Petacchi si ritira e poi si pente di Giovanni Cerruti

Petacchi si ritira e poi si pente POLEMICHE AL TOUR PER LA «FUGA» DEL VELOCISTA, MENTRE ANCHE SIMONI POTREBBE ABBANDONARE. A MORZINE VINCE VIRENQUE, OGGI L'ALPE D'HUEZ Petacchi si ritira e poi si pente «Ho sbagliato, scusate, non ce la facevo più» Giovanni Cerruti inviato a MORZINE Da cosa si comincia, da Petacchi che si ritira come un Cipollini sulla prima salitella, o da Simoni che ci sta meditando su? Da Virenque che vince la prima tappa di montagna e si va a prendere pure la maglia gialla? O da Lance Armstrong, che di ■queste cosucce non si cura, tiene i suoi in testa al gruppo, fa quel che vuole, lascia andare ogni francese con voglia d'avventura tanto domani è il 14 luglio, festa nazionale, e saranno più contenti loro e la Marianna? O da Morzine, che agli itahani al Tour ha già regalato sventure e improvvisi ritiri? Eppure la tappona era cominciata bene. Con Petacchi di buon umore, Simoni come sempre ottimista, Garzelli pure, Bettini con l'aria furbetta di chi tenterà il colpo. E infatti ecco Bettini che se ne va con Aldag, Clan e Poilvet, più Virenque che li raggiungerà dopo 20 chilometri. Sembra una fuga fortunata. Fa caldo, troppo. 30 gradi sui caschi e 43 che salgono dall' asfalto. Lo spagnolo Jesus Mancebo lo vedono sbandare e crolla, sull'ambulanza un delirio di preghiere a San Firmin. Armstrong sta a guardare. All'inizio del Col des Portes comincia a zigzagare Petacchi. Al km 52 è in coda al gruppo. Si ferma. «Non ce la faccio, non ce la faccio». Si arrende. Sale sulla seconda ammiraglia e da questo momento si perde nei dubbi fino al pentimento. Al Giro d'Italia era uscito mezzo massacrato da una caduta, ma era riuscito a resistere. E' uno che sa soffrire. Qui proprio non ce l'ha fatta. «Mi spiace, so di aver sbagliato», dirà a Morzine. Non arriverà a Parigi. Fosse stato Cipollini sarebbero state pernacchie, per monsieur Petacchi tira un venticello buonista. Più che danneggiare il Tour danneggia se stesso. Lui che detesta i paragoni con Cipollini si ritrova come un Cipollini, a casa dopo il primo cavalcavia delle Alpi. Bettini e la sua banda sono ormai a 50 chilometri dall'arrivo. Hanno 9' 15" di vantaggio sul gruppo. Bettini sarebbe maglia gialla, i sono ancora i 1619 metri del Col de la Ramaz da scalare, ma ce la può fare. Lui e Virenque sono della stessa squadra, al francese la tappa, al campione d'Italia la magha. In sala stampa si sfogliano almanacchi. Chi è stato l'ultimo italiano a conquistarla? Alberto Elli, anno 2000. Comincia la salita è Bettini va benone. «E invece - racconta lui - dopo uno scatto clic, mi si è spenta la luce. Non è che non andava più, è che si è fermato. Il caldo, la sete, la fame. «Non c'ero più». Virenque può andare, anche gli altri della compagnia si sono squagliati. E' la seconda volta che vincerà a Morzine. Il gruppone si è abbondantemente ridotto. Con Petacchi si sono ritirati Velo, Pollack, Kirsipuu, Rich, Perez, Manzano. Gli altri arriveranno tutti, ultimo il belga De Clercq a 52 minuti. Jimmy Casper, il francese che corre con il collarino, le vertebre scassate, è arrivato a 32 minuti. Non poteva, Petacchi, mettersi sulle ruote dei malati? «E' la testa che non ha funzionato bene, è lo stress, è il pensare che era soltanto la prima salita e poi ne avrei avute per altri due giorni». Si è scusato e riscusato. Il gruppo Armstrong è sulla salita e adesso tocca a oro, agli scalatori che hanno promesso sfracelli, primo tra questi Gilberto Simoni. Si aspetta un suo attacco, una telecamera gli sta appresso. Ha le labbra bianche, è una pomata oppure è febbre? Dovrebbe partire all'assalto, e invece sta nascosto. Armstrong ha messo i suoi a tirare di brutto, non vuole scherzi. E che va a succedere? Che la telecamera inquadra Simoni che si stacca, pedalate leggere, vuote. Il Col de la Ramaz se lo ramazza via, a 10' da Virenque e 6' da Armstrong. Sarà più gentile con Basso, Caucchioli e Garzelli, che a Morzine arriverà quinto. «Acquai». Simoni entra in albergo, vede la piscina e si tuffa così com'è, con maglia e pantaloni e scarpini. «La verità? E' che dal giorno di quella pessima cronosquadre sono disfatto, ho dolori dappertutto e adesso pure la febbre. Troppo caldo. Troppo elevato il ritmo voluto da Armstrong. Se al Tomsbagli un giorno sei morto». E Simoni è moribondo. «In queste condizioni affrontare l'Alpe d'Huez sarà complicato, ora vado a dormire e vediamo come mi sveglio». Si vedrà e si saprà. E' la maledizione di Morzine, dove nel 2000 il Pirata Pantani era andato in fuga dal Tour? Petacchi ne è già stato colpito. Ha vinto Virenque e solo i francesi sanno quanto sia bello vederlo in maglia gialla. Che poi Richard Virenque, 34 anni, unici guizzi per i traguardi di montagna, sia anche un beli' esempio di campione questo è un altro discorso. Nel Tour '98 lo mandarono a casa per doping. Lui si dichiara innocente, ma al processo di Lille ammette tutto e il presidente del tribunale Daniel Delogoue lo definisce «un furbastro in bicicletta». Ha vinto con il suo ditino puntato in cielo, la sua firma, come l'anno scorso sul Ventoux. Ha la maglia gialla finché Armstrong gliela lascerà. Già oggi, all'Alpe d'Huez, rischia grosso. La resa dopo 52 km «E1 la testa che non ha funzionato bene, lo stress, il pensare ad altri due giorni di salite» OGGI-8a TAPPA Quattro vittorie in volata, poi il ritiro: Alessandro Petacchi si è arreso alla grande sofferenza Paolo Bettini ha tentato invano una fuga con Virenque (il vincitore a Morzine) e Aldag. L'italiano si è staccato per la fatica

Luoghi citati: Italia, Morzine, Parigi