Farina superstar Gioca per i quarti e per la «storia» di Stefano Semeraro

Farina superstar Gioca per i quarti e per la «storia» TENNIS: VUOLE ENTRARE NEI «LAST EIGHT» DI WIMBLEDON Farina superstar Gioca per i quarti e per la «storia» La milanese, dopo a vittoria con l'americana Rubin, affronta oggi l'argentina Suarez in un match degli ottavi per nulla impossibile personaggio Stefano Semeraro WIMBLEDON DOPO la vittoria con Chanda Rubin, venerdì scorso, non ha dormito bene. «Macché, mi giravo e mi rigiravo, non riuscivo a prendere sonno. Mio marito Francesco, invece, un ghiro». Più che la cena ritardata, quasi a mezzanotte. Silvia Farina ha forse patito l'inquietudine di chi si avvicina ad un tornante decisivo della carriera, ad una svolta che, a 31 anni, quando ormai non manca troppo al momento di appendere la racchetta al detestabile chiodo, potrebbe illuminare di luce diversa tanti anni di tennis giocato sempre con voglia e passione, non sempre con fortuna. Oggi, sul campo numero 14, Silvia sfida l'argentina Suarez in un match per nulla impossibile: in palio c'è un posto nei quarti di Wimbledon, un approdo che vale un tesserino perenne per il recinto esclusivo dei «last eight». Chi almeno una volta si è infilato nei quarti di uno Slam si porta appresso per sempre imo spolvero di nobiltà. Non che Silvia non ne abbia toccati, di traguardi importanti: le vittorie a Strasburgo, il numero 11 della classifica mondiale un record, per le nostre ragazze il Masters conquistato lo scorso anno. E poi gli ottavi raggiunti due volte a Parigi, ima volta agli Us Open. «Ma un quarto a Wimbledon è un'altra cosa, per me sarebbe il risultato più bello. Un ritaglio grande da aggiungere alla raccolta che dal '97 sta facendo mio suocero e che ormai invade la casa: articoli, foto, una vera biografia da mostrare ai nipotini». Quanti nipotini? «Che domanda difficile». La domanda facile riguarda invece Wimbledon, i primi ricordi, le prime sensazioni: «Guardavo alla tv i match di Borg e McEnroe, il tennis femminile non mi interessava proprio. La prima esperienza diretta è dell 89. Giocai il torneo junior e arrivai nei quarti, ma avevo vinto il torneo prima, a Surbiton, segno che sull'erba ho sempre saputo giocare. Qui vidi la Golarsa perdere dalla Evert nei quarti, sul campo numero 1. Adesso che posso arrivarci anch'io, mi man;io le mani per le occasioni che io perso in passato». Soprattutto l'ottavo lasciato al Roland Gairos alla Krasnoroutskaya, meno quelli persi sempre a Parigi con la Pierce e a New York con la Davenport. Ieri Silvia si è allenata a Hurlingham, poi un po' di palestra, relax con Francesco Elia, il coach conosciuto nel '96 e sposato nel '99 («Sono rimasto il suo coach, poi faccio anche da preparatore atletico, da autista, per ultimo anche da marito»). Un piatto di fusilli al pomodoro consumato nella villetta di Wimbledon dove i due soggiornano durante il torneo («Come cuoca le do 6,5 per i risultati, l'impegno invece è sempre da 10, come quando gioca a tennis»), un po' di tempo per analizzare le armi della Suarez, contro cui Silvia ha fra l'altro giocato in doppio sabato scorso: «Gioca profondo e piatto, con il rovescio fa più male e infatti credo che insisterò più sul diritto, che ha meno sicuro. Ma poi sull'erba bisogna essere istintivi, non pensare troppo, perché non ce n'é il tempo». Dal match con la numero 8 Wta, Chanda Rubin, nutrito dal successo ottenuto la settimana prima con la Davenport, Silvia si é portata una provvista importante: «Mi sono piaciuta per come ho saputo mantenere la calma, per l'autorità con cui ho ripreso il match dopo le pause per la pioggia. Sui match-point sprecati un po' ho tremato, è vero, ma ho reagito. Insomma, so quello che valgo, e che, chiunque sia la mia avversaria, per battermi deve giocare proprio bene». Dopo Wimbledon Silvia ha in programma una operazione al piede sinistro per rimediare ad un fastidioso malanno, poi una settimana di mare in Sardegna. E dopo? «Ancora non ho deciso - dice sfoderando il suo incantevole sorriso - Magari continuo solo fino agli US open, magari gioco anche il prossimo anno, chi lo ha detto che bisogna decidere tutto in anticipo?». Giusto. Intanto, evitato il fatale campo numero 18 ((do odio, ci ho sempre perso, ho chiesto espressamente di non giocare lì») c'è la Suarez da battere. Papà Carlo e mamma Aida sono partiti da Londra a metà del match con la Rubin, vedranno la partita da Milano, trepidando con lombarda compostezza. «Silvia può, anzi ormai deve farcela -dice Raffaella Reggi -. Non è una questione tecnica, ma solo di testa»r Al possibile match con la Clijsters, ai punti che la farebbero ritornare verso le top-20, meglio non pensare. C'è un presente che vale un bel pezzo di futuro, da sfidare. Silvia Farina è in gran forma. Per lei oggi tiferà Raffaella Reggi

Luoghi citati: Londra, Milano, New York, Parigi, Sardegna, Strasburgo