Addo al «cacciatore» di mafiosi e terroristi

Addo al «cacciatore» di mafiosi e terroristi ROMA, E' MORTO A 67 ANNI L'EX CAPO DELLA POLIZIA MASONE Addo al «cacciatore» di mafiosi e terroristi Attualmente dirigeva l'ufficio di coordinamento dei servizi segreti Tra i suoi successi, gli arresti di Brusca e dei Br Morucci e Faranda Amava definirsi uno «sbirro», sempre estraneo ai giochi di potere Francesco Grignetti ROMA E ' morto ieri sera il prefetto Fernando Masone, 67 anni, che fu capo della polizia dal 1994al2000, attuale segretario generale del Cesis (l'ufficio di coordinamento dei servizi segreti). Uno «sbirro» come amava definirsi, un po' civettando, lui stesso. Veniva dalla strada, Masone. Da esperienze durissime di ordine pubblico e di indagini; capo della Mobile a Roma dal 1973 al 1979, quando imperversavano i sequestri di persona, la mala più violenta, l'eroina che sbarcava nella capitale. Era orgoglioso di come risolse il caso di Paul Getty jr. Ma erano anche gli Anni di Piombo. E anche di questo si occupò: c'era la sua Mobile a guidare l'irruzione che avrebbe portato all'arresto di Valerio Morucci e Adriana Faranda, brigatisti in fuga dalle Br, ma sempre in clandestinità. Era un sannita di Pesco, in provincia di Benevento, come ha tenuto a sottolineare Mastella. Un uomo di poche parole. Diverso dal suo nredecessore, Vincenzo Parisi, che a sapeva lunga su come lusingare gli interlocutori. Ma si mostrò uomo dai nervi saldi. Rispettoso delle istituzioni in un frangente - gli anni del dopo-Tangentopoh - in cui prendeva forma la seconda Repubblica. E fu un bravo capo della polizia: nella sua stagione furono arrestati i fratelli Brusca in Sicilia e il boss Febee Maniero in Veneto. La sua è la storia di un bravo ' coifimissario di polizia che si batte come un leone contro la criminalità, fa camera lentamente, si mette in luce, guadagna spazio meritatamente, promozione dopo promozione. E quando, nel 1994, in piena bagarre istituzionale, il primo governo Berlusconi decide di mandare in pensione Parisi, diventa quasi giocoforza rivolgersi a lui. Al poliziotto che si presenta estraneo ai giochi di potere. Un outsider. In fondo simile al ministro dell'Interno che lo scelse, il giovane Roberto Maroni, che la Lega aveva imposto al Viminale a rottura del monopolio cinquantennale della de. Disse di lui, uscendo dalla stanza dei bottoni, Parisi: «Non nego di aver suggerito io il nome di Masone. Ma il suo curriculum è tale che lo avrebbe individuato da solo. Masone ha la pazienza e l'abilità per realizzare prima di tutto l'armonia nel dipartimento, poi con le altre forze ài polizia». Andò esattamente così: Maisone riuscì, con il suo garbo e l'umanità, ad andare d'accordo con i comandanti di carabinieri e finanza. E a governare bene la polizia. E' significativo il cordoglio unanime che si registra nel. mondo pohtico. Masone fu infatti scelto da un governo di centrodestra, ma collaborò lealmente con i ministri dell'Ulivo. E nella posizione del Cesis, in stretto collegamento con Palazzo Chigi, fu figura di riferimento per D'Alema come Amato, e poi Frattini, Berlusconi e Letta. Diceva ieri il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu: «La scomparsa del prefetto Fernando Masone mi addolora profondamente. L'amministrazione dell'Interno ha perso oggi imo dei suoi uomini migliori, che ha servito il Paese nel corso di una lunga e brillante camera spesa nella lotta al crimine». Oggi tutti lo piangono. H senatore Massimo Brutti, Ds, che lo conobbe da sottosegretario all'Interno, ha tenuto il suo elogio funebre nell'aula del Senato: «Fu un alto funzionario dello Stato serio, onesto, leale che ha dato la parte migliore della sua vita e delle sue energie al servizio della Repubblica e die ha sempre svolto le sue funzioni con ottimi risultati e con grande umanità. La sua è una biografia esemplare dell'imparzialità che deve essere propria dei funzionari dello Stato». Anche Maurizio Gasparri, An, lo conobbe al Viminale: «Nel 1994, lo ricordo capo della polizia. All'epoca ero sottosegretario al ministero dell' Interno e di lui conservo il ricordo di un uomo dotato di grande disponibilità al dialogo e alla collaborazione, animato da quel senso del dovere di giustizia propri dei servitori dello Stato». Fece intero il cursus di un pohziotto di razza: fino al 1979 capo della Mobile, nel 1981 responsabile della Criminalpol di Lazio e Umbria, poi dirigente superiore e infine questore. A Caserta nel 1988. L'anno dopo a Palermo (lo mandano a riportare serenità negli uffici di wlizia dopo la stagione più terribie : l'assassinio dei commissari Montana e Cassare, la morte sotto interrogatorio del presunto mafioso Salvatore Marino). Starà in Sicilia due anni a battersi contro la mafia. E le emergenze non mancheranno: il fallito attentato dell'Addaura al giudice Falcone, l'uccisione dell'agente Agostino, le vendette trasversali contro le donne della famiglia di Francesco Marino Mannoia. Nel 1991 toma a Roma. Questore nella capitale, un picco altissimo nella carriera di un poliziotto. Sono gli anni dei naziskin, delle intempe- ranze di curva, o ancora dei sequestri anomali. Ma nell'estate del '93 si trova a dover fronteggiare la terribile stagione delle bombe mafiose contro,; monumenti: a San Giovanni e al Velabro. Quando lo nominarono, i cronisti di questura si precipitarono nella sua stanza per complimentarsi. Lui si schermiva. Imbarazzato: «Posso solo dire che sono emozionato. Sono un poliziotto comune che ama stare tra la gente. E' vero, forse i miei armi di gavetta mi saranno utili. Ma sono sorpreso quanto voi di quest'incarico. La mia non è una nomina che viene da lontano. Vedremo più avanti le cose da fare». Era sincero. La sua nomina era maturata in pochissimi giorni. E come spesso accade in questi casi, qualcuno volle mandare un messaggio obliquo. Accadeva pochi giorni prima dell'uffieiahzzazione. Ci fu una stranissi¬ ma tentata rapma proprio a casa sua. Non un appartamento qualsiasi, ma una sede di servizio dalle parti di piazza del Collegio romano. «Qualcuno» voleva mettere in difficoltà il questore di Roma, farlo apparire un incapace non in grado di difendere la casa propria, figuriamoci l'Italia. Incerti di un mestiere, quello di capo della polizia, che di norma è difficile. In Italia un po' di più. Fernando Masone OPERAZIONI ECCELLENTI ti-'t'ir':'-.' 'i::.iL ■M - :'- PAULGETTY JR. Capo della Mobile a Roma, dal '73 al '79, Masone era orgoglioso di come risolse il caso del sequestro di Paul Gettyjr VELABRO. Nell'estate '93 si trovò a dover fronteggiare la terribile stagione delle bombe mafiose contro i monumenti: a San Giovanni e al Velabro BRUSCA. Durante il periodo in cui Masone è stato capo della polizia vennero arrestati i fratelli Brusca in Sicilia e il boss Felice Maniero in Veneto