Ativa, indagati manager e azionisti di Gianni Bisio

Ativa, indagati manager e azionisti LA REPLICA DELLA SOCIETÀ: PERLA MANUTENZIONE STRADALE CI SIAMO ATTENUTI ALLA COMPLESSA NORMATIVA SUGLI APPALTI Ativa, indagati manager e azionisti L'accusa: hanno violato le norme sulla libera concorrenza Giorgio Ballano Gianni Bisio Il Nucleo speciale tutela concorrenza di mercato della Guardia di Finanza, su ordine del pm Paolo Toso, ha perquisito ieri per quasi dieci ore gli uffici di corso Francia 22 dell'Ativa, la società che ha costruito e gestisce la tangenziale, l'autostrada Torino-Ivrea e la bretella di Santhià. I finanzieri hanno acquisito tutti documenti relativi agli appalti per i lavori di manutenzione autostradale per gli anni 2000,2001 e 2002. Nel decreto di perquisizione si citano i nomi di otto amministratori della società, indagati per violazione delle norme sulla libera concorrenza. Il personaggio più noto è sicuramente il costruttore canavesano Enzo Mattioda, oggi titolare del 41 per cento del pacchetto azionario della società, il cui figho, Giampiero, è stato arrestato il 12 giugno scorso nel quadro dell'inchiesta sugh appalti truccati del Magistrato del Po. Nell'inchiesta del pm Toso il suo nome non compare, ma risultano indagate le due sorelle, Patrizia e Daniela, che hanno fatto parte del consiglio d'amministrazione dell'Ativa nel triennio 2000-2002. Altri nomi noti sono quello dell'ex amministratore delegato Luciano Marengo, già segretario regionale dei Ds, uscito all'improvviso dall'Ativa nell'aprile del 2002, ufficialmente per motivi di salute, e di Bruno Binasco, braccio destro del «re delle autostrade» Marcellino Gavio e consighere d'amministrazione della società autostradale di corso Francia. Sono indagati anche Barbara Valle, già membro del consiglio di amministrazione, figlia dell'ex socio Ativa Giacomino Valle, impresario che fino al 2002 deteneva il 31 per cento delle azioni, Alberto. Reynaud, ex presidente della società, e Antonio Chiari, ex direttore della società autostradale e ora vicepresidente. Ieri mattina i militari della Guardia di Finanza hanno fatto «visita» anche alla sede della società Torino-Milano e della Satap (Torino-Piacenza) in corso Regina Margherita, senza però acquisire nessun documento. L'indagine riguarda l'affidamento dei lavori di manutenzione per l'intero sistema autostradale dell'Ativa: la legge 109 del 1994 (la Merloni) consente infat- ti alle società autostradali di eseguire tramite imprese controllate non più del 60 per cento delle opere, mentre il rimanente 40 per cento dev'essere per forza dato in appalto ad aziende esteme. Il Nucleo speciale tutela concorrenza di mercato sospetta invece che la quota dei lavori sia andata oltre i limiti di legge, con società direttamente collegate, come la Sicogen, o con imprese apparentemente esterne ma in realtà di proprietà degli amministratori dell'Ativa. Dalla Procura, che conferma le perquisizioni, non è arrivato nessun altro dettaglio. Ma si presume che a far partire le indagini della Finanza sia stato un esposto del rappresentante della Corte dei Conti all'interno del consiglio d'amministrazione dell'Anas, per sapere se venivano rispettate le quote di lavori previste per le concessionarie. Da parte sua l'Ativa si limita a precisare, in una nota, di «aver operato attenendosi correttamente alla complessa normativa in materia d'appalti». La legge 109 ha già scatenato polemiche. Nel testo infatti non si specifica se la proporzione 60-40 si riferisca a opere eseguite nell'anno, nel quinquennio del mandato o nell'intera durata della concessione. La legge prevede che non più del 60 per cento delle opere venga realizzato da società collegate Un'immagine della tangenziale di Torino, di proprietà dell'Ativa

Luoghi citati: Milano, Piacenza, Santhià, Torino