TOUR & DINTODRNI di G. Cer.

TOUR & DINTODRNI TOUR & DINTODRNI SOLO due parole: «Mi dispiace». Sul palco festeggiano l'australiano che ha vinto, ma le tv sono tutte qui, attorno al francesine con il numero 215, Frederic Finot. E' la sua giornata, anche se è finita male: 199 chilometri di fuga, lui e l'altro galletto Jegou. Gh ultimi 50 chilometri da solo. Fino a 6' di vantaggio, comincia a pensare che gliene basterebbe mezzo per infilarsi nella maglia gialla. Il pelotòn sembra distratto e lui pedala, la maglia della bigiotteria Delatour per tre ore sta in tv. Non la volevano la Delatour al Tour, dicevano che era una squadretta di sconosciuti. A Finot, 26 armi, la vendetta. Mancano 13 chilometri, 5 minuti di vantaggio. Finot cerca nelle tasche le barrette energetiche: vuol dire che ha fame, brutto segno. A 10 chilometri comincia a voltarsi, pessimo indizio. La motocorsa gli segnala 2 minuti di speranza, l'Ammiraglia lo eccita. A 6 km dalla fine si alza sui pedali e non guadagna un metro. Motocorsa lo avverte del pericolo, un minuto. Finot si sta scioghendo nella fatica. 4 chilometri ancora: si volta e vede Bruseghin, un incubo che s'avvicina a doppia velocità. Il pelotòn gh salta addosso, lo inghiotte. Ed è finito Finot. Arriverà 58", distrutto e disperato. Per dire soltanto «mi dispiace», [g. cer.]

Persone citate: Bruseghin, Finot, Frederic Finot, Jegou