Verìfica, nella notte faccia a faccia tra il premier e Fini

Verìfica, nella notte faccia a faccia tra il premier e Fini NELLA SUITE DELL'HOTEL MILTON A STRASBURGO Verìfica, nella notte faccia a faccia tra il premier e Fini E' durato più di tre ore l'ultimo incontro bilaterale di Berlusconi con un leader della maggioranza. Il presidente di An ha ribadito la richiesta di maggior collegialità, ma avrebbe assicurato che resterà nel governo ROMA Chi si è affacciato ieri poco prima di mezzanotte nella suite dell'Hotel Milton a Strasburgo, garantisce che il clima era amabile: Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini stavano conversando del più e del meno, ancora non erano arrivati al dunque. Il colloquio si è trascinato avanti ancora parecchio, troppo a lungo per poterne dare conto prima di andare in stampa. Se ne saprà di più oggi. È la cartina al tornasole per capire se il premier e il suo vice hanno trovato l'accordo sarà-la convocazione del vertice di maggioranza. Si riunirà domani? Vuol dire che ogn\ ostacolo è stato rimosso, resta solo da consacrare la ritrovata intesa nel tradizionale summit a casa del Cavaliere in via del Plebiscito. Il vertice slitterà alla prossima settimana? Significa che qualcosa stanotte è andato storto, una pausa di riflessione si è resa necessaria. Prima che i due si incontrassero, nei rispettivi staff regnava un certo ottimismo, l'ipotesi che Fini rinunciasse alla carica di vice-premier per tornarsene polemicamente al partito veniva considerata alquanto improbabile. Berlusconi aveva chiarito dall'inizio della verifica che giudicava legittima la richiesta di maggiore collegialità, il leader di An sfondava una porta aperta. Però stavolta il leader di An non intende accontentarsi delle promesse, dopo il cattivo risultato alle amministrative deve portare a casa un trofeo ben visibile, dunque vuole che le intese vengano messe nero su bianco. Ecco la ragione del terzo incontro in due settimane. Nella sostanza. Fini rivendica un ruolo-guida nelle strategie di politica economica e sociale. Chiede che gliene venga affidato il coordinamento. Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, sarebbe tenuto a concordare con lui ogni mossa, Berlusconi verrebbe chiamato in causa, in caso di dissensi tra i due. «Se proprio vuole coordinare quella materia, Berlusconi non si metterà certo di traverso», scommetteva ieri chi conosce bene gli umori del premier. Però Fini, nel racconto dei suoi, starà attento anche alle minuzie. Organizzare il faccia a faccia non è stato semplice. Ieri Berlusconi si trovava a Milano, una giornata spesa nei preparativi dell'esordio europeo: stamane alle nove in punto prenderà la parola davanti al Parlamento di Strasburgo nei panni di presidente pro-tempore dell'Ue. Fini, viceversa, era a Roma per illustrare a Palazzo Madama la posizione del governo sui lavori della Convenzione. Pareva che i due potessero fare insieme il viaggio verso Strasburgo, ma poi ciascuno è andato per conto suo: il Cavaliere è decollato da Arcore, Fini l'ha rincorso da Roma insieme col suo portavoce. Salvatore Sottile, e con l'ambasciatore di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Alle dieci di sera non si erano ancora incontrati, il colloquio è cominciato mezz'ora dopo. Poiché nello stesso albergo alloggia anche il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, qualcuno ha ipotizzato un vertice «à trois». La circostanza è stata però esclusa da fonti bene informate. Sta di fatto che nessuno degli alleati è disposto a sottoscrivere in bianco le eventuali intese tra Berlusconi e Fini. L'Udc, per esempio, auspica una rapida conclusione della verifica, ma non desidera che il chiarimento si riduca a «una questione privata fra il premier e il suo vice». Rocco Buttiglione, anche lui ieri a Strasburgo, metteva le mani avanti: «Il colloquio tra Berlusconi e Fini non chiude la verifica, l'ultima parola spetterà al vertice collegiale». Anche la Lega sta sul chi vive, sebbene Umberto Bossi abbia di molto abbassato i toni dopo la doccia scozzese dei giorni scorsi. L'altra notte ha categoricamente escluso una crisi di governo. «Proprio non la vedo», ha detto ai cronisti, «noi vogliamo solo che si facciano le riforme». Assolutamente non è «pentito di aver sottoscritto un patto con Berlusconi». Che in fondo lo considera il suo migliore alleato. [u. m.] «RLsadp Il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini

Luoghi citati: Arcore, Milano, Roma, Strasburgo