanti nella sua offensiva e finisce col far aggiudicare l'appalto a un'azienda amica. Per la Cic, quindi, l'affare sfuma. E Sordi se ne rammarica con De Cesare, ma già guardando al futuro, ad altre gare da aggiustare: «A me spiace perché dopo... tutto il lavoro che dovevo fare...però ripeto... ci sono le altre due...». Anche Giuseppe Serra, l'altro funzionario arrestato, si lamenta per l'affare sfumato e dimostra di sapere che ci ha messo lo zampino qualche altro funzionario compiacente: «Io ho cercato guarda di farla nel modo migliore possibile però 'sii interventi così non va, vanno evitati, vanno evitati... io lo capisco perfettamente che qualcuno ce bagna là con lu pane (sic)...». De Cesare è infuriato e medita vendetta: «Se lui mi mette G. G. contabile, io lo faccio fallire. Sono una banda di delinquenti proprio». Sordi teme che i telefoni possano essere intercettati, ma De Cesare lo tranquillizza: «Il mio non è intestato a me... perché questo qua è del partito... io sono amministratore del giornale del partito l'Avanti della Domenica». Tra Sordi e De Cesare i rapporti, però, proseguono. E, a gennaio, poco prima della prima ondata di arresti, si pensava già ad altri appalti: «Io volevo sapere - dice Sordi a De Cesare in una conversazione - da lei adesso se ci si poteva mettere le mani... visto che uno è andato... quest'altro invece dicono che dovrebbe seguire in mano sua...quindi dovrebbe essere in mani più sicure... speriamo (ride)... noi ci proviamo poi se va bene... bene., se no continuiamo a provarci finché vi va bene (ride)». [sii. rub.l

Luoghi citati: Campobasso, L'aquila, Milano, Torino