Immigrazione, con la Libia si chiude l'«accordo tecnico» di Guido Ruotolo

Immigrazione, con la Libia si chiude l'«accordo tecnico» DURATO TUTTO IL GIORNO IL VERTICE AL VIMINALE Immigrazione, con la Libia si chiude l'«accordo tecnico» Domani il ministro Pisanu sarà a Tripoli per siglare quello politico «Con la collaborazione e nel rispetto della sovranità nazionale» Guido Ruotolo ROMA La riunione tra le due delegazioni di «esperti» libici e italiani è iniziata in mattinata al Viminale ed è continuata, senza interruzione, fino a tarda sera. Siamo al rush finale, entro oggi dovrà comunque essere definito un accordo perché domani volerà a Tripoli il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, per siglare formalmente l'intesa di cooperazione con le autorità libiche per il contrasto al traffico di immigrati clandestini. E già il fatto che la missione di Pisanu, a trattativa ancora aperta, sia stata confermata ieri pomeriggio dal Viminale è la conferma che il confronto sta andando e andrà comunque a buon fine. L'accordo, insomma, si farà. E, naturalmente, soddisferà sia il nostro Paese che la Libia. L'intesa e la missione di Pisanu a Tripoli rivestiranno una importanza maggiore dal momento che sarà il primo atto del ministro dell'Interno di un governo che, da oggi e per sei mesi, avrà formalmente la presidenza della Uè. E, dunque, la missione in Libia assumerà il valore della conferma dell'impegno europeo ad affrontare il problema dell'immigrazione, una scelta già assunta dall'ultimo vertice di Salonicco. E rilanciata ieri dal nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini: «L'immigrazione è un problema, ormai, europeo, l'Europa lo ha preso in carico». La settimana degli «equivoci» e dello «strappo» sembra ormai alle spalle. La disponibilità di Tripoli a una «cooperazione» con l'Italia non è mai venuta meno in questi giorni anche se è prevalsa, da parte delle autorità libiche, la necessità di precisare, rettificare, fissare dei paletti che diano il senso e i limiti alla collaborazione tra i due Paesi. Ancora ieri è stato ribadito dal ministro degli Esteri Shalgham che l'accordo non potrà intaccare «la sovranità libica». Il che significa che «le navi o i militari italiani» non potranno pattugliare i porti e le coste libiche. E ancora: che la Libia si vuole impegnare nel controllo delle sue frontiere ma non è in grado di farlo. Vincoli precisi, dunque, che non rimettono in discussione, però, la sostanza dell'accordo che era già stato abbozzato. Naturalmente, ieri mattina la delegazione libica giunta da Tripoli aveva con sé una serie di appunti sulla bozza dell'intesa stilata dal nostro ministero dell'Interno sulla base anche dei colloqui avuti a Tripoli con il ministro dell'Interno libico. E il fatto che l'incontro sia durato tutto il giorno fa ipotizzare che alcuni capitoli dell'intesa siano- stati rimessi in discussione. O anche che si è discusso per sgombrare il campo dagli «equivoci» dei giorni scorsi: l'investimento^ di nostri uomini e mezzi nella' cooperazione tra i due Paesi per affrontare il problema dell'immigrazione non equivale alla «presenza di militari», non mette in discussione «la sovranità libica». La bozza italiana prevedeva, infatti, l'invio di una sessantina di uomini da impegnare nel monitoraggio dei confini interni della Libia: due aerei di ricognizione, alcuni elicotteri, upa decina di mezzi fuori strada, persino dei containers da sistemare nei posti di frontiera del deserto, oggi sguarniti. E un impegno logistico e tecnico per allestire dei centri di accoglienza degli immigrati irregolari, oltre ad alcune motovedette per vigilare le coste. Nella proposta italiana, poi, veniva rafforzava la collaborazione tra le forze di polizia e di intelligence impegnate nel contrasto ai trafficanti di clandestini, con l'invio di una trentina di investigatori in Libia. Al di .là delle controproposte sollevate nella riunione del Viminale, i libici hanno insistito, in questi giorni, nel chiedere alcuni impegni preci¬ si all'Italia. La «catastrofe» dell'immigrazione in Libia può diventare anche una «opportunità» per Gheddafi che dall'accordo con l'Italia vuole ottenere due obiettivi: la revoca dell'embargo e l'impegno dell'Italia e dell'Europa a un coinvolgimento in un programma straordinario per affrontare alla radice il fenomeno dell'immigrazione, per incentivare gli immigrati africani a non alimentare l'esodo verso l'Europa. Sul primo punto, l'embargo, in questi giorni sono arrivati indicazioni precise dal governo italiano, favorevole al suo superamento: il presidente Berlusconi si è impegnato a convincere ad ammorbidire la loro opposizione alcuni partners europei, a partire dalla Germania, dall'Olanda e Inghilterra. E, poi, la delegazione italiana ha fatto presente ai libici che il supporto di mezzi alla cooperazione tra i due Paesi rappresenta già nei fatti un primo superamento dell'embargo. A tarda sera, comunque, dal Viminale non è arrivata la fumata bianca anche se passi in avanti se ne sono fatti. Previsto l'invio di 60 uomini, due aerei da ricognizione, alcuni elicotteri ed una decina di fuoristrada per monitorare i confini interni Una «carretta del mare» carica di clandestini

Persone citate: Beppe Pisanu, Berlusconi, Franco Frattini, Gheddafi, Pisanu, Shalgham