«Sono Gheddafi uno come gli altri»

«Sono Gheddafi uno come gli altri» PER IL FIGLIO DEL COLONNELLO ACCOGLIENZA DA STAR IN UN CASTELLO DEL VITERBESE: DOMANI ANDRA' AL RADUNO CON COSMI «Sono Gheddafi uno come gli altri» Al Saadi si presenta così: «Papà è d'accordo. Il Perugia ha fatto grandi giocatori di tutti i continenti, proverà anche con me. Non immaginavo di giocare in A». Gaucci lo chiama ingegnere: «Mi gioco la reputazione» reportage Marcò Ansaldo inviato a TORRE AtFINA (Viterbo) ■ cronisti più smemorati non ricordano che, quando Manuele Blasi venne acquistato dal Perugia, il presidente Gaucci lo accolse con «un saluto al nostro illustre ospite» come ha fatto ieri con Al Saadi Gheddafi. Ed è un vuoto di memoria a far dimenticare che Ze Maria viene abitualmente chiamato dal sor Luciano con il proprio titolo di studi, ammesso che ne abbia imo: Gaucci, rivolgendosi al figlio del Colonnello libico, lo chiama sempre «Ingegnere» ed è pensabile che faccia cosi con chiunque, visto che per lui ((tutti quelli che indossano la nostra maglia sono uguali». Eh, sì. L'acquisto mediatico dell'anno, dopo Beckham al Real Madrid, sarà uno come gli altri. A parte la limousine lunga come tm motoscafo che l'ha raccolto all'aeroporto di Perugia (l'aspettavano a Fiumicino ma non aveva comunicato il cambiamento di rotta del jet privato); a parte i carabinieri, i vigili urbani, i due funzionari della Digos e le quattro guardie del corpo libiche; aparte il discorso dal podio che gh ha dedicato il suo presidente, così emozionato da incespicare sull'avverbio ((inequivocabilmente» e su un paio di passaggi nel finale; a parte il buffet per duecento persone e il pranzo per trenta nel salone del castello cinquecentesco, affrescato con scene mitologiche e fregi tra i quali le Pigiali di Gaucci e dei suoi figli; a parte la presentazione in questo magnifico terrazzo naturale tra il Lazio, l'Umbria e la Toscana che vide molte riunioni democristiane ai tempi belli e conserva una delle sette torri dedicata ad Andreotti, che ci dormì spesso. Insomma a parte i dettagliucci che non devono fuorviare, il trentenne Gheddafi sarà proprio uno come gli altri. Pensate che l'almanacco Panini non gh dedicherà neppure una pagina speciale: soltanto il solito, scarno curriculum, con data di nascita, presenze e reti nell'Ai Ittihad, il club (naturalmente) più prestigioso di Libia. Lui, Saadi in verità ha fatto molto per sembrare uno normale. Si è presentato con un abbigliamento appena meno casual di quello esibito da Legrottaghe alla Juve: camicia color fumo di Londra indossata fuori dai jeans, comodi mocassini in pelle maròn, occhiah da sole nella mattinata più buia da sei mesi a questa parte, con i nuvoloni bassi e neri che di lì a poco avrebbero scaricato sui tendoni del giardino pioggia e grandine. Insomma un giovanotto sul metro e ottanta, magro e con poca voglia di parlare. Se sarà questo il suo stile, le interviste si ridurranno a un francobollo. Prima domanda. Cosa ha detto di questa scelta il Colonnello suo padre? «E' d'accordo». Seconda domanda: immaginava che un giomo avrebbe giocato in A? Risposta: «No». Terza domanda: cosa pensa dell'immigrazione clandestina e dell'alleanza tra Italia e Libia per combatterla? ((Non parlo di politica». E via di seguito, un po' per le difficoltà della traduzione dall'arabo, un po' (crediamo) per la scelta di smorzare i toni. Llngejpere non è un fesso. Sa di aver imboccato una strada pericolosa per uno poco abituato a sentirsi contestare o, peggio, coprire di ridicolo. Megho percorrerla il più possibile a fari spenti quella strada, fino al momento in cui lui stesso avrà capito se è praticabile oppure no. Il guaio è che gh altri teiranno accesi i riflettori. Il Gattone Gaucci gongolava nel vedere tante autorità e persino i giornalisti stranieri bersi ogni istante della sua festa in fondo divertente e ben riuscita, a metà tra il party di gala e un matrimonio alla Alberto Sordi: con poca spesa ha già centrato l'obiettivo di fai- parlar di sé mezzo mondo. Il rischio è di farsi prendere la mano. Quando ha detto «mi gioco la reputazione e quella dei miei figli sul fatto che Saadi sarà un grande nel Perugia», suo figlio Alessandro, che fa falba a guardare videocassette di giocatori di ogni categoria e continente e ci capisce come pochi, ha un po' sbandato sulla seggiola. Gheddafi per ora è un investimento mediatico, sul giocatore vedremo. «Il mio compito sarà fornire palloni agli attaccanti, più che segnare - ha detto Saadi, calzando il cappellino dell'Armata Rossa, il gruppo ultra perugino sulle cui tendenze politiche c'è poco da confondersi -. So cosa mi aspetta, tuttavia il Perugia è stato capace di adattare al calcio italiano gente che veniva da tutti i continenti e spero che faccia altrettanto con ine. E' ima sfida. A 30 anni comincio una nuova vita, anche se sarà un passaggio temporaneo: per la prima volta abbandono le mie responsabilità di giocatore e di dirigente sportivo in Libia per fare il calciatore professionista. Se andrà bene abDandonerò anche la carica di consighere della Juventus ma intanto vediamo cosa succede. Neppure ih Africa si scherza: i tifosi sono più diffidenti e dopo certe partite ero così stanco e avevo preso tante botte che non riuscivo neppure a sedermi». Oggi le visite mediche, domani andrà al raduno con Cosmi, mercoledì partirà per il ritiro in Trentino con il nome Saadi sulla maglietta numero 19, la somma del 10 e del 9 che indossava in Libia. Corse, palestra, tabelle. Comincerà la vita di un calciatore normale che tanto normale non è: per i due anni di contratto guadagnerà meno di 100 mila euro, che devolverà in beneficenza. Anche nel Perugia degli ingaggi al ribasso, quelli normali prendono più di lui. Al Saadi Gheddafi indossa la maglia del Perugia con cui giocherà nella prossima stagione: sulle spalle avrà il numero 19