Liberi i due «Khomeini d'Algeri» di Domenico Quirico
Liberi i due «Khomeini d'Algeri» LA LORO VITTORIA NEL '92 E IL GOLPE MILITARE SCATENARONO LA GUERRA CIVILE Liberi i due «Khomeini d'Algeri» eader del Fis sono stati in carcere dodici anni Domenico Quirico Dodici anni sono una enormità in un Paese come l'Algeria dove il passato sembra aver inghiottito l'avvenire, che ha attraversato prove dolorose (un martirio di massa con oltre 500 mila morti), capace di spaccare l'anima a un popolo, dove ibullonidellasocietàhanno vistosamente cominciato ad allentarsi. E' per questo che il ritomo in libertà dei due apprendisti stregoni di questa tragedia, Abassi Madani e Ah Benhad), capi storici del Fronte Islamico, passa quasi sotto silenzio. Poco tempo fa avrebbe fatto scricchiolare di paura o di speranza tutto il Paese. Il vecchio leader del Fis, astuto stratega della fede usata come grimaldello per forzare la cassaforte del potere, e il suo braccio destro, un Saint-Just islamico che infiammava le plebi dal pulpito della moschea, hanno saldato i conti con la giustizia: «attentato contro la sicurezza dello Stato» era la colpa che hanno finito di pagare. , Ma ci sono altre responsabilità storiche, terribili, che restano aperte. Benhadj, da ieri libero, è il leader che nel '90 urlava: «La democrazia è empia, dobbiamo rifiutarla perché basata sul consenso della maggioranza, mentre il diritto in questa vita è definito unicamente dalle regole ricevute dal Cielo». E Madani, il moderato, il politico, sentenziava che «gli intellettuali sono complici del pensiero empio e coloniale, solo gli analfabeti sono rimasti poco contaminati». I due leader del Fis furono ammanettati in quel gennaio del 1992 quando, vinte le elezioni, si preparavano a ghermire il Palazzo di Algeri. Ma un golpe bianco organizzato dall'esercito, grande burattinaio della politica, decise di correggere quel deplorevole errore della democrazia. Appassiti dalla lunga detenzione, i due capi storici dell'islamismo algerino appaiono oggi come dei sopravvissuti, in ritardo con il calendario della storia. Hanno insegnato che nelle terre dell'Islam il vero potenziale rivoluzionario è scritto nel Libro, occorre solo proxirre alle plebi stordite dal sottosviuppo e offese dalla corruzione il lenimento irresistibile del ritomo al passato. E' più difficile che riescano ancora a entrare nella cronaca pohtica della nuova Algeria e non solo per le dure restrizioni che vietano loro di partecipare a qualsiasi attività pubblica. Il movimento islamico oggi appare ben diverso dagli anni in cui i due leader del Fis riempirono le tribune dello stadio della capitale promettendo l'uomo nuovo. La scagha armata e terrorista continua la sua crociata mortifera, ridotta a poche centinaia di persone, dispersa e decapitata dalla repressione e dalla promessa di perdono. E' ben vivo l'islamismo egale, quello che ha scelto dibatter¬ si in Parlamento. C'è, ad esempio, soprattutto Islah, il movimento per la riforma nazionale di Abdallah Djaballah, secondo partito del Paese. L'erede di Madani è proprio questo astuto moderato che fu tra i firmatari dell'accordo di Roma patrocinato da Sant'Egidio. Vuole ereditare i voti del Fis, riprendere il filo strappato nel '92. Fa in Parlamento un'opposizione decisa ma giudiziosa al presidente Bouteflika. Alle Amministrative dell'ottobre scorso ha conquistato un centinaio di municipi. E non è certo disposto a lasciar posto ((per meriti storici» ai due sconfitti der92. Ma c'è sulla scena anche un altro Islam che sfugge alle statistiche e appare vasto e potenzialmente pericoloso. E' (d'Islam della strada», quello che sta contagiando la «generazione terremoto». Dopo Ù tenibile sisma del maggio scorso l'Algeria appare ancora stordita, gira a vuoto. L'immensità del disastro ha scatenato soprattutto tra i giovani un'ondata di religiosità con tinte millenaristiche. S'è diffusa, accanto alla rabbia per l'inefficienza del potere, la convinzione che quanto è accaduto è stata la punizione divina per i peccati di laicità e modernismo. Le moschee ogni venerdì sono spesse di fedeli, soprattutto ragazzi. Le preghiere palpitano di rabbia. Come nel 1991.
Persone citate: Abassi Madani, Abdallah Djaballah, Benhadj, Bouteflika, Khomeini, Madani
Luoghi citati: Algeri, Algeria, Roma, Sant'egidio, Vittoria
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