Stefani: se quello Schroeder fosse stato intelligente...

Stefani: se quello Schroeder fosse stato intelligente... PARLA L'EX SOTTOSGERETARIO CHE IL CARROCCIO HA «IMMOLATO» SULL'ALTARE DELLA DIPLOMAZIA: SCUSARMI? NON CI PENSO PROPRIO Stefani: se quello Schroeder fosse stato intelligente... «Imbecille chi pensa che abbia messo in crisi il turismo in Italia» «Berlusconi al telefono mi ha detto "grazie" per la disponibilità» intervista Renato Rizzo inviato a COSTA BISSARA (Vicenza) INTANTO chiariamo subito un concetto: chi pensa che io abbia messo in crisi il turismo tedesco in Italia è un imbecille. E quello Schroeder, poi: se fosse stato spiritoso, o anche soltanto intelligente, avrebbe capito il senso delle mie parole e non si sarebbe offeso». Stefano Stefani stringe le mascelle: ha la faccia stropicciata di chi ha dormito poco e, in compenso, s'è arrabbiato molto. Visconte dimezzato dell'establishment leghista, ma non pentito: l'hanno sacrificato sull'altare della diplomazia, però la voglia di dire che lui ha capito il gioco non sono riusciti a cavargliela. Pomeriggio di caldo che accoppa su queste colline dove, seminascosta tra il verde, c'è la villa dell'uomo più odiato in Germania. Lui si muove, reboante e cordiale, nel salone open-space dal tetto alto cinque metri foderato di legno. Una scrivania, due librerie, un girarrosto taglia XXL che farebbe la gioia di Obelix. Nidi di fotografie sui mobili e, sulla parete di fondo, la testa (impagliata) d'un camoscio che ha incontrato sul suo cammino un Berlusconi della doppietta e che, forse, da qualche ora il padrone di casa guarda con qualche comprensione. La giovane moglie, Antonia, che l'aiuta nel guidare l'azienda di famiglia, stappa una bottiglia di bianco siciliano Leone d'Almerita. Lui celia: «In questa casa offriamo un magnifico vino terrone». Allora, Stefani, primo giorno senza i gradi di sottosegretario al turismo. Come si sta? «Beh, io l'avevo chiarito, sin dal primo momento, a Bossi e a Berlusconi: il mio mandato è a completa disposizione, se creo problemi ditemelo». Glielo hanno detto. Ma con quali giustificazioni? «Tagliamo corto: qualcuno doveva sacrificarsi dopo tutto quel can-can». Sì, però il suo Capo e il presidente del Consiglio qualche parola l'avranno pur spesa, no? «Bossi, in questa vicenda, ha fatto quello che poteva: di fronte a certi accordi di carattere politico non si può spingere troppo. Chiaro, no? L'altra sera ha gridato pubblicamente: "Stefani è stato il miglior sottosegretario che la Lega abbia avuto"». E Berlusconi? «Quando gli ho telefonato per annunciagli che lasciavo libero il posto mi ha detto "grazie". Sinceramente tutti e due mi sono sembrati davvero dispiaciuti. Diciamo che mi hanno, almeno, risparmiato una portata in faccia. L'uscio l'ho aperto e chiuso da solo». Pentito d'aver alzato tutta 'sta burrasca politica in Italia e fuori? «No. Ripeto per l'ennesima volta che io, facendo quegli apprezzamenti sui tedeschi, mi riferivo a un certo tipo di cittadini della Germania, non a tutti. L'articolo delle polemiche nasce dall'incazzatura che mi è venuta dopo aver visto sotto attacco Berlusconi e Bossi». Un gesto da Robin Hood della politica? «Ma no, quei due sono capaci di difendersi da soli, non hanno mica bisogno che un pirla come Stefani gli faccia da avvocato. Però quando vedo una pagina di Der Spiegel che definisce il nostro premier "un padrino" e quando sento calunniare il capo della Lega, non posso stare zitto: questa è un'aggressione a tutti gli italiani». Gli italiani, in gran parte, sembrano pensarla diversamente. «Strano Paese, il nostro, dove uno che alza la voce, magari un rigo sopra il normale, viene cacciato. E uno che ha offeso, come quello Schulz, viene invitato con tutti gli onori alle feste dell'Unità. Sa cosa le dico? C'è da provare invidia per i tedeschi che, almeno, sanno fare quadrato attorno al loro leader. A proposito di attacchi, guardi questo foglio che mi hanno appena mandato». Di cosa si tratta? «E' una dichiarazione fatta a una radio dal signor Cohn Bendit, quello che chiamavano "Rudi il rosso" quando guidava la contestazione del '68 e che, ora, è capogruppo dei Verdi al Parlamento europeo. Sostiene: "Noi tedeschi dovremmo civilizzare l'Italia". Mica male, no? Nessu- no ha qualcosa da obiettare?». Lei, in questi giorni è nel mirino: l'accusano d'aver danneggiato l'immagine del Paese e d'aver indotto i tedeschi a seguire l'esempio di Schroeder cancellando le loro vacanze italiane. «Chi pensa questo è un imbecille. Le ferie, in Germania, le programmano un anno prima. E, poi, lì, la gente mica si fa suggestionare dalle parole. Li conosco bene: la mia prima moglie, Karoline, è tedesca; le mie due figlie, Martina e Stefania, di 26 e 29 anni, lo sono a metà». Accerchiato dal «nemico», Stefani? «Ma neppure per sogno. Condividono al cento per cento il mio giudizio. Pensi che Karoline mi ha fatto da interprete, l'altro giorno, per un'intervista alla Bild». L'ha detto ai giornalisti chi era la signora che traduceva domande e risposte? «No, non l'ho fatto». E che cosa ha raccontato ai 13 milioni di lettori di quel quotidiano? «Che rivendicavo sino in fondo quanto avevo scritto: c'erano effettivamente espressioni un po' pesanti, ma ho subito corretto il tiro precisando che il bersaglio era Schulz. Vede, se Schroeder fosse stato spiritoso, o anche solo intelligente, avrebbe compreso». Se è per questo neppure i pohtici italiani hanno capito troppo. «Magari perché non hanno voluto. Anche qualcun altro, oltre a me, avrebbe dovuto sentire l'obbligo di spendere una parola sugli attacchi a Bossi e a Berlusconi». Un nome a caso: il vicepresidente del Consigho? «Sì, proprio il "sior Fini". Ma evidentemente gli è andata di traverso la cabina di regia». Adesso che cosa farà? «Il lavoro non mi manca, tra l'altro sono responsabile di tutti i media della Lega. Intanto mi ritaglierò una vacanza in barca». Vela o motore? «Motore: la vela se la possono permettere solo i tipi come D'Alema». «Non era difficile capire il vero senso delle mie parole Un tipo spiritoso non si sarebbe offeso Così alla fine qualcuno ha dovuto sacrificarsi per tutto quel can-can che hanno montato» «La mia prima moglie Karoline è tedesca e le mie due figlie lo sono a metà: stanno tutte e tre dalla mia parte» L'ex sottosegretario alleAttività Produttive Stefano Stefani (Lega Nord)

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