Telekom Serbia, Marini indagato per calunnia
Telekom Serbia, Marini indagato per calunnia A BELGRADO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CHIEDE LA COLLABORAZIONE DELL'EUROPA; IMMINENTI ALCUNE INCRIMINAZIONI Telekom Serbia, Marini indagato per calunnia TORINO Sulla storia di truffe e riciclaggio, per la quale la magistratura torinese ne chiede l'estradizione alla Svizzera, Igor Marini ha messo il cappello della tangentona di Telekom Serbia? Indiscrezioni ricorrenti negli ambienti giudiziari indicano che il «promotore finanziario» deve rispondere anche dell'accusa di calunnia. Nei confronti del suo ex mentore, l'avvocato Fabrizio Paoletti (che per questo reato l'ha denunciato) o anche dei destinatari eccellenti (Romano Prodi, Piero Fassino e Lamberto Dini) dei 55 mihardi di lire, lievitati a 450 nella versione aggiornata dal faccendiere? Su questo interrogativo si avvita l'epilogo di una vicenda politico-giudiziaria che ha già suscitato fortissime polemiche. La ricostruzione della truffa miliardaria coincide con il racconto che Marini fa dei percorsi tortuosi della tangentona Telekom Serbia: garanzie bancarie per vagonate di milioni di dollari concessi da una società indonesiana, diamanti, titoli di credito emessi da un ordine religioso con sede negli Stati Uniti e Israele, denominati «apostolic of rent house» (ne parla Paoletti nell'audizione del 14 gennaio a Palazzo San Macuto), coinvolgimento dello lor, oltre ad operazioni finanziarie a perdifiato da un capo all'altro del mondo, ma con la Svizzera cassaforte di tutto, o quasi. Anche due faccendieri serbi vi hanno una parte e nel provvedimento del gip torinese Francesco Gianfrotta c'è posto pure per costoro. Dall'altro ieri sono latitanti. C'è chi ha voluto leggervi la conferma che l'accusatore dei tre leader dell'Ulivo è un uomo molto informato, ma il colpo di scena del provvedimento di custodia cautelare per lui, l'avvocato Paoletti e per Zoran Persen e (Tom) Tomic Rados indica piuttosto che Marini si sia ispirato allo scenario delle truffe per collocarvi i miliardi di Telekom Serbia. Non al tempo dell'acquisto di una quota della compagnia telefonica serba da parte di Telecom Italia (1997), ma tre anni dopo, quando frequentazioni e affari con Paoletti diventano intensi. Con prudenza, la magistratura torinese ha imboccato questa strada e vuole vederci chiaro. «Abbiamo a che fare con gente che non ha pregiudizi», è pronto a testimoniare l'avvocato Titta Castagnino, difensore di Paoletti, a conclusione del primo interrogatorio da arrestato del suo cliente, ieri. Dopo quattro ore in una stanza con il giudice Gianfrotta, il procurato¬ re capo Marcello Maddalena e i pm Roberto Furlan e Paolo Storari, l'avvocato romano parla di «confronto sereno». Dichiarazioni che non vogliono dir molto, se non che Paoletti sta collaborando all'indagine. Sempre ieri è rimbalzata da Belgrado una dichiarazione di Vladan Batic, ministro serbo della Giustizia, che, nel ricordare di aver promosso un'inchiesta sulla cessione del 490Zo della compagnia telefonica nazionale a Telecom Itaha (290/*,) e alla greca Ote (2007o), ne ha parlato come di un «malaffare finanziario di proporzioni intemazionali». Batic chiede collaborazione ai governi tedesco, italiano, greco, cipriota e britannico, nonché al Tribunale per i crimini di guerra dell'Aja che sta processando Milosevic. Il ministro ha accennato ad imminenti incriminazioni nel suo Paese, senza svelame il numero. [al. ga.l
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