Primo si all'indultino con una maggioranza bipartisan

Primo si all'indultino con una maggioranza bipartisan PASSANO GLI SCONTI DI PENA: SFIORATO LO SCONTRO FISICO IN AULA Primo si all'indultino con una maggioranza bipartisan Il Polo si spacca: An e la Lega votano contro, il Carroccio attacca Casini Mara Montanari ROMA Alla fine la maggioranza trasversale che ha detto sì all'indultino è stata schiacciante: 291 voti a favore, 13 astensioni e 46 contrari, ovvero Lega e An. Ma quello che si è visto prima di arrivare all'approvazione del provvedimento, ieri attorno alle 17,30 del pomeriggio, è la registrazione di una due giomi d'aula caratterizzata dalla spaccatura della maggioranza e degli attacchi, ripetuti, della Lega nei confronti del presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, che nonostante tutto è riuscito a portare a compimento l'impegno preso dopo l'appello del Papa a Montecitorio per un atto di clemenza in favore dei detenuti. Ora, il nuovo testo dell'indul- tino che prevede lo sconto - una tantum - di due anni per i detenuti che abbiano scontato già la metà della pena, andrà al Senato. A Palazzo Madama è già pronta la maggioranza - la stessa della Camera - composta da Forza Italia, Udc, Ulivo e Rifondazione che dovrebbe dare il definitivo via libera al provvedimento. «Un testo - sintetizza Giuseppe Fanfani della Margherita - che mette insieme esigenza di sicurezza dei cittadini e clemenza». Tuttavia le ferite lasciate sul campo bruciano. Leghisti espulsi, insulti del Carroccio ai centristi dell'Udo e a Forza Italia, dichiarazioni di insofferenza rivolte al premier Berlusconi, invettive all'indirizzo di Casini, una rissa quasi sfiorata in aula con i due biondi deputati pada¬ ni. Caparmi e Bricolo, che si sono lanciati contro il relatore dell'indultino, il socialista Buemi, per sostenere con i «fatti» gli attacchi verbali della collega Carolina Lussana, responsabile giustizia del partito di Bossi. Una giornata campale che quasi fa passare in secondo piano il risultato di aver portato a casa almeno alla Camera - il provvedimento di clemenza che da mesi sta agitando entrambi i rami del Parlamento. La cronaca della giornata comincia di buon mattino. Alle 9 e 30, approfittando del ritardo dei leghisti, il diessino Piero Ruzzante fa cenno al segretario d'aula del suo gruppo di accelerare al massimo la lettura del verbale della seduta del giomo precedente, rendendo possibile così la votazione per alzata di mano del primo emendamento all'articolo 6 del testo. Il gioco è fatto e se ne accorge subito il capogruppo Alessandro Gè appena entra in aula. Non la prende troppo bene e parte la prima raffica di bordate contro Casini. «La sua gestione dell'aula - accusa Gè - non fa bene alla democrazia. Lei ha messo in atto azioni che non hanno precedenti in quest'aula. Lei dovrebbe essere imparziale e super partes e invece non lo è. Noi abbiamo presentato oltre 200 emendamenti. Ma questi sono stati ridotti a non più di otto grazie ad un uso sapiente del regolamento. Queste sono Forche Caudine. Anzi, una vera e propria ghigliottina per impedire la libertà di espressione». Passano un paio d'ore e tocca a Forza Italia. Sempre il capogruppo Gè all'attacco. Nel miri¬ no la «lobby degli avvocati». «Pensate solo a leggi che prevedono attenuanti per tutti e per i corrotti; non portate mai avanti proposte per chi lavora e soffre. Vergognatevi!». E poi rivolto a Sandro Sondi, definito «parrocchiano bigotto» e «peone»; «L' onorevole Bondi che non è un peone di questa aula, ma è il portavoce - addirittura, pensate, il portavoce! - di Berlusconi». Ecco, il premier. Gè tira dentro anche Berlusconi e le dichiarazioni da Positano, quando aveva detto di aver lasciato «sfogare i ragazzi». «Ci tratta come degli scolaretti. Io un papà ce l'ho, ho molta stima di lui e so che ha lavorato molto nella vita. Non ho certo bisogno di un altro Dadre come Berlusconi». Infine, a rissa sfiorata. Carolina Lussana parla o meglio, inveisce con¬ tro il relatore dell'indultino, Enrico Buemi. Sostiene che nel testo c'è un errore; così com'è formulato, concede lo sconto della pena anche a pedofili e stupratori. Buemi smentisce; «E' una menzogna». Non fa nemmeno in tempo a finire la frase, che Federico Bricolo e Davide Caparini, avanzano minacciosi contro di lui. I commessi li fermano, ma lo scontro dilaga. Si arriva quasi alle mani, mentre attorno si strilla e si applaude. I commessi riescono a separare i contendenti. Casini sospende la seduta. Nel pomeriggio, la seduta riprende in diretta televisiva. Le dichiarazioni di voto procedono tranquille e finalmente il presidente Casini può chiudere la partita; «Comunico il risultato della votazione; la Camera approva». Il provvedimento varato con la convergenza dei voti di Forza Italia, Udc e Ulivo:Prc astenuto Ora la norma andrà al Senato per la definitiva approvazione Saranno tagliati due anni di carcere a chi ha già scontato almeno 24 mesi

Luoghi citati: Positano, Roma