Alessandria, così muore un mito di Piero Bottino

Alessandria, così muore un mito SCOIVIPAiONQ LE CELEPCUCASACCHEDEi GRIGI CHE HANNO SCRITTO LA STORIA PEL CALCIO: NEL '60 L'ULTIMA PRESENZA IN SERIE A Alessandria, così muore un mito Travolta dai debiti, non s'è iscritta a nessun campionato il caso Piero Bottino ALESSANDRIA VOI? Al massimo possiamo iscrivervi in Terza Categoria». Una battuta, una minaccia? No, una realtà che si è materializzata ieri per l'Alessandria Calcio: la Federazione l'ha esclusa da tutti i campionati. Il sodalizio che fu caposaldo del «quadrilatero» piemontese, che dette alla Nazionale Baloncieri, Avalle, Banchero, dove esordì il sedicenne Golden Boy Gianni Rivera, rischia stavolta sul serio di sparire. Sul groppone debiti per 1,5-2 milioni di euro. Non proprio una montagna se si considerano altri deficit maturati nel mondo del calcio in questi anni, ma di certo troppi per una società appena retrocessa sul campo in serie D e per ima città dove ormai da tempo non si trova più un mecenate del football. Tanto che il penultimo presidente, Gino Amisano, era della vicina Valenza e l'ultimo, attualmente in carica, Antonio Boiardi, arriva da Piacenza, anche se l'azienda l'ha (o meglio l'aveva, anch'essa travolta dal dissesto) a Tortona. L'ultimo capitolo dell'Alessandria comincia proprio con lui, titolare di una piccola ma affermata ditta di audiovisivi per lo sport (la Logos Tv), da tempo alla ricerca di una società calcistica da gestire. Era in ima cordata per rilevare il Torino, qualche anno fa: non ce la fece. Visto come sono andate le cose, ai granata andò di lusso. Ai grigi amva nell'estate del 2001 e subito si presenta bene: per prima cosa sceglie l'allenatore. Oscar Piantoni, poi si affida a lui per creare la squadra da schierare in C2. Un sodalizio indovinato, un successo travolgente: a lungo in testa alla classifica, secondi al termine della stagione. Nel frattempo grandi feste per i 90 anni del club. L'agognata CI è a un passo, ma gli spareggi sono fatali ai grigi che perdono sciaguratamente la partita decisiva in casa. Sembra un semplice rinvio. Boiardi cambia allenatore (prende Pagliari) e prepara di nuovo un altro «squadrone». A quel punto cominciano a filtrare le prime voci delle sue difficoltà finanziarie. Lui ripete: «E' tutto a posto, va tutto bene». Non va bene per niente. I giocatori non vedono una lira, le società che li hanno ceduti idem. Si sfalda tutto prima ancora del debutto in campionato. Pagliari resiste qualche giomata con una rosa ristretta, poi getta la spugna. Comincia il lungo calvario: un campionato vissuto sempre in coda, in lotta per non arrivare ultimi, per disputare almeno i playout. Niente da fare. Nel frattempo anche la magistratura comincia ad occuparsi dei conti dei grigi e i creditori a farsi avanti. In un turbinio di amministratori che dovrebbero trovare qualcuno che ci metta i soldi, la società giunge al finale di partita delle ultime settimane. I giudici nominano un amministratore giudiziale che la settimana scorsa, dopo aver visionato i bilanci, rinuncia all'incarico. E' l'anticamera del fallimento : la prima udienza è già fissata: 9 agosto. Nel frattempo Boiardi, seguendo un copione già tracciato da Cecchi Cori (ricordate il fax dalla Colombia?) scova addirittura un gruppo macedone interessato all'acquisto. Scetticismo, ma il patron fa arrivare in città emissari dei partner balcanici e mostra pre-contratti. Alla fine nomina Renato Colombo plenipotenziario per chiudere la trattativa, ma costui si rende subito conto che quelli di Skopje sono disposti a tirar fuori al massimo 100 mila dollari. E riprende l'inutile bnDetto: va dal sindaco (che dopo aver all'epoca, prima delle elezioni, presentato Boiardi alla città, da mesi cerca inutilmente un sostituto) e chiede notizie dei defilatissimi imprenditori locali; poi tira fuori dal cilindro la solita fantomatica cordata. Si arriva a ieri. Colombo vola a Roma. I soldi per l'iscrizione alla D (13 mila euro) e la fidejussione (altri 31 mila) li ha raggranellati, ma la Federazione dice basta; vanta un credito di 600 mila euro, mica bruscolini. Soprattutto non può ammettere a un qualsiasi campionato, anche regionale, una società che potrebbe fallire nel giro di pochi giorni. Lascia comunque una porta aperta: se entro dieci giorni il sodalizio si rinnova con elementi che diano garanzie finanziarie e soprattutto accetta di pagare - magari a rate - il debito, allora si può pensare a un provvedimento straordinario che la rimetta in gioco, forse «addirittura» in Eccellenza. E' una porta angusta. Dovesse chiudersi, sul glorioso terreno del Moccagatta non resterebbe che piantare un campo di zucche. Dopo la festa per i 90 anni la retrocessione in Interregionale con debiti per 2 milioni di euro: situazione prefallimentare Il presidente Boiardi ha presentato una fantomatica cordata macedone che si è defilata. L'ultima speranza: Un mecenate e Una derOQa ::^i^ I Un giovanissimo Gianni Rivera con la maglia dell'Alessandria mtiiMi ^ J La prima promozione in serie A del dopoguerra: 5-0 alla Reggiana, al termine della stagione 1945-46

Luoghi citati: Alessandria, Colombia, Piacenza, Roma, Skopje, Tortona, Valenza