«Scarpette Rosse» made in Nike

«Scarpette Rosse» made in Nike ÌLGOLOSSO AMERICANO ACQUISTA LA CONVERSE, STORICO MARCHIO DELLA PALLACANESTRO 1 : —- :,, '' .,, ■,',- -- , -'"'■•' -—- ' : '■'■•- ———■-'- "'■■'■•:-;..^ 1 . : ; «Scarpette Rosse» made in Nike Federico Monga N" IKE mangia tutto. Il gigante si prende il mito dei grandi del basket Usa, le Converse Ali Star. Fino agli Anni Ottanta le scarpe con la stella erano semplicemente il Basket. A Los Angeles Magic Johnson é «Doctor J» Julius Erving, il orimo giocoliere del parquet. Sulla East Coast, a Boston, nei Celtic, Larry Bird, il piccolo bianco dal fisico normale e la mano calda che tirava dappertutto facendo impazzire i Lakers. A quei tempi la Nike, il marchio del baffo, e la sua futura macchina da soldi Michael Jordan erano dei debuttanti. In Italia, nei Settanta, sono state addirittura un'identità: le «Scarpette Rosse» dell'Olimpia Milano. Tutti con le AH Star, color del fuoco, ima novità assoluta, quasi una rivoluzione nello stile ma soprattutto un epiintetto da leggenda. Scudetti e coppe con Massimo Masini, il lungo che non amava le botte ma tirava da fuori, il volpone Renzo Bariviera, Pino Brumatti, imo degli idoli assoluti del Falalido milanese, e Art Kenney, l'unico in grado di far paura, anche con qualche cazzotto, a Dino Menegbin, allora nemico con Varese. Quelle scarpe diventarono uno dei simboli dell'America (Pippo di Walt Disney ne indossava un paio uguali, mancava solo la stella, ma a quei tempi la pubblicità occulta non era ancora un imbroglio). Indossate da migliaia e migliaia di giovani che volevano fare gli americani. Chiunque si avvicinasse alla pallacanestro, a Natale o per il compleanno voleva «le scarpette rosse». Poi diventate di tutti i colori. Al passo con i tempi, mimetiche o con il simbolo della pace o magari nella versione a fumetti «Comics». Ieri, con 305 milioni di dollari Nike, per ora orfana di Jordan andato in pensione per la terza volta, ha chiuso la trattativa e acquistato marchio e licenze commerciali di Converse e del suo modello più prestigioso. E forse il più longevo al mondo, le Chuck Taylor Ali Star che hanno cominciato a camminare nel 1923, lanciate sul mercato da un commesso viaggiatore, il signor Chuck Taylor, il vero «self made man». Fece tutto da sé. Battezzò con il suo nome le scarpe, andò in giro a venderle per mezzi Stati Uniti fondando qua e là squadre di basket. Tempi da pionieri. Dalla fondazione, nel 1908 grazie a Marquis Converse, sono passati quasi cento anni. Un secolo di storia. Che Nike ha deciso di rispettare, di non calpestare con l'arroganza dei dollari: «Sulle tanto amate Chuck Taylor non comparirà mai il marchio Nike», hanno assicurato i vertici del gigante dell'abbigliamento sportivo al Los Angeles Times, ammettendo anche che «la storia del basket è stata fatta più da Converse che da Nike». Gli ultimi anni sono stati difficili per Converse. Lo strapotere Nike, del basket show business, hanno confinato la semplice tela e gomma delle Stelle in un mercato non proprio di nicchia ma di nostalgici. Di chi non calzerà mai scarpe ipertecnologiche ammortizzate che assomigliano a un'astronave di guerre stellari. Brumatti con le Converse rosse: è il 1972

Luoghi citati: America, Boston, Italia, Los Angeles, Los Angeles Times, Milano, Stati Uniti, Varese