«Il Piemonte ha lanciato una caccia alle streghe» di Francesco Manacorda
«Il Piemonte ha lanciato una caccia alle streghe» LE IMPRESE CONTRATTACCANO «Il Piemonte ha lanciato una caccia alle streghe» Il presidente di Assiobiotec: «In agricoltura la purezza al cento per cento non esiste» intervista Francesco Manacorda MILANO «Quella condotta dalla Regione Piemonte è una caccia alle streghe, una battaglia ideologica e basta. In agricoltura non esiste la purezza al 10007o e non si può colpire un campo perché nelle sementi si trova una minima percentuale di Ogm». Sergio Dompé è il presidente dell'Assobiotec, l'associazione delle imprese di biotecnologie del sistema confindustriale che nei giorni scorsi aveva lanciato un appello alle autorità piemontesi perché non distruggessero i raccolti «incriminati». Un appello a vuoto, dottor Dompé... «Quello che è successo mi stupisce molto anche perché conosco il go¬ vernatore Ghigo e so che ha attenzione al mondo della ricerca. Un uomo di governo dovrebbe capire che un aigomento simile va mediato con le autorità europee, con il governo centrale dove c'è stata una lettera del ministro della Sanità al presidente del Consiglio nella quale dice che per lui non ci sono rischi per la salute pubblica)). Ma chi ha ordinato la distruzione dei campi si è limitato ad applicare la legge. Non è così? «Si, ma senza fare verifiche quantitative e senza rilevare - come avevamo chiesto - se nelle piante c'erano tracce di Ogm. Questo fermo restando che l'incidenza minima che le autorità europee si apprestano a fissare varia tra lo 0,3 e lo 0,9^0 a seconda della specie e che non si può inseguire un impossibile O'/o». Resta il fatto che anche una microscopica quantità di Ogm rischia di propagarsi da un campo all'altro e che lasciando passare piccole quantità oggi, fra dieci anni ci potremmo trovare con il mais modificato dappertutto. «Queste sono tesi strumentali. Guardi, l'Accademia dei Geoigofili ha appena celebrato i 250 anni e il suo presidente ha scritto un breve saggio dove tratta proprio degli sconvolgimenti che la tecnologia ha portato nell'agricoltura in questi secoli: le specie che esistevano 250 anni fa oggi non esistono più e non avrebbero più senso. Quello che mi preoccupa non è l'episodio piemontese in sé, ma l'atteggiamento generale su questo tema)). Quali rischi vede? «Se continuiamo ad avere questo atteggiamento dovremo presto importare dall'estero le tecnologie di cui avremo comunque bisogno. Si calcola che nel giro di trenta o quarant'anni il biotech avrà un incidenza indiretta su poco meno del 5007o del Pil complessivo». Scusi, ma che cosa significa in concreto? «Che tutta la fihera produttiva chimica, quella alimentare, ma anche il tessile, l'industria del legno e così via saranno in un modo o nell'altro interessati all'introduzione delle biotecnologie. Poi, in cìrscun caso particolare i vantaggi neh'adottare queste tecnologie sono da dimostrare e su questo siamo prontissimi a discutere. Ma non si può chiudere apriori». Eppure gh Ogm fanno patirà all'opinione pubblica... «Quasi il 700Zo dei farmaci innovativi deriva da ricerche biotecnologiche. Mi sembra un po' contraddittorio utilizzare tranquillamente le biotecnologie per curare noi stessi e non ammetterle invece per curare le zucchine». Insomma, secondo lei l'Italia rischia di essere colonizzata dagh Ogm stranieri. «Gli Usa hanno inventato queste tecniche e le applicano. Altri Paesi come l'India o la Cina, certo non filoamericani, stanno facendo passi incredibih applicando le biotecnologie alle loro realtà. Noi rischiamo di rimanere fuori da questo processo di conoscenza, con un impatto pericolosissimo sulla nostra agricoltura e sull'economia in generale. Anzi, queste tecnologie sono così importanti che non dovrebbero nemmeno essere lasciate tutte in mano ai privati e se ne dovrebbe occupare lo Stato. Del resto le due grandi multinazionali di cui tutti parlano sempre...» .. .cioè Monsanto e Pioneer? «Sì, proprio loro. Ecco, prese assijme non arrivano al 20Zo del knowhow biotecnologico che si sviluppa negli Stati Uniti. Tra Europa ed Usa ci sono oltre tremila aziende di questo settore e proprio questa rete di aziende e di conoscenze è la vera ricchezza del sistema. In Italia, invece, siamo fermi ad un centinaio di imprese, di cui solo la metà di proprietà nazionale. Per avere un minimo di massa critica ce ne servirebbero almeno il doppio».
Persone citate: Ghigo, Monsanto, Sergio Dompé
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