Un giardino per continuare il dialogo

Un giardino per continuare il dialogo E ALLA MAMMA'GIQRNAliSTA SUL CASO Di ASKATASUNA Un giardino per continuare il dialogo Paola Pozzi VORREI risponderle, signora Leonardini, ringraziandola per il suo scritto di qualche giorno fa a proposito di un "certo" giardino. Ringraziarla per l'onestà intellettuale delle sue considerazioni, per aver così francamente e con grande garbo sintetizzato molte delle riflessioni che mi hanno accompagnato in questi mesi, mentre ero alla ricerca di una soluzione che garantisse ai bambini del Nido di Via Balbo quel giardino cui avevano indubbiamente diritto. L'esito cui siamo giunti in questa vicenda mi ha, infatti, ulteriormente confermato nella convinzione che occuparsi della polis, fare cioè politica, significa non tanto trovare soluzioni "giuste", quanto trovare risposte che siano il più vicino possibile al maggior numero di bisogni e di domande dei nostri concittadini. Soltanto nella pratica quotidiana, infatti, scopriamo quante volte il bene comune risulti non già dalla somma di tanti 'bene" individuali ma dalla loro conciliazione. Trovare la strada che porta a questa conciliazione è lavoro difficile e spesso ingrato. Qui è il passaggio arduo e cruciale tra le posizioni 'bellissime teoriche" e la pratica realizzazione di esse. Il giardino per i bambini del nido non è un sogno, è più sempheemente un dovere, morale prima ancora che politico, che io ho inteso assumermi. Ma...: scopro che per un gruppo di giovani il giardino, quel giardino, è parte del loro essere "sociali", è luogo d'interazione e scambio con il quartiere, potrebbe diventare però anche luogo di conflitto con lo stesso nido, con il quartiere o con la città. Che fare? Certamente non abdicare a quel dovere, ma nello stesso tempo cercare di realizzare quell'idea d'educazione al riconoscimento reciproco, alla fiducia che si possa intervenire sulla realtà per modificarla, all'abitudine alla responsabilità individuale di cui ho parlato sempre ai miei studenti da insegnante e che ora, da assessore, continuo a considerare vera educazione. Torino città educativa può rinunciare all'idea che ognuno di noi abbia qualcosa a cui essere educato oltre che qualcosa a cui educare gh altri? E' vero, la scelta di collaborare con l'associazione" Giardino per tutti/e Vanchigha", costituitasi due giorni fa, impone a tutti grande attenzione, responsabilità, e controllo sociale del rispetto delle regole stabilite; per tutta la settimana i bambini del nido potranno giocare in quel giardino che finora era stato a loro precluso, il sabato e la domenica l'associazione potrà utilizzare per attività d'aggregazione a favore della cittadinanza quello spazio che sembrava dover essere a loro negato. Sarebbe stato più facile stare da una sola delle due parti? Forse sì, ma anch'io come lei cerco faticosamente di conciliare teoria e pratica e non dimenticare che l'educazione al dialogo è il primo mattone nella costruzione di Torino città educativa. Mi auguro di incontrare in questo impegno al dialogo anche i genitori del Nido; al termine dei sei mesi di sperimentazione previsti dall'accordo, decideremo insieme. assessore all'Istruzione

Persone citate: Leonardini, Paola Pozzi

Luoghi citati: Torino