Zoff il dimenticato «Punto su Miccoli»

Zoff il dimenticato «Punto su Miccoli» SI CONFESSA L'EX COMWHSSARIO TECNICO DELLA NAZIONALE, DISOCCUPATO DAL SETTEMBRE 2001 Zoff il dimenticato «Punto su Miccoli» «Fra come giocavano le mie squadre e come si gioca adesso non noto grandi differenze. Eppure ci sono tecnici intoccabili» intervista Roberto Beccantini -,. , ' .■' . - ... : . . : . . ' ... LI ULTIMA panchina di Dino i Zoff risale, pensate, al 19 settembre 2001: Champions League, Lazio-Nantes 1-3. Da quella sera, più golf che calcio. Offerte, nessuna: a meno di spacciare come tali i pissi pissi telefonici di "ualche misterioso pro'curatore. A 61 anni, sono più i ricordi o i progetti? «Vivo alla giornata, osservo, leggo. Non mi sento rincitrullito. Fra come si gioca oggi e come giocava la mia Lazio terza dietro a Roma e Juve o la mia Nazionale seconda agli Europei non noto poi tutte 'ste grandi differenze. Ci sono allenatori, beati loro, che hanno il posto garantito; altri, invece, che entrano ed escono dalle mode in base ai risultati. Come diceva quel tale, non capisco ma mi adeguo». Se potesse tornare indietro, a Berlusconi risponderebbe sempre con le dimissioni da et? «Mi diede del dilettante, usò un tono e un lessico di fronte ai quali non si poteva non fare quello che feci. Lo rifarei, certo. Sapevo come sarebbe andata a finire. Conosco gli italiani». Cragnotti non aspettava altro: ma anche lei... «Molta gente è in malafede e, di conseguenza, non può pensare che uno sia in buona fede». E adesso? «Aspetto. Non credo che non avere la tessera della Gea significhi essere tagliati fuori dal giro che conta. Non ho un agente, è vero, ma questo è un altro discorso: preferisco fare da me». Qua) è il suo dirigente ideale? «Campedelli, Mi piace la sua faccia pulita, quel modo molto "british" di gestire la società. Alle spalle non ha mica un impero. Il Chievo non è stato una favola, è stato, e rimane, un modello: uno dei pochi in circolazione. Ma salvarsi, quest'anno, sarà durissima». Che campionato si aspetta? «La Juve non si discute, il Milan neppure. L'Inter sta facendo il mercato che avrebbe dovuto fare sempre: un mercato, cioè, mirato alle esigenze e non ai nomi. Luciano, Fadiga, Van der Meyde sono pedine preziose, perfettamente funzionah alle idee di Cuper. Occhio alla romane. Se la Lazio non si spappola e porta a casa da Udine Pizarro e Jorgensen; se Sensi, dopo Chivu, prende anche una punta di peso, per lo scudetto tomeranno a essere in cinque». Le piace Chivu? «È giovane, ha classe, può giocare indifferentemente centrale o terzino sinistro. Sì, mi piace: soprattutto in coppia con Samuel». Bergamo ha chiesto ufficialmente scusa alla Roma «danneggiata». «Non discuto, qualche errore arbitrale c'è stato, ed è stato pure influente, ma più in generale credo che Roma e Lazio siano scivolate indietro per gli errori commessi a livello economico. Avevano puntato tutto sui diritti televisivi (e Cragnotti, pure su qualcos'altro): diritti che hanno procurato meno introiti del previsto. Da qui l'impossibilità di investire e, dunque, di rafforzarsi: penso ai Cannavaro e Davids invocati da Capello, alle cessioni di Crespo e Nesta». Tre semiimaliste, ima finale tutta italiana. L'Europa è rimasta sorpresa e annoiata dal nostro boom. Lei? «Siamo passati da un eccesso all'altro. Prima, quando non si arrivava ai quarti, era tutto da buttare. Adesso, nessuno come noi. Il sobto estremismo da bar sport. Premesso che abbiamo avuto una fortuna dell'altro mondo, il benessere attuale è più consono alle risorse del nostro calcio di quanto non lo fosse il malessere delle ultime stagioni. Lo stesso discorso vale per la Nazionale. Sorprendente è il buco in Corea, non Ù piazzamento di Rotterdam. Clamoroso sarà se non andremo in Portogallo, non se ci andremo». E sul piano spettacolare? Inglesi e spagnoli ce ne hanno dette di tutti i colori. «Cosa vuole. Va di moda il 4-2-3-1, e così sia. Non è affatto una rivoluzione, ma ad alcuni scienziati fa comodo spacciarla come tale. Non cambieremo mai, noi. Lo specchio è la finale di Manchester: tosta, esteticamente discreta. In Spagna, il calcio è più tecnico perché più libero. In Inghilterra, più divertente perché meno tattico. Chi vince, ha sempre ragione». Non trova assurdo che il Real esoneri Del Bosque dopo l'ennesimo scudetto? «Trovo molto più assurdo, come accennavo in apertura, che qualche allenatore riesca sempre a mantenersi a galla pur non avendo vinto un tubo». L'operazione Beckham? «Vantaggiosissima sul piano del marketing, vantaggiosa in chiave tecnica. Il Real è fatto così: prende il megho e se ne frega del resto. Beckham non è Best, ma una lucidatina alla qualità complessiva la darà anche lui». C'è un giovane italiano sul quale sarebbe pronto a scommettere? «MiccoM. Ha la schioppettata di Schillaci. Meno esplosivo, più raffinato. Di solito i "piccolini" si smarriscono: questo, però, mi sembra sveglio di comprendonio e molto, molto, affamato». Old Trafford ha consegnato a Del Piero la medagha del perdente di successo. ((Alla Juve, non solo a Del Piero. Questa delle finali è un tasto singolare, delicato. Parlo per esperienza diretta. ABelgrado, conl'Ajax, erava¬ mo troppo sfavoriti; ad Atene, con l'Amburgo, troppo favoriti. La Juve di Lippi partiva quasi sempre con il pronostico dalla sua. I numeri sono numeri. Evidentemente, c'è sotto qualcosa: sotto, nel senso di destino. Quanto a Del Piero, nemmeno due o tre finali buttate via possono e debbono far dimenticare tutto quello che ha dato. È la squadra, nel suo complesso, a soffrire psicologicamente il peso della partita secca, non solo o non tanto lui». Il suo Pallone d'oro? «Raul. Riassume l'essenza e la bellezza del calcio». Viceversa, se dovesse indicare a una scolaresca il prototipo del giocatore moderno, chi scegUerebbe? «Nedved. Potenza, velocità, tecnica. È il più grande "ribaltatore di fronti" che ci sia oggi in circolazione. Non ha un molo, ma li copre tutti». La risurrezione di Ronaldo? «Il tempo è galantuomo: per fortuna». Gheddafì al Perugia: è ancora calcio? «Glielo dico adesso: mi fido di Gaucci. Sarà spesso indisponente, ma le raccomando il fiuto, la competenza. E poi Gheddafi si allenava con noi della Lazio a Formelle, all'epoca di Gascoigne. Niente male, tecnicamente. Un consigbo spassionato: pmdenza nei giudizi. E non per paura del padre...». Come andrà a finire il match fra Sensi e Capello? «È un match finto. Parole in libertà, nulla di clamorosamente inedito». Pro o contro Recoba? «Pro, a un patto: che faccia la seconda punta. E il suo molo. Trequartista, sulla fasce: errori, orrori. Piuttosto, nei panni di Cuper, giocherei a tre in difesa: Cordoba, Cannavaro, Materazzi. Con il Milan, in Champions, tenne botta, e come». Cassano? «Il talento è assoluto. La personabtà, non ancora. Dipenderà dai progressi che vorrà o saprà fare. Certo, se penso come ha chiuso a San Suo, le coma all'arbitro e un cartellone sfasciato...». Sorpreso dal quarto posto di Mancini? «Con quella rosa li? Suvvia, non scherziamo...». La Nazionale di Zoff? «Così equilibrata da poter fare a meno di Vieri. Non aggiungo altro». Sia sincero: mai più pensato al gol di Wiltord, al pugno di secondi che la divisero dal titolo europeo? «E se anche lo avessi fatto? Si vede che era destino. Sono fatalista. Ho chiuso con l'U lugbo del Bemabeu, ho chiuso con Wiltord e Trezeguet. Uno a uno e palla al centro. Sempre che qualcuno si ricordi di darmela, la palla». (mJ/L Chivu mi piace W™ e se la Lazio rimane com'è adesso per lo scudetto sarà una lotta a cinque. Nei panni di Cuper partirei dalla difesa a tre Ci vorrebbero A A tanti Campedelli ^jy 66 Non mi stupisce l'esonero di Del Bosque al Real e penso che Beckham sarà un affare. Del Piero non è un perdente, è la Juve che in finale non gioca mai al massimo w Dino Zoff ha 61 anni: ex tecnico di Juventus e Lazio, ha allenato l'Under 21 e la nazionale maggiore raggiungendo la finale degli Europei del 2000 La sua ultima panchina risale al 19 settembre 2001: Lazio-Nantes 1-3 in Champions League Dopo quella sconfitta fu esonerato da Cragnotti che al suo posto assunse Alberto Zaccheroni