Verifica rinviata a gennaio, dopo il semestre di Augusto Minzolini

Verifica rinviata a gennaio, dopo il semestre ANCORA SCOSSE DI ASSESTAMENTO NELLA MAGGIORANZA, I CENTRISTI PREMONO PER UN RIMPASTO Verifica rinviata a gennaio, dopo il semestre I premier: sono impazziti? Votano contro come i bambinoni a scuola retroscena Augusto Minzolini ROMA NITTO Palma, deputato sicihano di Forza Italia, nella sua lunga carriera di pm ne ha viste tante, ma quello che sta avvenendo nella sua maggioranza lo lascia perlomeno interdetto. «Qui dovremmo chiudere tutto - sospira e andare al più presto in vacanza. In aula la confusione e le imboscate regnano. Eppoi ci sono fulmini a ciel sereno di cui non capisco la ratio, come questa uscita improvvisa sulla separazione delle carriere di Berlusconi che ha il solo risultato di guastare il sangue ad An». Poco più in là, affondato su una delle poltrone rosso spento del Transatlantico, Paolo Ricciotti, altro parlamentare azzurro che ha però un bagaglio di esperienze maturato nella prima Repubbhca, descrive così l'attuale panorama del centrodestra: «Dopo la sconfìtta nelle amministrative, senza una ragione abbiamo cominciato a farci del male da soh. Il governo è andato spesso sotto e ci siamo trasformati in un governo di coalizione. La verifica ha ratificato la nuova situazione: per la prima volta Berlusconi ha dovuto mandare un documento di intenti e i partiti hanno riunito le loro segreterie. Cose da Prima Repubbuca, che quando sono state reintrodotte nell'Ulivo hanno portato a tre crisi di governo». Ora, per non scambiare lucciole per lanterne, diciamo s"bito che non c'è nessuna crisi di governo dietro l'angolo, che dietro queste fibrillazioni c'è molto ma- lessere ma non ci sono disegni politici. Semmai l'unico progetto definito lo hanno in testa gli ex-Dc che, paradossalmente, in questa fase sono anche i più calmi: Casini, Follini e soci puntano a far trascorrere il semestre europeo eppoi, se ne avranno la forza, a spingere il premier a promuovere un rimpasto di governo a gennaio. Ma è proprio questa irrazionalità dilagante che preoccupa Berlusconi, che gh ha strappato nei momenti peggiori di queste settimane l'esclamazione: «Sono tutti impazziti». Del resto, per spiegare la giornata di ieri bisogna utilizzare gh schemi della psicologia. A verifica appena conclusa, una maggioran¬ za che dovrebbe dimostrare di aver ritrovato la compattezza e la solidarietà di un tempo per risalire la china, va sotto quattro volte in aula a Montecitorio per la dissociazione della Lega; il capogruppo del Carroccio, Ce, toma ad usare toni lugubri per descrivere l'atmosfera che regna nel centrodestra e infine il premier che, dopo aver rilanciato la separazione delle carriere tra giudici e pm, deve sorbirsi le rampogne del capogruppo di An, La Russa. «Almeno il primo giorno - è la battuta con cui Pierferdinando Casini ieri ha commentato con i suoi l'intera vicenda - potevano dimostrare che la musica era cambiata, invece, a quanto pare, si sono adoperati tutti per rimarcare che è sempre la stessa» Alla faccia della tanto pubblicizzata cabina di regia. Insomma, invece di rilanciare la propria immagine, la maggioranza ha ripreso a darsi picconate in testa e nessuno sa perché. 0 meglio, ci sono una serie di piccole ragioni che alla fine messe insieme ne fanno una grande: la tanto annunciata verifica, in realtà, è stata un buco nell'acqua, anzi forse non si è mai fatta. Come azzarda un influente esponente di Forza Italia: «Invece di usare il metodo degli incontri bilaterali, bisognava convocare un vertice di tutti. Ci sarebbe stata più chiarezza». Probabilmente è così, se si immagina la Casa delle libertà come ima sommatoria di partiti. Ma purtroppo a scapito della chiarezza il centrodestra non è neppure una coalizione, o meglio non lo è ancora dato che le potenzialità di questo schieramento si basano tutte sulla compattezza intomo al suo leader. Dare un'immagine diversa, quando, per ammissione di tutti, non si può cambiare leader (dentro il centrodestra non ci sono rivalità come quelle tra Prodi e D'Alema), né provocare una crisi è puro masochismo o megho risponde a logiche di piccolo cabotaggio, in cui la posta in gioco è la visibilità di ciascun partito e, per dirla con Berlusconi, «per essere troppo visibili spesso si rischia di diventare invisibìli». La conferma che la sindrome di cui è ammalata la maggioranza sia questa, viene da quello che succede nelle aule parlamentari. Racconta uno dei consigheri più ascoltati dal Cavahere: «Oggi i leghisti, a cominciare dal loro capogruppo, per motivare il voto insieme al centrosinistra dicevano: "Facciamo la stessa cosa che ha fatto An tre giorni fa, se volete potete interpretarla come una ripicca". Insomma, siamo all'asilo: invece, di tirarsi l'inchiostro questi bambinoni cresciuti male si votano contro». Sono strani atteggiamenti che dimezzano, nei fatti, la capacità di govemo della maggioranza. Se ne è accorto Berlusconi che ieri si è permesso di rilanciare sulla giustizia il tema delle separazione dell carriere e si è ritrovato contro Alleanza Nazionale. Nel suo staff dicono che la sortita del Cavahere sia stato un gesto estemporaneo. Molto più probabilmente, invece, il premier ha voluto sondare quanto la sua maggioranza sia disposta a seguirlo. Tanto più che l'uscita è venuta dopo una delle tante riunioni con i suoi avvocati e Berlusconi non se ne è pentito: «Dopo quanto è successo a Milano - ha spiegato ai suoi - penso che dovremmo puntare davvero sulla separazione della carriere. Credevo che tutti ne fossero .'oscienti, che non ci fossa bisogno di ripeterlo nella verifica». Ma purtroppo per lui non è più così. Tutti vogliono dire la loro nel centrodestra, vogliono dimostrare di contare, e questo ha fatto saltare tutte le gerarchie. A questo punto la verifica, quella vera, quella che si svolgerà a gennaio, dovrà proprio ristabilire chi comanda nella coalizione. Rimane il problema di chi riuscirà a far rispettare la mezza tregua che le varie anime della Casa delle libertà hanno stipulato fino a quella data. «C'è molta confusione in giro - osserva Claudio Scajola - ma spero che si tratti solo di scosse di assestamento della verifica che si è conclusa. Almeno lo spero».

Luoghi citati: Milano, Roma