«Guggenheim, marchio mondiale» di Alain Elkann

«Guggenheim, marchio mondiale» I PROGETTI DI UN'ISTITUZIONE CULTURALE UNICA «Guggenheim, marchio mondiale» I presidente Krens: nuovi musei a Taiwan e Rio Alain Elkann Lf INCONTRO con Thomas Krens si svolge neh'atmosfera elegante della residenza degli ambasciatori d'Italia presso l'Onu. Il presidente del Guggenheim Museum è un uomo molto alto, sorridente e ben vestito, parla dell'Italia e dei suoi progetti. Da quanti anni è presidente del Guggenheìm Museum? «Da 14 anni». Che cosa è cambiato in questi anni? ((Abbiamo aperto un museo a Bilbao, un museo a Berlino e il museo di Venezia. Ci sono poi due nuovi progetti, uno a Taiwan e uno a Rio de Janeiro, e abbiamo siglato una partnership con il Museo Hermitage di San Pietroburgo. Insomma, abbiamo cercato di cambiare il concetto di museo». Come? «Abbiamo creato la marca Gugjenheim, che è un nome che sottoinea qualcosa di importante». Come funziona questo progetto? «Bilbao è il primo esempio di partnership con il governo basco che dà il capitale e in cambio è proprietario deh'edificio. Bilbao pagherà al museo 20 milioni di dollari perché organizzi il management. Non solo, controlliamo la qualità e il design del museo, nonché l'architettura. Quello che è chiaro è che non si può sforare il budget. All'inizio, al momento deh'apertura, siamo stati molto criticati, ma ora le cose vanno diversamente. Nei primi cinque anni il museo ha avuto 5,7 milioni di visitatori». Berlino come funziona? ((E' un museo più piccolo, abbiamo fatto un accordo con la Deutsche Bank». Invece Rio de Janeiro e Taiwan? «Sono musei più simili a quello di Bilbao, della stessa grandezza. A Rio de Janeiro il progetto è dell'architetto francese Jean Nouvelle, mentre quello di Taiwan è un progetto dell'architetto iracheno che vive a Londra Zaha-Hadid». Avete abbastanza opere d'arte da ospitare in questi musei? «Ne abbiamo moltissime, in più abbiamo le opere dell'Hermitage e del Museo di Vienna». Quello di New York come funziona? «Siamo in un edificio famosissi¬ mo, disegnato da Frank Lloyd Wright, e facciamo mostre di vario genere: la media è di un milione di visitatori l'anno» Quali sono i pezzi più prestigiosi? «La prima collezione è la Salomon Guggenheìm Collection, che va dal Cubismo fino a Kandinsky e ai primi Anni '30. La seconda collezione è la Tehannhauser Collection di impressionisti da Pizarro a Cézanne, e da Manet ai primi Picasso. Poi c'è la terza collezione, la Neerendorfer CoUection, che possiede, tra l'altro, 110 Paul Klee, dei Picasso più recenti, dei Max Ernst e altri capolavori. La quarta è la Peggy Guggenheìm a Venezia e la quinta l'abbiamo comprata 10 anni fa: è la collezione Panza di Biumo, che è una collezione d'arte contemporanea tra il'60 ed il 70». In totale quanti pezzi avete? «Quattordicimila». Che rapporto ha con l'Italia? «Vorrei fare una grande mostra di Canova nel nostro museo. Il bianco del museo e il bianco delle opere di Canova. Per farla bisogna che lo Stato itahano ci permetta di portare a New York la Paolina Borghese. Molti anni fa, negh Anni '60, quando ci fu la World Fair a New York arrivò la Pietà di Michelangelo». Di che cosa si è occupato prima di approdare al Guggenheìm? «Ero professore di università al Williams College. Mi sarebbe piaciuto anche diventare un professionista di golf oppure di basket». Come è arrivato al Guggenheìm? «Insegnavo filosofia della cultura e sono stato sedotto dall'arte moderna. E' importante mostrare le opere d'arte, per stimolare l'immaginazione della gente». Ha altri sogni oltre quello di portare la Paolina a New York? «Riportare la Guernica di Picasso a Bilbao. Lo Stato basco fu l'unico a pagarla a Picasso nel 1937. L'opera fu esposta a Parigi alla Fiera Mondiale nel 1937. Da allora è stata in Inghilterra in varie città, in Brasile, negh Usa, in Germania, ma non è mai stata nei Paesi Baschi e oggi si trova a Madrid al museo Reina Sofia». Progetti per il suo museo? ((Approdare in Sud America, in Cina e in Medio Oriente. Il luogo che mi sembra più adatto è il Qatar. Per l'Iraq è troppo presto, il Kuwait, la Giordania e il Libano non sono ideali. Aprire il museo in Israele non ha senso. Sarebbe invece bello un museo con un nome ebreo nel Medio Oriente. Negh Usa non si sa nulla dell'Islam, si pensa che sia solo Osama bin Laden. Sto facendo una ricerca per questa mostra. Del resto ho fatto 1700 chilometri in motocicletta per andare a Cordova, a Granada e a Siviglia per vedere da vicino l'architettura islamica». Progetti in Italia? ((Abbiamo provato a ottenere la Punta della Dogana. Ho lavorato con la città di Venezia e con il demanio. Abbiamo ottenuto ima concessione, ma abbiamo anche saputo che metà della Dogana appartiene alla Chiesa e per ora l'idea si è arenata. Abbiamo fatto un accordo con la città di Palermo: in tre anni faremo 13 mostre in un palazzo del centro. In questo momento abbiamo mostre a Udine e a Modica». Thomas Krens da 14 anni è presidente del Guggenheim Museum (nella foto in alto)