Abu Mazen dà le dimissioni, Arafat le respinge di Aldo Baquis

Abu Mazen dà le dimissioni, Arafat le respinge HA OFFERTO Di LASCIARE AL FATAH E HA MINACCIATO DI ABBANDONARE LA CARICA DI PREMIER Abu Mazen dà le dimissioni, Arafat le respinge Attentato suicida di un «cane sciolto» della Jihad mette in crisi la tregua Aldo Baquis TEL AVIV Aspre divisioni ai vertici di Al Fatah hanno costretto ieri Abu Mazen a frenare bruscamente la cooperazione con Ariel Sharon. Previsto per oggi, l'incontro fra i due è stato rinviato. E a Ramallah si sono diffuse voci - non per la prima volta secondo le quali il premier palestinese potrebbe dimettersi. Ieri Abu Mazen ha offerto di rinunciare alle proprie funzioni nel Comitato centrale di Al Fatah. Per ora, la sua iniziativa è stata respinta. Il futuro stesso della tregua nei Territori appare ancora più incerto dopo che la Jihad islamica ha rivendicato la paternità dell'esplosione di lunedì notte a Kfar Yaabetz, a Nord di Tel Aviv, dove un terrorista islamico si è dilaniato con il proprio ordigno nel salotto di una casa israeliana. La padrona di casa - una donna di 60 anni, madre di otto figli - è rimasta uccisa. In serata il ministro degli Esteri israeliano Silvan Shalom ha rilevato che l'attentato di Kfar Yaabetz conferma la validità della principale richiesta di Israele: «Che sia finalmente smantellata l'infrastruttura terroristica nei Territori». Alla luce di questa richiesta, ha aggiunto il ministro, appare irrealistica la richiesta palestinese che Israele rimetta in libertà migliaia di quadri militari dell'Intifada, «Ma come? - si è stupito il ministro -. Quelli gridano a gran'voce che il loro maggior desiderio è l'eliminazione dello Stato d'Israele, e noi dovremmo riconsegnarli alle loro organizzazioni?». Durante im turbinoso confronto nel Comitato centrale dell'Olp, avvenuto a Ramallah ore prima, il presidente Yasser Arafat ha duramente recriminato con il proprio premier; e la questione dei prigionieri era una delle più scottanti. Arafat ha accusato Abu Mazen di essere «un dilettante» e di essersi fatto sottomettere a più riprese «dal molto più scaltro Sharon». Uno dopo l'altro, esponenti di Al Fatah hanno puntato un dito accusatore verso Abu Mazen e verso quanti hanno partecipato ai contatti con Israele. «Andate nelle strade - è stato consighato loro - e controllate gh umori della popolazione. I prigionieri sono ancora in carcere, i posti di blocco ci ostacolano ancora, gli arresti di militanti dell'Intifada proseguono». Arafat ha anche lasciato trapelare la propria delusione nel constatare che restano valide le limitazioni ai propri spostamenti: tanto più dure da sopportare, mentre il suo primo ministro viene invitato a importanti vertici regionali e a visite di Stato negli Stati Uniti e in Europa. A questo punto, secondo fonti palestinesi, Abu Mazen ha mostrato segni di insofferenza. Ha chiesto ai vertici di Al Fatah e allo stesso Arafat di dargli istruzioni scritte, in base alle quali giudicherà se gh sia possibile o meno mantenere la carica di premier. Ieri sera i vertici dell'Olp sono stati nuovamente convocati per un ulteriore chiarimento. In questa fase Abu Mazen ha presentato, e poi ritirato, le dimissioni dal Comitato centrale di Al Fatah. Nel'frattempo da Gaza i vertici della Jihad islamica hanno cercato di spiegare come mai uno dei propri militanti abbia condotto un attacco suicida in Israele, malgrado l'impegno alla tregua, In un messaggio registrato poche ore prima di partire verso la sua strana missione - nessuno in Israele ha compreso per quale motivo il kamikaze si sia ucciso nel salone di una casa privata - Ahmed Hayer Yihya, 22 anni, originario di Jenin, ha accusato Israele di aver infranto la tregua continuando gh arresti di militanti islamici in Cisgiordania. Da Gaza un dirigente della Jihad, Mohammed al Hindi, ha ribadito che la propria organizzazione «è ordinata e disciplinata». L'episodio di Kfar Yaabetz, ha aggiunto, (dia un carattere di eccezionalità, che non significa la fine della sospensione degh attacchi». La cellula, ha lasciato intendere, non aveva ricevuto l'autorizzazione dai vertici politici di Gaza. Ma la centralità della questione dei prigionieri per il rispetto della tregua è stato ribadito, da Beirut, da Moussa Abu Marzouk, uno dei leader di Hamas, secondo il quale «Sharon non ha mantenuto le sue promesse» e solo la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi, stimati in 8.000, e la fine degh assassimi mirati dei militanti di Hamas potranno garantire che il cessate il fuoco regga. Intanto attorno al premier Ariel Sharon si comincia a respirare un clima di insofferenza verso le ricorrenti infrazioni di una tregua cui comunque il governo israeliano fa solo da spettatore perché è stata conclusa da Abu Mazen direttamente con Hamas, Jihad islamica ed Al Fatah. Nei giomi scorsi Israele ha constatato che non si sentono vincolati alla tregua né i Comitati di resistenza popolare molto attivi nel Sud della striscia di Gaza, né decine di cellule delle Brigate dei martiri di Al Aqsa che operano nella Cisgiordania settentrionale. Ma da Washington Sharon ha ricevuto il consiglio di pazientare. Il braccio di ferro fra Abu Mazen e Arafat è troppo importante perché lui si lasci prendere da crisi di nervi. Per il bene del premier palestinese, Israele deve dunque aumentare il numero complessivo dei prigionieri palestinesi che saranno liberati, mentre gli Stati Uniti verseranno decine di milioni di dollari al ministro palestinese deUe Finanze, Salam Fayad, Riunione del gabinetto palestinese: il posto di capotavolo è per Yasser Arafat, il primo ministra Abu Mazen è alla sua destra