Putin aveva appena annunciato elezioni a Grozny di Anna Zafesova

Putin aveva appena annunciato elezioni a Grozny IL CAPO DEL CREMLINO Di FRONTE ALLO SPETTRO DEL TERRORISMO SUICIDA IN TUTTE LE CITTA DELLA FEDERAZIONE Putin aveva appena annunciato elezioni a Grozny 15 ottobre il voto per il presidente, un indipendentista divenuto filorusso Anna Zafesova MOSCA E' stata la Cecenia a trasformare Vladimir Putin da «apparatchik» sconosciuto in eroe della patria. Quattro anni dopo, alla vigilia di un nuovo ciclo elettorale, è la Cecenia la spina nel fianco della Russia: il terrorismo di provenienza caucasica viene ora esportato anche a Mosca. La stabilizza-. zione sociale ed economica, la conquista principale del primo mandato presidenziale di Putin che il padrone del Cremlino si appresta a rinnovare tra otto mesi, viene insidiata da numerose circostanze: il bisogno impellente di nuove, e dolorose, riforme economiche, la corruzione e l'inefficienza della burocrazia, lo scontento e la povertà di un terzo della popolazione. Ma è soprattutto la guerra, che il Presidente stesso ha cominciato e che ieri è tornata come un boomerang nella capitale, a minacciare lo Stato forte che vuole costruire e l'immagine di leader di ferro che vuole avere. Il Cremlino non usa mai la parola «guerra»: ufficialmente le attività belliche sono terminate con la disfatta quasi totale degh indipendentisti, e ora nel Caucaso è in corso un ritomo alla vita civile che dovrebbe venire coronato il 5 ottobre dall'elezione del presidente della Cecenia tornata all'ovile russo. La data è stata annunciata da Putin venerdì sera, poche ore prima della strage. Un voto che ieri, mentre a Tushino si contavano i morti, il leader del partito liberale Sps Boris Nemzov ha definito una «profanazione»: «La tragedia cecena non è stata risolta, ma solo spinta in un angolo». Quando, nell'ottobre 2002, un commando ceceno prese in ostaggio 700 spettatori di un musical a Mosca, il padrone del Cremlino si trovò di fronte a un dilemma drammatico: scendere a trattative o rischiare vite di civili. L'ha risolto sul filo del rasoio, e ha vinto; irussi non ghhanno imputato i 125 innocenti morti asfissiati dal gas usato dalle teste di cuoio prima del blitz. Ma quella dimostrazione di inflessibilità ha spinto la guerriglia a non avere più pietà: nel 2003 i ribelh non chiedono più un negoziato con il Cremlino, ma aprono un capitolo nuovo e terribile del terrorismo, le bombe viventi contro vittime civili e casuah. Una radicahzzazione che poti ebbe trasformare le città in tante Gerusalemme. Quattro anni fa due terzi dei russi chiedevano di fare a pezzi la Cecenia, oggi la maggioranza vuole uscire da una guerra che, pur dichiarata conclusa, uccide ancora soldati russi. Ma anche il Putin dell'autunno 1999 che conquistò il Paese terrorizzato da attentati attribuiti ai caucasici promettendo di «ammazzare i ceceni nel cesso» è cambiato. La Cecenia rimane il suo punto dolente, alle domande sulla guerra il freddo presidente russo perde le staffe, quasi fosse un argomento che preferisce evitare. Ma ci sono indizi che, nel segreto più fitto, cerca di trattare coniribeUi. Difficile, anzi impossibile ipotizzare che un'ondata di terrorismo spingerà Putin a concedere indipendenza alla Cecenia. La piccola Repubbhca ribelle del Caucaso è diventata un carbone ardente, insopportabile da maneggiare e impossibile da buttare. Dopo due guerre in nove anni, che hanno fatto più di 100 mila vittime cecene, dopo i bombardamenti, i campi di concentramento, i saccheggi dei soldati russi, i profughi disperati, la guerriglia indipendentista è degenerata in un terrorismo fanatico e sanguinario, i signori della guerra laici sono stati scavalcati da allievi di scuole afghane e mediorientali che la farebbero da padroni in una Cecenia lasciata a se stessa. Il progetto che Putin persegue pazientemente nell'ultimo anno è invece quello di trasferire gradualmente il potere - e la responsabilità - nelle mani di un governo locale, che affiancato dalle truppe russe dovrà riportare ordine districandosi tra regole tribali e neofondamentalismo. II5 ottobre, bombe o non bombe. Mosca farà scegliere alla Cecenia AMimad Kadyrov, muftì indipendentista passato dalla parte di Mosca, duro, ambiguo, in odore di corruzione. Ma almeno non è un generale russo. Una «normalizzazione» che servirà soprattutto a far tacere le critiche occidentali, dolorossissime per Putin. Il Presidente ha già speso bene all'estero il referendum di marzo nel quale i ceceni in circostanze di dubbia correttezza - hanno scelto di rimanere con la Russia. Perfino FUe, tradizionalmente critica per le violazioni dei diritti umani in Cecenia, ha riconosciuto l'importanza della consultazione. Ma in Europa i guerriglieri ceceni vengono visti spesso come «barbudos» in lotta per la libertà, e si dà troppa importanza a saccheggi e violenze dell'ex Annata Rossa. Molto più comprensivi sono gli interlocutori d'Oltreoceano, dove il ricordo dell'I 1 settembre è indelebile. Gh Usa finalmente hanno acconsentito a inserire i ceceni nella lista nera del terrorismo intemazionale, e quando si tratta di crociata antiterroristica Putin e Bush parlano la stessa lingua. Ogni bomba cecena che esploderà in Russia avvicinerà Mosca a Washington. Quattro anni fa il leader russo era stato eletto sull'onda della paura per gli attentati attribuiti ai caucasici Fra otto mesi chiederà un altro mandato Nel frattempo la guerriglia ha aperto un nuovo capitolo usando i kamikaze Un ragazzo sventola la bandiera russa dal finestrino dell'autobus che lo riporta a Mosca da Tushino Una donna in lacrime lascia sotto choc l'aeroporto in cui si è svolto il concerto finito in tragedia