L'indotto auto in crisi chiede aiuto di Marina Cassi

L'indotto auto in crisi chiede aiuto APPELLO AL GOVERNO AFFINCHÈ ATTUI POLITICHE DI SOSTEGNO PER IL SETTORE L'indotto auto in crisi chiede aiuto Gli artigiani: diminuiti gli occupati e azzerati gli investimenti Marina Cassi Tra tutti gli insediamenti della Fiat Auto in Italia solo quelli torinesi hanno prodotto un autentico distretto capace di produrre automobili dalla progettazione al prodotto finito ricco di circa 1.200 imprese con 74.000 addetti: di queste 900 hanno meno dì 50 addetti con un'occupazione complessiva di 12.000 persone. Negli altri casi la situazione è variegata fino a arrivare a una caso di «industrializzazione senza sviluppo» come a Termini Imerese dove non c'è un sistema integrato di subfomitura. Questa è l'analisi delle tre organizzazioni dell'artigianato - Cna, Confartigianato e Casa - che ieri in un convegno dal provocatorio titolo «Indotto auto: nessuna notizia in cronaca, nessuna misura strutturale» hanno rivolto un appello al governo e alle Regioni affinché sì occupino del settore dell'indotto con politiche industriali di sostegno più volte promesse, ma mai attuate. La ricerca che hanno presentato, oltre a analizzare le realtà di Torino, Arese, Cassino, Termini Imerese, Pomigliano d'Arco, ha anche evidenziato che la crisi del settore e della Fiat ha colpito le aziende subfornitrici: a Torino il 36 per cento di quelle interpellate a campione, infatti, ha dichiarato una flessione della domanda. H settore tiene ancora perché il 55 per cento ha dichiarato un livello della domanda inalterato rispetto al secondo semestre del 2002, ma quasi il 20 per cento ha già ridotto il numero degli occupati e il 60 per cento ha contratto o completamente azzerato la spesa destinata agli investimenti. Secondo gli artigiani sono, quindi, le aziende medie e piccole il vero anello debole del settore automotive; infatti «i fornitori Fiat di primo livello, pur essendo pienamente internazionalizzati, non sono ancora in grado di trascinare verso, il mercato globale il sistema fornitura nel suo insieme che - almeno nella provincia di Torino rimane ancora fortemente legato alla casa automobilistica torinese». Le imprese artigiane sono quindi in un circolo vizioso: per affrontare la crisi «do¬ vrebbero investire in tecnologia e risorse umane e aprirsi su nuovi mercati, ma tali azioni sono ostacolate proprio dagli effetti della congiuntura negativa. Un circolo difficile da spezzare senza nessuna misura strutturale». Le tre confederazioni artigiane sollecitano quindi un intervento del governo e alle Regioni interessate con iniziative per il credito agevolato tramite la costituzione di un fondo speciale di garanzia e con la tutela dei lavoratori del settore con un aumento da sei a dodici mesi del sussìdio di disoccupazione. Alla Fiat le imprese artigiane chiedono di «evitare la tentazione di ridurre ancora ì prezzi ai fornitori per evitare un deterioramento della qualità dei prodotti richiesti al sistema della subfomitura». Secondo gli artigiani, le aziende medie e piccole sono l'anello debole dell'indotto

Luoghi citati: Arese, Cassino, Italia, Termini Imerese, Torino