Europa-Usa, nuove nubi per Guantànamo

Europa-Usa, nuove nubi per Guantànamo Europa-Usa, nuove nubi per Guantànamo Londra e la Commissione Uè contro la condanna a morte nei processi Maria Maggiore BRUXELLES Nuova aria di tormenta tra le due sponde dell'Atlantico dopo le dichiarazioni del presidente Bush di voler processare sei detenuti della Base navale di Guantànamo, arrestati in Afghanistan con il sospetto di far parte della rete terroristica Al Qaeda. A far suonare il campanello d'allarme è il Foreign Office di Londra, che si preoccupa per la sorte di due detenuti di cittadinanza britannica, che un tribunale militare americano potrebbe presto processare a porte chiuse e, con molte probabilità, condannare alla pena di morte. Lo scorso giovedì alla vigilia della Festa della Nazione e del discorso di Bush sulla necessità di continuare con la logica preventiva nella lotta al terrorismo - Bush aveva dichiarato che sei detenuti di Guantànamo erano pronti per essere processati. Non da un tribunale intemazionale, né dalle nonnah corti civili statunitensi, ma da un apposito tribunale militare, in segreto. Una notizia già ventilata dopo gh attentati dell' 11 settembre, quando Bush aveva fatto approvare un decreto che permetteva di giudicare i terroristi in apposite commissioni militari. D'altronde, secondo varie testimonianze, nella stessa base di Guantànamo sarebbero già state costruite le aule per i dibattiti e una cella della morte. Il Pentagono mantiene segreta l'identità dei sei detenuti da processare, arrestati tutti in Afghanistan nel 2001 nel corso dell'operazione Enduring Freedom, e accusati di Azmat B aver frequentato campi di addestramento di Al Qaeda, aiutando l'organizzazione a reperire fondi e proteggendo il suo leader, Osama Bin Laden. Qualcuno a Londra dev'essere saltato sulla sedia quando ha appreso la notizia: tra i sei detenuti, due sono di nazionalità britannica - Moazzam Begg e Feroz Abbassi - e uno austrahano, David Hicks. Tutti e tre sono detenuti a Guantànamo da più di un anno. L'incidente arriva nel momento sbaghato per Tony Blair, grande alleato degh Usa nella guerra all' Iraq, in queste settimane ma alle prese con una campagna virulenta nel parlamento e nell'opinione pubblica contro l'intervento inglese in Iraq. Il premier britannico avrebbe preferito fare a meno di un ennesimo incidente diplomatico tra Usa e Europa nella lotta al terrorismo, ma la possibilità che gh Usa adottino la pena capitale contro cittadini inglesi è intollerabile per il Regno Unito. La diplomazia si è messa subito al lavoro per far rientrare al più presto lo scan¬ dalo. La Baronessa Symons, sottosegretario agh Esteri, parlando alla radio BBC ha promesso che 0 govemo terrà «accesi colloqui» con gli Stati Uniti, perché teme che le procedure seguite potrebbero non garantire un processo equo. Il portavoce del Foreign Office ha cercato di calmare le acque: «Siamo solo alTinizio di un processo. In questo momento i sei sono solo "designati" e una persona designata non viene rinviata automaticamente davanti a una commissione militare». In Gran Bretagna l'attenzione è altissima. Azmat, il padre di Moazzam Begg, ha dichiarato da Birmingham alla televisione britannica Skynews: «Non so ancora perché mio figlio è detenuto». Il caso interessa tutta l'Europa. La Commissione europea ha fatto sapere tramite il suo portavoce Diego de Ojeda di essere contro la pena di morte e che «una sua eventuale applicazione rischierebbe di lacerare la collaborazione della comunità internazionale con Washington per la lotta al terrorismo». Bruxelles ricorda che gh americani sono tenuti a rispettare la Terza Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, con processi equi e trasparenti. Invece, come ha ricordato Stephen Jakobi, presidente dell'organizzazione «Fair trials abroad» (Processi giusti all'estero), «sarà il Dipartimento alla Difesa americano a nominare i giudici e i procuratori e a fissare le regole del processo». «Ormai siamo alla farsa, a Guantànamo» si è indignato Jakobi. Gh fa eco Amnesty intemational, che parla di ((parodia della giustizia» e, in un comunicato diffuso nel weekend a Londra, scrive: «Ci rammarichiamo profondamente del fatto che il presidente (americano) abbia portato il suo Paese un passo avanti verso lo svolgimento di processi che saranno un insulto agh standard fondamentah di giustizia». A Bruxelles si respira un certo imbarazzo per le dichiarazioni del presidente americano, a meno di dieci giomi dalla firma a Washington - durante il summit Ue-Usa di un accordo per l'estradizione verso gh Usa dei terroristi. Nell'accordo non è prevista l'estradizione in caso di rischio di pena di morte, ma si prevede invece di incrementare la collaborazione tra intelligence e forze di polizia per scovare i terroristi nei Paesi europei e processarli in America, n 21 lugho, nel Consiglio dei ministri degli Esteri, ormai sotto presidenza itahana, il nuovo caso americano finirà sul tavolo dei lavori. Due dei sei detenuti catturati in Afghanistan e che saranno presto giudicati da un tribunale militare sono cittadini britannici. Il governo Blair parla di «accesi colloqui» con gli Stati Uniti Protesta anche Bruxelles Azmat Begg, padre di uno dei due inglesi