La storia della Repubblica va in rete

La storia della Repubblica va in rete GLI ARCHIVI DI SETTE PRESTIGIOSE FONDAZIONI CULTURALI DIVENTANO ACCESSIBILI, SPONSOR SENATO E CAMERA La storia della Repubblica va in rete Liliana Madeo GABRIELE De Rosa, presidente dell'Istituto Luigi Sturzo, annuncia con solennità: «Pochi minuti fa è stato varato un accordo di straordinaria importanza. Sette Fondazioni si sono riunite in "Associazione Temporanea di Scopo" per la realizzazione . del progetto "Archivi della Repubblica", che è patrocinato da Camera e Senato. L'intento è quello di rendere noti e fruibili al pubblico degli studiosi gli archivi storici ritenuti essenziali per la storiografia contemporanea dell'Italia. Fondi di partiti, di gruppi parlamentari, di personalità politiche entrano in rete. L'uso delle potenzialità della tecnologia potrà permettere di valorizzare le carte e promuovere a loro volta reti di relazioni scientifiche e culturali. Non a caso gli Istituti coinvolti nel progetto si intitolano a nomi di protagonisti della storia del novecento, come Einaudi, Gramsci, La Malfa, Spirito, Turati, Sturzo, oltre all'Istituto per la Storia della Democrazia Repubblicana. L'Accordo di oggi, fra queste Fondazioni e gli Archivi storici delle Camere, segue il percorso avviato negli anni Novanta quando è nata un'altra impresa, "Archivi del Novecento", che coinvolge nella sua rete informatica gli istituti romani aderenti al "Consorzio Baicr-Sistema Cultura", e oltre trenta archivi di enti e fondazioni sparsi in tutta Italia, da Torino a Milano, Venezia, Bologna, Roma, Napoli». I Presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera, sono presenti. L'impresa di mettere d'accordo tanti interlocutori non deve essere stata semplice e adesso tutti sono contenti. Guardano con fiducia al lavoro che il professor De Rosa, nominato presidente degli «Archivi della Repubblica», si accinge a svolgere affiancato da un comitato di garanti, tre studiosi scelti dagli enti promotori del progetto: Giorgio Rumi nominato dalla Camera, Linda Giuva proposta dal Senato e Elena Aga Rossi indicata dalle Fondazioni. Entrambi fanno gli auguri al progetto. Ricordano le iniziative che già da tempo le due Camere hanno varato perché il pubblico degli studiosi abbia accesso alle loro biblioteche, ai loro centri di documentazione. E intanto scorrono alle loro spalle le immagini-video di alcuni dei documenti già entrati in rete: volantini, manifesti, lettere, verbali, disegni satirici, un invito del Movimento Sociale, del '53, a una canasta di beneficenza per raccogliere fondi per i militanti del partito in carcere, le vignette feroci del Pei al tempo della legge-truffa. Guardare al passato, alla tutela della memoria della nostra storia, porta a riflettere e preoccuparsi. Il professor De Rosa invita a «pensare allo sconvolgimento e in certi casi all'implosione degli assetti anche sociali - dei partiti di massa, conseguenti al crollo del muro di Berlino; all'improvvisa fiumana di archivi politici, dei partiti, di personalità politiche, che si è riversata nelle Fondazioni culturali; e quindi all'opera di recupero e di salvaguardia che è stata fatta di un materiale a rischio di dispersione, quasi che con il cambiamento del corso storico non avesse più senso conservare». Pier Ferdinando Casini parla di «passaggi tumultuosi del nostro recente passato», della necessità di «unire nella memoria e nella cultura il passato e il presente della nostra democrazia», di un compitò «divenuto immenso, che sovrasta una sola istituzione anche se si tratta di una istituzione forte e unificante come il Parlamento, e richiede l'impegno dell'intera comunità civile». Toma a parlare di «lacerazioni e rapide evoluzioni» del sistema politico. Ammette che «grandi partiti sono scomparsi, altri si sono così trasformati fino ad essere diversi e non facilmente riconoscibili», ma afferma che «sono rimaste in piedi le strutture culturali di quei partiti di cui portano nel loro "imprinting" la storia e la memoria». Non è stata fatta tabula rasa: «Se i partiti, grandi e piccoli, sono scomparsi, le loro tradizioni e il pensiero originale di tanti orientamenti - cattolico, socialista, comunista, liberale, repubblicano, della destra e della sinistra - vivono nei protagonisti della vita politica attuale». Delle istituzioni create dai vecchi partiti, e dei quel patrimonio di cultura e di sapere, egli ritiene che «il naturale e logico interlocutore oggi è il Parlamento, in quanto rappresenta la continuità della Repubblica non solo per il suo ruolo di garanzia verso l'insieme delle forze politiche, dei loro valori e delle loro idee ma anche come massimo depositario della storia e della tradizione democratica nazionale». Il presidente del Senato Marcello Pera parla a braccio. Dice che l'accordo di oggi è «un avvenimento». Perché «per la prima volta fondazioni private si sono unite e hanno messo insieme i loro materiah a disposizione di un largo pubblico». Perché la gamma delle fondazioni coinvolte mostra che «esistono più storiografie, più interpretazioni della storia , e questa pluralità di voci è testimone della nostra libertà: quando la verità è unica, dettata, imposta, la libertà è morta». E in questo «mettere a disposizione di tutti i propri materiali, aprendo stanze gelosamente custodite» Pera ha letto anche «l'esigenza della ricerca storica come lavoro che mira a raggiungere la condivisione, una visione largamente condivisa della storia». Ma questo è l'obbiettivo ultimo, cui - forse - si può arrivare. Importante è «continuare a dividersi sulle storiografie». Il rischio - ha sottolineato - è «trasformare la storia in un'arma politica: e questa allora sarà un'arma puntata contro ciascuno di noi». Marcello Pera, e Pier Ferdinando Casini, ieri alla presentazione degli Archivi

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