Re Petacchi fa poker «lo vinco per istinto»

Re Petacchi fa poker «lo vinco per istinto» AL TOUR QUARTO SUCCESSO DELL'ITALIANO. DA OGGI LE MONTAGNE Re Petacchi fa poker «lo vinco per istinto» Ha smesso di pedalare a 10 metri dal traguardo: «Non volevo mancare di rispetto a nessuno, soltanto dopo mi sono reso conto di aver fatto un passo nella storia. Ora dovrò soffrire, sulle Alpi» dall'inviato a tIGNE Racconta che al mattino, alla partenza da Nevers, l'australiano Baden Cooke l'aveva avvicinato con una supplica: «Ale, ma a Parigi mi avevi detto che te ne andavi dal Tour dopo una settimana: quando ti togli dalle scatole, che a noi non resta niente?». Lui, Petacchì, l'aveva presa come un complimento o forse una sfida. Lione aspettava una volatona del pelotòn, la quarta vittoria di Petacchì? Certo che sì, e con in più un premio speciale: la maglia verde, il miglior cacciatore di volate, unico italiano a portarla fino a Parigi Franco Bitossi. E un altro premio: per la prima volta da quando vince, nella conferenza stampa, nessuna domanda che evochi Cipollini, ormai sempre più prossimo alla pensione. Ha vinto alla Petacchi e basta, di prepotenza. Di più, negli ultimi dieci metri ha smesso di pedalare. Da oggi arrivano le Alpi e lui non è tipo da mettere il naso all'insù e arrampicare. Per qualche giorno, almeno fino a martedì, torna nel mucchio, nel gruppetto dei velocisti in lotta con il fuori tempo massimo. C'è il tempo di aggiornare i tahellini. Su 20 volate quest'anno ne ha vinte 16. Le 6 del Giro d'Italia e queste 4 del Tomdanno somma dieci, e batte pure il record che apparteneva a Bernard Hinault. «Comincio a rendermi conto di aver combinato qualcosa che entra nella storia». Ma non ha ancora finito il lavoro. «Spero di superare le Alpi senza danni, il peggio per me saranno questi tre giorni. Poi, se tutto va bene come spero, aspettatemi a Parigi». In maglia verde come l'adorabile e scarognato Bitossi nel 1968. «Con questa maglia addosso è il giorno più bello del mio Tour, ma vi assicuro che è stato durissimo». H solito' lagnone di successo, che si lamenta e vince. «Nell'ultima salitella se non c'era Loda a riportarmi avanti restavo in fondo al gruppo. A 2 km dall'arrivo ho avvicinato Bruseghin e gli ho det¬ to di lasciar perdere, non ce la faccio, non me la sento...». Probabile che Bruseghin, abituato a trattare con gli 11 asini del suo allevaménto, sia stato testardo e l'abbia convinto a pedalate. Comunque sia andata, qualunque nerbata di parole gli abbia riservato Bruseghm, Petacchi si è convinto. Il pelotòn stava raggiungendo Geslin e O'Grady, in fuga da 195 km, un vantaggio massimo di 18 minuti. Poverini, li acciuffano impietosi ai 500 metri. Ed è qui che il nostro si sveglia di colpo. Parte Bettini, l'assatanato. Ai 300 metri Petacchi è IO0. Ai 250 si scansa sulla sinistra ed esce dalla ruota di Cooke. Ai 200 è già in testa, è solo, èilRe. «Non so perché ai dieci metri ho smesso di pedalare. Sono cose così, che vengono istintive. Mi sono voltato non per mancanza di rispetto nei confronti degli avversari, non mi permetterei mai, ma perché anche a me sembrava strano e incredibile quello che stavo combinando». Gli ultimi 200 metri sono stati accompagnati da un fragoroso boato di stupore. «Ho dimostrato di essere il più forte ed è stata la vittoria più bella, sofferta e inaspettata. Ma prima o poi perderò anch' io...». Mai che si lasci andare, mai un tono più dell'indispensabile. Quando le miss gli mettono la maglia verde la guarda stranito, come a domandare se è proprio per lui. All'inizio della conferenza stampa dice sempre «bonjour», alla fine c'è sempre un «merci». Un Signore anche giù dalla bici. E ai francesi questo ombroso Petacchì piace sempre di più. Sprinter in coda al gruppo e da oggi si va sulle montagne, a sfiorare Piemonte e vai d'Aosta. Mancherà Fabio Baldato, il vicentino fermato ieri più che dal dolore dai medici. Le due ginocchia fuori posto, la mano destra aperta e richiusa per cucire un tendine spezzato. Ha resistito tre giorni, voleva arrivare fino a Parigi e si è arreso con onore. E a proposito di onore, per salvare il proprio, da oggi a lunedì tocca a Simoni e Garzelh. Il primo ha digerito le umiliazioni della crono a squadre: «So che da oggi tocca a me, so che tutti si aspettano un mio attacco. Finora non ho capito come stanno gli altri, ma vorrei tanto aspettarli domenica, al traguardo dell'Alpe dHuez». Chi vorrebbe ima vittoria già oggi è Garzelli: «Con questa tappa parte il mio Tour, e lo vorrei cominciare nel modo migliore. In fuga con un gruppetto e la volata...», [g. cer.] Alessandro Petacchi ha vinto quest'anno 16 volate su 20. In alto, Gilberto Simoni

Luoghi citati: Aosta, Italia, Lione, Parigi, Piemonte, Quarto