«Mi hanno legata e ho visto la morte in faccia»

«Mi hanno legata e ho visto la morte in faccia» ERA STATA CATTURATA DA BANDITI ARMATI DOPO UN COLPO DI STATO, ORA E' TORNATA IN AFRICA «Mi hanno legata e ho visto la morte in faccia» il racconto di una suora di Frassinetto missionaria nella Repubblica Centrafricana Paolo Querìo Ha vissuto attimi sconvolgenti, ha rischiato di essere uccisa, però ha superato le difficoltà grazie alla profonda fede religiosa e ora è tornata in quell'Africa che le è entrata nel sangue. Ha approfittato della vacanza forzata in Italia (è stata obbligata a lasciare la sua missione di Markounda perché troppo pericolosa) per far conoscere la tragedia umana, sociale e culturale che travolge la Repubblica Centroafiicana. Si tratta di suor Petra Urietti, nata a Frassinetto nel Canavese, appartenente alla Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Torino, dal 1996 al servizio dei più poveri trai poveri a Markounda, vula^io di 7000 anime al confine con il Ciad. Lei ha vissuto in prima persona un dramma dimenticato dai mass media (solo il Papa ha cercato di squarciare la cortina di silenzio...), perché quella fetta d'Africa non non attrae 1 attenzione delle grandi potenze. Suor Petra è stata l'ospite fissa di gran parte delle «cene povere», dove ha raccontato episodi e pensieri di chi vive a migliaia di chilometri in una terrà semidesertica e ricorda le sue montagne del Canavese. Prima di partire ha ancora parlato della sua esperienza: «Ai colpi di Stato c'eravamo abituati, ma per lo più consistevano in un blitz che interessava la capitale Bangui, mentre il resto del territorio non veniva coinvolto. Nell'ottobre dello scorso anno però il generale Frangois Bozizé non è riuscito a imporsi nella capitale al presidente Felix Fatasse, anzi è stato costretto a ritirarsi, e allora ha iniziato una sistematica conquista del tenitorio partendo dal Nord, dai confini con il Ciad da dove provenivano molte delle sue truppe mercenarie. Il risultato è stato una serie di villaggi bruciati, missioni distrutte, un saccheggio generalizzato di tutto dò che si poteva trasportare, donne violentate e abitanti uccisi o gravemente feriti». Prosegue suor Petra: «Le nostre missioni erano collegate via radio e ogni settimana una mancava all'appello. Abbiamo sentito dei missionari rapiti, del vescovado di Bossan^oa semidistrutto e del sacerdote ucciso. Sotto Natale i "liberatori" sono arrivato a Markounda, il "villaggio delle termiti" dove erano sorti il dispensario e una scuola grazie alla generosità di molti amici italiani. Hanno preso tutto, attrezzi, pannelli solari, gruppi elettrogeni. Hanno sfondato porte e finestre, strappato i fili della luce. Nella comunità eravamo quattro suore, tre hanno deciso di partire. Io sono rimasto per cercare di rimettere a posto i cocci, ma il 15 gennaio di quest'almo i ribelli sono tornati, per rubare due frigoriferi a petrolio che non erano riusciti a caricare la volta precedente. Una pausa di un mese buona, poi il 3 marzo l'attacco più feroce. Uomini armati, che si sono esplicitamente presentati come criminali sono tornati alla ricerca di un'auto che però era già stata mandata in Ciad. Hanno allora preso Francesco, un agronomo laico che operava nella zona di Markounda, lo hanno legato a una croce e lo hamo pestato a sangue. Poi è toccato a me. Mi hanno legata, utiliz¬ zando il tubo del gas, le mani alle caviglie; poi ho sentito distintamente il "ciac" di un ribelle che faceva scorrere il colpo in canna...». Cosa ha pensato? «Ho pensato fosse giunta la mia ora, ho chiesto perdono a Dio del male fatto e delbene che potevo fare ma non ho fatto. Ho rinnovato i miei voti di suora... sentivo degli spari...». Poi? «Poi improvvisamente uno è entrato e mi ha slegata. Ero viva e devo dire grazie a Dio...». Suor Petra ha dovuto però rientrare in Italia e solo una VjBntina di giorni fa il vescovo le ha dato semaforo verde al ritomo in Africa. Ma non, per ora, a Markounda: ci sono troppi rischi. Ha raggiunto le consorelle in Zaire (dove aveva iniziato la sua ttività missionaria), poi probabilmente passerà in Ciad, nel vescovado vicino alla missione di Markounda. Il suo augurio? «Più che un augurio la mia è una speranza, quella di poter tornare laggiù. Non importa se si dovrà rifare tutto da Z. Grazie alla protezione di Dio e generosità di tanti amici potremo farnvivere il "villaggio delle termiti'».

Persone citate: Bossan, Felix Fatasse, Frangois Bozizé, Paolo Querìo, Petra Urietti, Suor Petra