Asta truccata, indagato il presidente Alìtalia

Asta truccata, indagato il presidente Alìtalia L'EX DEPUTATO LEGHISTA GIUSEPPE BONOMI: «SONO TRANQUILLO, HO FIDUCIA NEI GIUDICI» Asta truccata, indagato il presidente Alìtalia eri tre arresti (sono già una quarantina) per gli appalti miliardari dell'Anas Silvano Rubino MILANO Tre arresti e un indagato eccellente: Giuseppe Bonomi, ex deputato leghista, attuale presidente diAlitalia e membro del consiglio di amministrazione dell'Anas con delega per i lavori del Nord Italia. Si è aperto così ieri il nuovo capitolo dell'inchiesta milanese sugli appalti dell'azienda che gestisce la manutenzione stradale. Inchiesta che è già arrivata, da febbraio a oggi, a oltre 40 arresti. Bonomi ha ricevuto dagli uomini del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri un avviso di garanzia, in cui viene ipotizzato il reato di concorso in turbativa d'asta. Ieri sera è volato immediatamente a Milano, chiedendo subito di essere sentito dal sostituto Maurizio Romanelli, titolare dell'inchiesta insieme all'aggiunto Corrado Carnevali. Nel mirino degli inquirenti un appalto milionario per i lavori di ristrutturazione di un galleria a Maccagno, in provincia di Varese. Secondo l'accusa la gara sarebbe stata pilotata per favorire un imprenditore della zona. Luigi Sordi, titolare della Cic, finito in manette. Ad adoperarsi per fare il favore a Sordi sono stati, secondo l'accusa, Dario De Cesare, direttore dell'area esercizio dell'Anas di Milano, finito in carcere a febbraio e gli altri due arrestati di ieri: Giuseppe Serra, dirigente amministrativo del compartimento Anas di Milano e Fabio Mangini, consulente dell'Anas, segretario di Giuseppe Bonomi, ma anche socio della Cic. Il reato contestato è turbativa d'asta aggravata. Nessuna tangente, questa volta: «De Cesare - scrive il gip Antonio Corte nella sua ordinanza di custodia cautelare - in questo specifico affare non sembra volere denaro. Vuole essere trasferito da Milano, ed essere nominato capo di compartimento Anas nel sud Italia». E Mangini spende la sua privilegiata relazione con Bonomi, presentandosi ai funzionari come suo «assistente». Lo stesso De Cesare, nel corso di uno degli interrogatori davanti agli inquirenti, ammette: «Non volevo scontentare Mangini su alcune cose, perché mi poteva, tra virgolette, dare una mano, probabilmente attraverso Bonomi». Il molo di Bonomi, citato più volte nelle intercettazioni raccolte dagli inquirenti, è ancora tutto da verificare. Sapeva che il suo segretario faceva il suo nome per favorire la società di cui era socio? Era in grado di mantenere le promesse fatte da Mangini? In procura, l'av- viso di garanzia e la perquisizione nel suo ufficio sono definiti «atti dovuti». «Sono tranquillo ed ho totale fiducia nel lavoro della magistratura inquirente. Sono a loro disposizione per fornire tutte le informazioni necessarie», è stata la prima reazione di Bonomi. «È assolutamente esterrefatto. Non solo dice di essere innocente ma anche che non sa bene a cosa si riferisca l'avviso di garanzia», dice il suo legale, Attilio Fontana, che è anche presidente leghista del consigho regionale lombardo. Anche Bonomi ha un passato politico nelle file del Carroccio: oltre che deputato, è stato presidente della provincia di Varese. Molto più chiaro, invece, per gli inquirenti, il meccanismo della gara di appalto truccata, confermato sia dalle intercettazioni telefoniche che dalle ammissioni delle persone arrestate nei mesi scorsi (De Cesare in primis). La gara riguardava lavori per oltre 4 milioni di euro in una galleria danneggiata dall'alluvione del maggio del 2002. De Cesare e Serra, su solleci¬ tazione di Mangini, avrebbero confezionato la gara per consentire l'aggiudicazione alla Cic. In che modo? Per esempio pubblicando per un solo giorno l'avviso di gara, invece che su due quotidiani nazionali, soltanto su un quotidiano provinciale, «Il Corriere del Verbano», in modo da dare meno pubblicità possibile alla faccenda. Poi mettendo a disposizione della società favorita i documenti di gara e concordando anche la partecipazione di società compiacenti, che ben sapevano a chi, in realtà, dovevano andare i lavori. Tutto perfettamente e illecitamente architettato. Ma qualcosa accade, a sorpresa. Una cordata di imprenditori concorrenti, anche loro coinvolti nell'inchiesta dei mesi scorsi, riesce a sapere dell'appalto grazie a un funzionario compiacente (Ettore Dardano, anche lui finito in manette in passato). Sempre con metodi tutt'altro che trasparenti la cordata riesce a fare un'offerta più bassa, aggiudicandosi l'appalto. E lasciando a bocca asciutta l'imprenditore, i funzionari Anas e lo zelante segretario di Bonomi. Giuseppe Bonomi, membro del consiglio d'amministrazione Anas

Luoghi citati: Italia, Maccagno, Milano, Nord Italia, Varese