Israele lascia Betlemme, poi toccherà a Ramallah

Israele lascia Betlemme, poi toccherà a Ramallah LA PROSSIMA SETTIMANA L'ESERCITO DOVREBBE RITIRARSI DALLA CITTA IN CUI E' «PRIGIONIERO» ARAFAT Israele lascia Betlemme, poi toccherà a Ramallah I capo di Stato Maggiore: forse questi giorni segnano la fine dell'Intifada AldoBaquis TEL AVIV Rispettando le scadenze della fitta tabella di marcia fissata dai premier Ariel Sharon e Abu Mazen, le forze israeliane hanno ieri consegnato Betlemme - e le vicine cittadine cristiane di Beit Jalla e Beit Sahur - alle forze di sicurezza palestinesi, le quali a loro volta si sono impegnate a prevenire attacchi anti-israeliani, in particolare contro la vicinissima Gerusalemme. Dopo il ridispiegamento nella striscia di Gaza e il ritiro da Betlemme, la settimana prossima l'esercito israeliano potrebbe lasciare anche Ramallah, sede delle maggiori istituzioni politiche palestinesi. La questione sa¬ rà affrontata in un nuovo incontro a quattr'occhi fra i due primi ministri. Abu Mazen è stato duramente attaccato per aver accettato l'invito a Gerusalemme da parte di Sharon. Per Hamas si è trattato di un vertice «futile, da cui hanno tratto maggiore beneficio i sionisti che non i palestinesi». Lo scopo di Sharon, secondo Hamas, «era di esporre in luce positiva Israele, nonostante neghi ancora i diritti dei palestinesi e rifiuti di lasciare la nostra terra». Abu Mazenha subito rintuzzato l'attacco di Abdel Aziz Rantisi e di altri dirigenti islamici avvertendoli che non tollererà che da jarte loro ci siano infrazioni dela tregua. «Il popolo palestinese vuole la fine delle ostilità - ha ribadito - chi la dovesse infrangere, che sia un singolo o una fazione, sarà arrestato». Il premier palestinese ha ammesso che la repressione potrebbe innescare lotte interne. «Faremo tutto il possibile per evitare ima guerra civile», ha assicurato. Abu Mazen ha sottolineato di aver bisogno di un ulteriore aiuto da Sharon. I ritiri in sé non genereranno consenso se non saranno accompagnati dalla liberazione dei detenuti palestinesi, ha detto. Sono settemila in tutto e Israele secondo l'Anp - dovrebbe iniziare a rilasciare almeno gli anziani e i malati. Ieri sera le autorità militari israeliane hanno liberato otto reclusi del campo di Ofer detenuti senza processo, un'altra decina sono stati annunciati per la nottata. I palestinesi sperano che possa inoltre recuperare la libertà il leader del Fronte popolare, Ahmed Saadat, detenuto nel carcere palestinese di Gerico per aver rivendicato la responsabilità dell'uccisione del ministro israeliano Rehavam Zeevi. Nel suo caso i palestinesi vorrebbero un impegno di Israele che la vita di Saadat non sarebbe in pericolo se rientrasse nella sua abitazione di Ramallah. Malgrado la distensione fra i due primi ministri, decine di migliaia di israeliani hanno ieri trascorso ore di tensione quando, al termine di ima giornata di lavoro a Tel Aviv, hanno cercato di tornare alle loro abitazioni nella vicine città di Kfar Saba, Petach Tikwa e Rosh ha Ayn, tutte confinanti con la Cisgiordania. In un quadrilatero di alcune decine di chilometri il traffico è stato bruscamente fermato dalla polizia dopo che i servizi di sicurezza avevano avuto notizia che una cellula di Tanzim (Al Fatah) era penetrata in tenitorio israeliano e si accingeva a compiere un attentato. In serata il livello di allarme è stato allentato. Eppure, vista dallo Stato Maggiore di Israele, la tregua proclamata giorni fa da Hamas, Jihad islamica e Al Fatah sostanzialmente regge. Al punto che Israele ha ridotto le proprie forze in Cisgiordania. «Può darsi che fra alcuni mesi, quando ripenseremo a questi giorni, giungeremo alla conclusione che proprio ades¬ so l'Intifada armata è giunta al termine», ha detto a un gruppo di giornalisti israeliani il capo di Stato Maggiore generale Moshe Yaalon. Nell'ottica israeliana, con la ribeUione armata Arafat ha cercato di imporre a Israele condizioni politiche che erano state respinte al tavolo dei negoziati. L'ammissione da parte del premier Abu Mazen che la violenza non produce risultati e che la soluzione del conflitto può essere trovata solo al tavolo dei negoziati viene interpretata dai vertici militari israeliani come una vittoria. «Sempre che - ha precisato Yaalon - nelle settimane prossime le cellule palestinesi legate a Iran e HebzoUah non riescano a distruggere quando Abu Mazen cerca di costruire». Duri attacchi al premier Abu Mazen per avere accettato l'invito di Sharon a Gerusalemme Per Hamas l'obiettivo era «mettere in buona luce lo Stato ebraico». Ieri sera liberati otto palestinesi detenuti senza processo