Destra e sinistra unite dal cappero di Salina

Destra e sinistra unite dal cappero di Salina NO GLOBAL E FORZA ITALIA CONTRO GLI OGM AL CONVEGNO DI SAN ROSSORE Destra e sinistra unite dal cappero di Salina Jacopo lacoboni inviato a SAN ROSSORE (Pisa) Il cappero di Salina è riuscito a realizzare l'impossibile: mettere d'accordo sinistra radicai e Forza Italia. L'evento, apparentemente impossibile come la visione di un cavallo alato, si realizza a San Rossore, metà Puerto Alegre toscana e metà think tank progressista. E per capirlo occorre solo ascoltare e chiacchierare. «Sono orgoglioso di Enzo Ghigo, il mio presidente, che ha fatto un atto di coraggio per bandire dalla nostra regione le colture chimicamente modificate» (Carlin Petrini). «E' tempo di riconoscere che la lotta contro gli ogm è trasversale, e anche in America non segue lo schema sinistra-buona destracattiva» (Edward Goldsmith, leggendario fondatore di The Ecologist). «Basta con il dumping dei prodotti agricoli europei, l'Ue deve agire contro gli ogm come hanno fatto in Italia» (Jerry Mander, presidente del Forum intemazionale sulla globalizzazione). E insomma, è possibile? In questo bosco a un passo da Pisa, tra ragazze no logo, governatori illuminati, patiti del formaggio di capra ed eleganti signore indiane in sari, la sinistra «in movimento» - aspettando che oggi arrivino Giuliano Amato e il Nobel per la pace José Ramos Horta - sta applaudendo Forza Italia versione Piemonte e la sua decisione di distruggere più della metà del mais transgenico della regione. Poi sarà anche una prospettiva minima, questa; ma cosa significhi, nel bene e nel male, «lotta agli ogm» lo capisci osservando la sequenza di delizie radicai chic, versione gastropolitca dell'incontro tra presunti «estremisti» e «neocon» all'italiana. In effetti, pochi difenderebbero un big-Mac davanti alla castagna essiccata nei tecci di Calizzano e Murialdo, al succitato cappero di Salina, la cipolla di Certaldo, la palamita dell'arcipelago toscano, i formaggi a latte crudo irlandesi, il pecorino della montagna pistoiese, il prosciutto del Casentino, il pane di patate, il biroldo della Garfagnana, la bottarga di Orbetello... Tutti d'accordo, a tavola. Forza Italia e Ds. Osservate il presidente della Toscana, il diessino Claudio Martini, che ha inventato il meeting-laboratorio: è stato il primo, nel 2000, a promuovere una legislazione regionale contro le sementi modificate e adesso, preso atto dell'afflato trasversale, telefona al collega piemontese e forzista per dirgli che «sì, insomma, hai preso un'ottima decisione». Ora il punto è «coinvolgere altri amministratori perché la battaglia vera si fa sul territorio». Diessini o azzurri? Lo scopriremo solo vivendo. E non è che l'Europa, vista da qui, appaia priva di accostamenti paradossali. Tutti, nel bosco vicino a Pisa, la citano. seminando verità così assodate da sembrare luoghi comuni ma anche qualche prospettiva spiazzante, trasversale e assolutamente post-politica. È assodato, per esempio, che Inghilterra, Spagna e Olanda sono i jaesi che vorrebbero bloccare a moratoria anti-ogm, mentre Danimarca, Francia Germania e Italia guidano l'iniziativa contro mais e soie transgeniche; si sa che il Consiglio Uè dovrebbe fissare la soglia di componenti chimiche tollerate allo 0,9 per cento di ciascun alimento; ma quanti ammettono, come fa Vandana Shiva (un'attivista, non un occhiuto funzionario del Wto), che proprio «la politica agricola di firuxelles impoverisce quelle dei paesi poveri»? Quanti, tra i patiti del cappero di Salina, sanno che i sussidi al coltivatore di Londonderry (300 miliardi di euro l'anno alle agricolture europee) danneggiano il grano prodotto a Kinshasa e impoveriscono le esportazioni del Madagascar?