«Trap mi disse: ti guardo e mi consolo» di Daniela Cotto

«Trap mi disse: ti guardo e mi consolo» QUINDICI ANNI DI ANEDDOTI DELL'ARBITRO CHE HA CHIUSO LA CARRIERA E ADESSO LAVORA PER LE OLIMPIADI TORINESI DEL 2006 «Trap mi disse: ti guardo e mi consolo» Trentalange: il campione più leale è stato Maradona intervista Daniela Cotto ANCHE i fischietti vanno in pensione: dopo quindici stagioni di carriera ad alto Uvello, Alfredo Trentalange, 46 anni sabato prossimo, arbitro intemazionale, lascia il grande calcio. Per raggiunti limiti di età. Lui, un po' Don Chisciotte un po' uomo d'altri tempi, in una deroga, ci sperava: «Sì, lo ammetto. Pensavo che più deU'età potessero contare la preparazione tecnica e queba atletica, l'esperienza - racconta -. Per i giocatori la carriera si è aUungata, per gb arbitri invece no. Non mi sembra giusto. Ma un anno fa erano andati in pensione professionisti come Cesari, Braschi e Borriello, forse era prevedibile, quasi inevitabile che per me non facessero eccezioni». Trentalange ora non dovrà più occuparsi dell'espulsione di Emerson o di un rigore non dato, delle bti con Fabio CapeUo e la Roma. Si dedicherà alla sua associazione di volontariato per disabib, l'Agape (Associazione gente amica per le persone emarginate) e ai pazienti della clinica «Villa Cristina», di cui è coordinatore terapeutico. Da pochi giorni, l'ex arbitro torinese è entrato anche a far parte dello staff del Toroc che prepara le Olimpiadi inveraab del 2006. Questo calcio le mancherà? «Sì, moltissimo. Perchè nonostante tutto io di questo calcio sono sempre innamorato. E' un mondo esagerato, eccessivo, complesso, ma è la metafora della vita. Nel gioco però ci si fa meno male. Io credo nel rispetto delle regole e nella legalità. Chi arbitra esercita un servizio e controlla che la partita si giochi ad armi pari. Nel calcio vince chi corre di più, non chi conta di più». Lei lascia con l'etichetta dell'arbitro meno diplomatico della serie A. Orgoglioso o pentito? «Orgoglioso, certamente. Lo so, mi hanno sempre accusato di essere un integralista, ma quando arbitri a mente sgombra non fai calcoli. Non ne ho mai fatti: è questa la prova della mia buona fede. Sono anche molto credente, al punto cbe ho espulso un giocatore dopo 5' per una serie di bestemmie: siamo diventati amici. Tutti hanno diritto di sbagbare. Sul terreno di gioco prevale, deve prevalere, il valore sportivo, non quello politico. Un esempio? Ho sempre sognato dì dirigere il derby della capitale. E mi sono inimicato la Roma». Quest'anno ha avuto problemi con Preziosi e poi con Capello. «No, basta con questa storia. Io ho sempre fatto soltanto l'arbitro, ho sempre valutato per quel che vedevo sul campo. Non fuori». L'errore più grave? «Se ne fanno tanti in una carriera. E sarebbe stupido nasconderselo. In ritiro abbiamo sempre esaminato gb errori. Dovendo citarne uno direi quello in Bologna-Samp del 1999. All'ultimo minuto fischiai un rigore per il Bologna, mi era sembrato un chiaro fallo su Simutenkov. Poi, riguardando la moviola, mi sono accorto che il giocatore accentuò la caduta». Condannò la Samp alla retrocessione... «Torniamo al solito discorso. Ho fischiato perché non avevo costrizioni mentab. Se avessi calcolato che quella decisione poteva cambiare il destino di una società, avrei tenuto il fischietto in tasca. Ma non avrei fatto il mio mestiere». Il giocatore più corretto? «Maradona senza dubbio. In campo di lui ho un ottimo ricordo. E' legato al mio esordio in serie A, Napoli-Pisa nel 1989. All'inizio del secondo tempo si era in parità. Avevo fischiato tre falli a favore degli ospiti e i giocatori del Napoli iniziarono a protestare. Tra questi c'era Ciro Ferrara, cbe pure considero un galantuomo. Ad un certo punto, Maradona intervenne dicendo: "Ora basta. Questo arbitro è giovane, bravo ed è mio amico". Non lo avevo mai visto prima, ma nessuno mi contestò più nulla. Diego è sempre stato molto corretto, anche quando sono tornato altre volte a Napoli. Ho diretto anche la sua ultima gara in Italia, un Napoli-Sampdoria: lo ammonii, gb feci ripeter un rigore e perse la partita. AUa fine mi stiinbc la mano». I giocatori che le hanno creato più problemi? «Mancini e Bagni. Ottime persone fuori, ma in campo... Tra gb allenatori Ottavio Bianchi. L'ho dovuto aUontanare più volte. Mazzone? Un vulcano, ma sempre leale: cbe vinca o che perda. Trapattoni? Facevo la raccolta di figurine con lui giocatore, figuratevi l'emozione di poter discutere alla pari. Parlerebbe di calcio 24 ore al giorno. Dopo i Mondiab mi ha detto: solo io ricevo più critiche di te e quando ti vedo mi consolo». II ricordo più bello? «Aver diretto Goteborg-Manchester United e Sporting LisbonaReal Madrid in Champions Lea¬ gue. Ma l'emozione più forte l'ho provata nella semifinale di Coppa debe Coppe con il Paris Saint Germain, nel 1996 al Parco dei Principi. Indimenticabili anche le due volte in cui ho diretto il derby di Milano. San Siro per me è irresistibile». Rimpianti? «Wembley. Non ho mai arbitrato nel tempio del calcio. Ora l'hanno demolito». Ha letto il libro di Collina «Le mie regole del gioco»? «Lo sto leggendo. Adesso che ho appeso il fischietto al chiodo ho più tempo anche per leggere. Anzi, forse scriverò anch'io un libro. Sui miei pazienti e sul valore del calcio come terapia». Faranno una deroga fra due anni per Collina? «Spero di si, lo merita». «Mazzone? Un vulcano che sa anche perdere Il peggiore? Bianchi Tra i giocatori era dura con Mancini e Bagni» «Ho sbagliato, come tutti ma sempre in buona fede Vince chi corre, non chi conta Mandai la Samp in B perché Simutenkov mi ingannò Alfredo Trentalange lascia il grande calcio: sabato compirà 46 anni

Luoghi citati: Bologna, Italia, Madrid, Milano, Napoli, Pisa, Saint Germain