C'è qualche speranza di riparare il cervello?

C'è qualche speranza di riparare il cervello? | 6-8 LUGLIO: VERTICE DI SPECIALISTI A TORINO C'è qualche speranza di riparare il cervello? FINO A POCHI ANNI FA LA RISPOSTA ERA DEL TUTTO NEGATIVA MA GLI STUDI PIÙ' RECENTI HANNO RIVELATO LA PLASTICITÀ DEL SISTEMA NERVOSO: ORA SI CERCA DI SFRUTTARLA PER LA RIABILITAZIONE DEI PAZIENTI Nicoletta Berardi, Lamberto Maffei OGNI giorno le strade fanno decine di morti e centinaia di feriti. Spesso ad essere colpito è il sistema nervoso centrale, e in particolare il cervello. Ogni anno ci sono in media in Italia 216.000 ictus di cui 175.000 causano invalidità permanente, il che comporta spese per cure mediche e riabilitative di 6-7 miliardi di euro. Ai carichi umani, sociah ed economici vanno aggiunti quelli dovuti alle patologie specìfiche del cervello, come le malattie neurodegenerative, specie quelle dell'invecchiamento, come il morbo di Alzheimer. Se una lesione colpisce l'apparato scheletrico o muscolare si può ottenere, con opportune terapie, un recupero anatomico e funzionale completo, e lo stesso accade per molti organi del nostro corpo. Purtroppo non è così per il cervello: il recupero anatomico e funzionale dai danni dovuti a una lesione nel sistema nervoso centrale adulto è estremamente limitato e le funzioni nervose danneggiate rimangono compromesse. Questa sostanziale impossibilità di riparare i circuiti cerebrali danneggiati viene attribuita a una serie di fattori, tra cui l'incapacità delle connessioni nervose nel sistema nervoso centrale adulto di rigenerare, la mancanza di un rimpiazzo per le cellule nervose che muoiono in seguito alla lesione e la limitata plasticità del cervello adulto, dove per plasticità si intende la capacità, tipica delle connessioni cerebrali, di modificarsi con l'uso. Per fare un paragone calcistico, quando un neurone riceve il cartellino rosso, deve uscire di squadra e non viene sostituito; per continuare con successo la partita, è necessario cambiare la strategia del gioco, utilizzare schemi diversi di connessione fra i giocatori rimasti, cioè mostrare plasticità. Le squadre di neuroni del cervello adulto non sembrano capaci di riorganizzarsi dopo una lesione. Nel cervello giovane, dove la plasticità è molto più elevata che nell'adulto, le squadre dei neuroni possono riorganizzarsi, e molto spesso lesioni cerebrali producono danni neurologici minori di quelli prodotti nel cervello maturo. Si può migliorare le possibilità di recupero dopo lesioni nel cervello adulto? Questa è una domanda di estrema importanza, e recentemente, nel tentativo di darle una risposta, la ricerca di base si è incontrata con successo con la neuroriafailitazione. Gh elementi essenziali oggi presi in considerazione sono in primo luogo un aumento delle conoscenze sui meccanismi della plasticità e sulla possibilità di potenziarla nel cervello adulto, riportandola ai livelli elevati del cervello giovane, per poterla sfruttare a scopo terapeutico. Questo è un punto essenziale, che sempre più si dimostra necessario per la progettazione di terapie riabilitative. Ad esempio, conoscenze acquisite negli studi sulla plasticità corticale hanno consentito di sviluppare un programma molto efficace di riabilitazione per bambini con deficit del linguaggio. Sempre dalla ricerca di base sulla plasticità è stato suggerito l'utilizzo di terapie comportamentali basate sull'apprendimento per favorire il recupero da danni corticali. I risultati sono incoraggianti e il grado di recupero sembra correlato con la riorganizzazione dei neuroni sopravvìssuti all'insulto. In secondo luogo, si cerca di intervenire aumentando la disponibilità di fattori che migliorano la sopravvivenza dei neuroni, come i fattori neurotrofici, cercando di promuovere la rigenerazione delle connessioni danneggiate e tentando di rimpiazzare i neuroni perduti in seguito alla lesione, tramite trapianti di tessuto neuronale o di cellule staminali Anche in questo caso la plasticità cerebrale è necessaria per il completamento della corretta ricostruzione dei circuiti lesionati. I progressi in questo campo sono notevoli: ad esempio, è dimostrato che intervenire opportunamente sulla composizione dell'ambien¬ te extracellulare favorisce la rigenerazione e può potenziare la plasticità del cervello adulto. Anche la più recente acquisizione tra le terapie riabilitative proposte per favorire il recupero da danni cerebrali, è frutto degh studi sulla plasticità. Era noto da diversi anni che l'esercizio fisico associato a una adeguata stimolazione sensoriale potenziava la plasticità cerebrale. Ora sappiamo che esercizio fisico e stimolazione sensoriale diminuiscono o prevengono la morte neuronale e favoriscono il recupero dai danni dovuti a lesioni cerebrali e, in una struttura importante per la memoria, l'ippocampo, favoriscono addirittura la nascita di nuovi neuroni. Tutti questi temi saranno dibattuti in un convegno intemazionale organizzato dal 6 all'B luglio a Torino, a Villa Gualino, da Piergiorgio Strata. Interverranno alcuni tra i maggiori esperti di plasticità cerebrale: Carla Shatz (Harvard), Michael Merzenich (University of California), Tobias Bonhoeffer (Max Planck Institute), Martin Schwab e Fred Gage. Sarà l'occasione per discutere le ultimi ricerche e le nuove proposte terapeutiche, con la speranza che questo serva anche a dare nuovo slancio alla ricerca italiana del settore per mantenerla competitiva a livello intemazionale. La sera del 7 luglio (ore 21), con il sostegno della Fondazione Sigma Tau, si terrà una tavola rotonda aperta al pubblico in corso Massimo d'Azeglio 52. Info: 011-6600.187. (*) Istituto di neuroscienze, Cnr, Pisa

Persone citate: Carla Shatz, Fred Gage, Gualino, Lamberto Maffei, Martin Schwab, Max Planck, Michael Merzenich, Nicoletta Berardi, Piergiorgio Strata, Tobias Bonhoeffer

Luoghi citati: California, Italia, Pisa, Torino