Forno, la solidarietà arriva dalla rete

Forno, la solidarietà arriva dalla rete AIUTO A UNA MADRE CON BAMBINO DISTROFICO Forno, la solidarietà arriva dalla rete FORNO CANAVESE A volte la solidarietà corre sulla rete. Succede, quando cerchi un aiuto dal vicino di casa o da chi incontri ogni giorno e invece trovi un rifiuto. Così, per caso, scopri le chat, nascono amicizie che non inunaginavi e che in si trasformano in un sostegno: morale soprattutto ma in certi momenti anche economico. Non è una storia semplice quella che arriva da Forno e racconta di Emanuela Agus e di suo figlio Matteo, 10 anni. Un giomo di 8 anni fa lei e il marito scoprono che quel bimbo è affetto da distrofia muscolare e il loro mondo di sogni crolla. Poi, un anno e mezzo fa, il marito se ne va, toma in Calabria e per lei la vita cambia un'altra volta. Ora deve fare da sola, sopravvive con lavoretti precari (grazie ad un amica che ha un bar e le pennette di guadagnare 750 euro al mese), ma non basta. C'è bisogno di un lavoro sicuro, ci vogliono soldi perché c'è Matteo da portare negh ospedali e nelle cliniche di mezza Italia, perché c'è un filo di speranza legato a una cura che magari un giomo potrà permettergli di camminare. E c'è, per questa donna, il bisogno di una certezza. Che non arriva dal Comune dove lei si rivolge, né dalle decine di fabbriche della zona che lavorano lo stampaggio a caldo e alle quah invia un curriculum dietro l'altro ricevendo altrettanti rifiuti. Arriva da un gruppo di persone incontrate in chat e che vengono a conoscenza del suo dramma: c'è una donna di Lugano, un altro di Lecco, molti del Torinese. Un giomo decidono di incontrarsi, nasce un gruppo e parte una colletta: «Raccolgono 500 euro dice Emanuela - dovevo portare Matteo a Reggio Emilia per un'operazione, un viaggio costoso e io ero in difficoltà, quel denaro mi ha fatto davvero comodo». Non che solidarietà, da questo punto di vista, Emanuela non ne abbia ricevuta: la parrocchia del paese tempo fa aveva raccolto il denaro necessario perché potesse acquistare un'auto attrezzata, in grado di trasportare il bimbo in carrozzella. «Il problema però - dice Emanuela - ora non sono tanto i soldi, è il lavoro che non ho a preoccuparmi. Devo garantire un minimo di certezze a mio figlio e a me stessa». Quel sostegno che lei ha trovato nel mondo virtuale ora però lo vorrebbe anche da chi fa parte della sua vita di tutti i giorni, perché lei non se la sente di emigrare, di lasciare Forno, è qui che vuole vivere. E il lavoro che lei chiede non glielo si può negare, è una questione di dignità, [gp. mag.)

Persone citate: Emanuela Agus, Forno

Luoghi citati: Calabria, Forno Canavese, Italia, Lecco, Lugano, Reggio Emilia