Spaghetti al pomodoro e mostri sacri del giornalismo

Spaghetti al pomodoro e mostri sacri del giornalismo Spaghetti al pomodoro e mostri sacri del giornalismo RISTORANTE Collina pistoiese M ARIO Zambarbieri, il segaligno furetto che cercava di insegnare latino greco e filosofia di vita ai ragazzi della Seconda E del Carducd di via Beroldo, accanto a piazzale Loreto, alzava la voce, nei primi mesi del '68-69. Mancava molto agh esami di maturità ma, brandendo il «Corriere della Sera», dalla cattedra d gridava con trasporto: 'Leggete igiomali, imparate l'italiano, guardate il mondo, studiate la Terza Pagina". Io, ragazzetto, scrivevo un po' più in là, nelle pagine di ((Tempo dei Giovani» dirette da Mario Robertazd, tra un Barbiellini Amidei emergente, un Raffaele Fiengo non ancora capo sindacale, un giovane direttore, Giovanni Spadolini, che imperversava con la sua mole. Accanto a noi, tra piano terra e primo piano, guardavo, con gh occhi bassi, i mostri sacri del giornalismo milanese ed itahano: Max David, Egisto Corradi, Indro Montanelli, Giovanni Mosca, Dino Suzzati, Gaetano Afeltra. Tutti, facevano la storia del giornalismo e tutti, almeno una volta la settimana, varcavano la soglia di un locale che stava facendo la storia della gastronomia e della ristorazione itahana. L'ha ricordata proprio sulle colonne del giornale di via Solferino, pochi mesi fa, uno struggente pezzo del grande giornalista di Amalfi, approdato ragazzino al Corriere, che alla Collina Pistoiese (che, come molti, lui chiama Colline Pistoiesi, al plurale) si rifocillava con la cudna del centro e Nord dltalia. Fu Gaetano Afeltra ad insegnare a Pietro Gori, che quel ristorante l'aveva fondato nel '38, il sacro rito gastronomico degh spaghetti al pomodoro, il suo piatto della memoria: quella pasta approdava, probabilmente per la prima volta, in una Milano che non aveva ancora visto l'immigradone di massa dal Sud. "E' una piccola storia che si ricollega a tutto un mondo di aromi, di sapori, piaceri insieme antichi e attuali, ma che ha anche radid più profonde. Quando penso agh spaghetti pomodoro e basilico, penso sempre a mia madre" scriveva Gaetano Afeltra 18 di novembre. Memoria, radid ed anch'io sono ritornato dopo tanto tempo in quel locale dietro piazza Missori, acquattato nel silenzio di quella elegante stradella, ad assaporare la suggestione del mio passato, di giornalista, di ghiottone, di milanese, in questo ristorante che è simbolo della toscanità a Milano addirittura dalla fine degh Anni Trenta. E struggente, per me, per voi, per tutti, sarà ritrovare gh stessi ambienti, le stesse salette daU'altissimo soffitto, dd lampadanotti spagnoleggianti, dd tavoli vicini vicini, tra i quah guizzano camerieri che sembrano sempre quelli, inguainati nelle giacche e nelle camicie bianche della datata, ma per fortuna md scomparsa, tradizione. Struggenti i ricordi, il posto e sempre quello il menu, un pezzo di cartoncino diviso come una volta, un lungo lunghissimo elenco con un po' di tutto e di tutto un po', dove solo i prezzi in euro, accanto alle vuote caseUe delle lire, ricordano che i tempi sono cambiati. Tutto immutato anche in cucina, dove d sono sempre spaghetti al pomodoro e basilico di afeltriana memoria, ma anche crostini alla toscana, penne d 4 formaggi, soghola alla mugnda, filetto alla Woronoff ed alla Rossini. Per me: antipasto cddo di pesce, zuppa di farro, quella di ced, tagliata di spada d carciofi, macedonia di fiutta fresca: 60-70 euro per una valanga di nostalgia. COLLINA PISTOIESE Milano, via Amedei 1 Tel. 02.86451085-02.877248 Fax: 02.877248 Chiuso tutto venerdì e sabato a mezzogiorno Cartedi credito: tutte Voto: 13.5/20 Fu Gaetano Afeltra ad insegnare la ricetta «verace» a Pietro Gori, che quel ristorante aveva fondato nel '38

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