Oggi si decide il destino del granturco transgenico di Marco Accossato

Oggi si decide il destino del granturco transgenico REGIONE E PROCURA STABILISCONO SE DISTRUGGERE I 381 ETTARI DI MAIS Oggi si decide il destino del granturco transgenico Gli ambientalisti denunciano la Monsanto: «Ha venduto i semi Ogm non identificabili e quindi più insidiosi, senza avvisare gli agricoltori» Marco Accossato Assessorato all'Agricoltura, Servizio di Sanità Pubblica e procura s'incontreranno oggi per decidere il futuro dei 381 ettari di campi piemontesi coltivati a mais transgenico. Salvo nuovi slittamenti (nessuno, da solo, vuole evidentemente assumersi la responsabilità di una disposizione del genere, n.d.r), stasera si saprà se le pannocchie saranno rase al suolo. L'associazione Verdi Ambiente e Società chiede al Piemonte, da Roma, un gesto esemplare. Ma sui campi all'Ogm piovono anche le prime contestazioni alla distruzione. Ivan Vei^ga, presidente deE'Associazione Verdi Ambiente e Società: «La decisione di distruggere i campi è di grande responsabilità». «Concorre - sostiene - a rendere ancor più urgenti le procedure di controllo sugli Ogm del ministero delle Politiche Agricole, grazie alle quali i lotti contaminati sono stati individuati e l'inquinamento transgenico dei campi è stato, per ora, circoscritto». L'associazione Vas chiede in più, alla procura di Torino, che sia aperto un fascicolo contro chi ha venduto semi transgenici: «Sono della multinazionale Monsanto i semi all'Ogm che hanno inquinato parte dei lotti di sementi naturali acquistate e coltivate dagli inconsapevoli agricoltori piemontesi. La Monsanto da anni cerca di introdurre in Italia sementi contaminate che la nostra associazione ha bloccato». Per l'Associazione Verdi Ambiente e Società, la necessità di procedere alla distruzione dei campi contaminati da Ogm è urgènte anche perché, «da alcune analisi effettuate sui lotti di sementi che hanno originato l'inquinamento, risulta addirittura che la contaminazione sia prodotta anche da organismi geneticamente modificati non identificabili e per ciò potenzialmente ancor più insidiosi». Sulla scelta di oggi in Piemonte, però, pesano non solo i favorevoli alla distruzione. Dall'ultimo congresso bolognese «Assicurare la produzione globale di cibo: dalla rivoluzione verde alla rivoluzione del gene», arrivano dichiarazioni diametralmente opposte: «Sbaglia, il responsabile della Sanità Pubblica piemontese a soste¬ nere che i campi di mais transgenico sono un'avventura senza certezze - dichiara il professor Roberto Tuberosa, dell'Università di Bologna -. Il premio Nobel per la pace, Borlaug, ha affermato che, mentre la cosiddetta Rivoluzione Verde iniziata negli armi Sessanta ha portato al raddoppio della produzione mondiale di alimenti, un ulteriore raddoppio sarà necessario nei prossimi tre decenni. Ma come sarà possibile quest'incremento di produzione? Utilizzando saggiamente le conoscenze scientifiche e biotecnologiche insieme alle risorse naturali, integrando la pratiche colturali con le istanze socio-economiche a vantaggio dei coltivatori e delle popolazioni urbane». Dunque «sì» al biotec, per l'interesse di tutti, e non solo quello di ima regione. Emergenza Africa contro economia del Piemonte? «Non è così che si combatte il problema della mancanza di cibo - ribatte il dottor Mario Valpreda, responsabile della Sanità PubbUca - Il punto è un altro: il mais all'Ogm è stato venduto all'insaputa degli agricoltori. Non c'è prova che il transgenico faccia male, ma neppure evidenza scientifica che non sia nocivo alla salute. E allora vale il principio della prudenza». ^BfeJMfc- Fra prò e contro, oggi l'Assessorato all'Agricoltura e il Servizio Sanità Pubblica devono decidere se distruggere i campi di mais

Persone citate: Ivan Vei, Mario Valpreda

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Roma, Torino, Vas