«Gli Usa vogliono copiare il nostro pecorino»

«Gli Usa vogliono copiare il nostro pecorino» AZIENDA DEL WISCONSIN VUOLE USARE IL MARCHIO DEL PRODOTTO CHE NASCE IN SARDEGNA E NEL LAZIO «Gli Usa vogliono copiare il nostro pecorino» L'allarme del consorzio di tutela del formaggio romano Paolo Caboti! CAGLIARI Una minaccia all'esportazione di formaggio pecorino romano arriva dagli Usa. La «Grande Cheese», società produttrice di formaggi con sede a Brownsville, nel Wisconsin, vuole appropriarsi del marchio «Romano» e fabbricare il famoso formaggio prodotto in Sardegna e nel Lazio oltreoceano. Al di là della legittimità o meno di «appropriarsi» del marchio, se l'azienda degli States producesse davvero il tipico formaggio italiano sarebbe una mazzata per l'export agroalimentare sardo. L'azienda statunitense sarebbe intenzionata ad andare avanti: l'avvocato della «company» Marta Levine ha, infatti presentato all'ufficio marchi e brevetti statunitense la registrazione del marchio «Romano». La notizia è giunta agh uffici del Consorzio di Tutela del pecorino romano a Macomer. Il presidente, Toto Meloni, annuncia contromisure: «Volerò negli Usa - dice - per verificare se la "Grande Cheese", vuole produrre un formaggio simile al nostro, dandoci battaglia nel mercato dell'export». Infatti oltre il 50 per cento del Romano prodotto da 49 produttori sardi e da tre laziali, prende la strada degli Stati Uniti e del Canada. Un formaggio che contribuisce a far lievitare la bilancia agroalimentare sarda. Obiettivo degli americani è produrre il Roma¬ no copiando quello italiano, con latte vaccino e ovino, cercando di conquistarsi una fetta importante ài mercato. «Una concorrenza - aggiunge Meloni - che rischia di diventare dannosa e pericolosissima. Ancora di più nel momento in cui i produttori sardi stanno trattando con il ministero per la modifica del disciplinare sulla "cappatura nera" del formaggio. che privilegia i colleghi laziali». «La sfida dell'America è la dimostrazione di quanto sia difficile governare un mercato dove all'improvviso scricchiolano certezze che sembravano acquisite», aggiunge il presidente del Consorzio di tutela. Sul mercato americano, a causa della crisi, in un anno sono rimaste invendute 18 mila tonnellate di prodotto per un fatturato di 99 mihoni di dollari, pari a circa 105 mihoni di euro. Quanto basta per far crescere l'allarme nel settore lattiero caseaiio sardo, dove è presente un terzo degh ovini allevati in Itaha. Dopo la «blue tongue», che due anni fa falcidiò gli allevamenti ovini ora la Sardegna deve fare i conti con la crisi del pecorino. E molti allevatori potrebbero essere indotti a cambiare attività e abbandonare l'allevamento nella regione a più alta vocazione agro pastorale d'Italia. A meno che la «Grande Cheese» non decida di recedere dalla decisione di produrre il pecorino romano «made in Usa». Sono 49 le aziende sarde e 3 quelle laziali che producono il pecorino romano

Persone citate: Marta Levine, Toto Meloni