Le magie di Kounellis nel convento degli armeni di Manuela Gandini
Le magie di Kounellis nel convento degli armeni Le magie di Kounellis nel convento degli armeni Manuela Gandini UNA visione diafana, frammentata e limpida, racchiusa nel chiostro del prezioso convento dell'isola dì San Lazzaro a Venezia, mette in luce il mondo sotto un profilo diverso. Niente decadenza, niente miserabilismo, niente caos. Un ordine quasi tassonomico orchestrato da Jannis Kounellis - nella mostra organizzata da Art for The World, nell'antico complesso degli Armeni - segna un intervallo necessario all'aggrovigharsi isterico del mondo. Con questa mostra, l'artista greco ci riporta al silenzio, alla trasparenza, alla bellezza non come atto estetico, ma come valore rondante dei sentimenti dell'esistenza.. Le arcate vuote, che si affacciano sul chiostro, sono scandite da file dì bicchieri appesi, tutti diversi tra loro, che creano un intercalare tra il dentro e il fuori, come le bifore veneziane con ì vetri lavorati e ombrati che trasfigurano la laguna. Siamo come immersi in acqua, vetro, liquidità concettuale. Siamo protagonisti di un'opera, nella quale il passato sì compenetra con il presente e, il presente, filtra dall'inclinazione lenta della luce del sole. Il convento dei monaci mechiteriani, lavoratori, tipografi, contiene tesori e testi antichi, preghiere e silenzi che Kounellis, con la complicità di una donna d'origine armena, Adelina Von Furstenberg, ci permette di esplorare. Spingendoci in un archìvio buio e polveroso, con libri che hanno almeno 400 anni, penetriamo in un luogo dove le pareti ferruginose creano un cupo corridoio borgesiano: il labirinto custode di parole impro¬ nunciabili. E dopo l'immersione spaesante tra luci e ombre, accediamo alle sale del museo, vere e proprie wunderkammer, nelle quali l'opera dì Kounellis quasi non appare. Il primo incontro è con ima mummia egizia custodita in un sarcofago sotto teca. Gli ideogrammi, ì segni, gli oggett, le corone, i frammenti archeologici creano un'aura mistica. E spinti all'indietro dal tempo, dimentichiamo il presente anche quando incappiamo all'improvviso in uno scarabeo d'oro che, con uno spillo infilzato, giace su un quadratino di cotone. Su ogni parallelepipedo di ferro, Kounellis ha collocato imo scarabeo, segno d'immortalità, simbolo egiziano, essere vìvente più rappresentativo della Mesopotamia. Senza invadere lo spazio, discretamente e poeticamente, l'artista - con la sua sapienza classica - ha collocato ai margini opere che, nel loro minimalismo, risvegliano l'incontro della civiltà d'Oriente con quella d'Occidente. All'Isola di San Lazzaro gli interventi diafani ed emozionanti dell'artista greco
Persone citate: Jannis Kounellis, Kounellis, Von Furstenberg
Luoghi citati: Mesopotamia, Venezia
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