Addio Katharine icona del femminismo e leggenda del cinema di Paolo Mastrolilli

Addio Katharine icona del femminismo e leggenda del cinema Addio Katharine icona del femminismo e leggenda del cinema La Hepbum si è spenta ieri nel Connecticut all'età di 96 anni, l'America in lutto Iniziò negli Anni 30 con John Barrymore, famoso il suo amore con Spencer Tracy Paolo Mastrolilli NEWYORK Guardando i «coccodrilli» che le televisioni americane hanno trasmesso in tutta fretta, e per ore, quando si è saputo della morte di Katharine Hepbum, uno capiva il significato della mitologica definizione di «star». Nell'arco di una carriera durata oltre sessant'anni, con quattro premi Oscar nella bacheca e 12 nomination nel cassetto, non c'è un attore degno della storia dello spettacolo che non abbia recitato vicino a lei, da Cary Grant a James Stewart, da Humphrey Bogart ad Henry Fonda, da John Wayne a Spencer Tracy, l'amore non tanto segreto della sua vita. Eppure per qualche anno questa ragazza dai capelli rossi, e dal carattere anche più sanguigno, aveva dovuto sopportare persino la nomea di viziata ammazzafilm, che con la sua antipatia generava fiaschi in continuazione al botteghino. Vita inusuale, la sua, come sempre per persone del genere. Era nata il 12 maggio del 1907 ad Hartford, in Connecticut, seconda di sei figli di un medico. Buona famiglia del New England, destinata a protrarsi nel tempo con un buon matrimonio. Ma non era per lei, quel destino. Si racconta che a dodici anni avesse già messo su uno spettacolo teatrale con i suoi amici; finite le scuole superiori si era infilata in una compagnia itinerante per la costa orientale. Da allora in poi quella carriera non era più finita. All'inizio degli Anni Trenta aveva preteso dalla Rko un contratto da 1500 dollari la settimana, che sarebbe un discreto stipendio ancora oggi. Eppure nessun investimento fu più azzeccato nel mondo dello spettacolo, perché già al secondo film, «Moming Glory» del 1933, aveva vinto il primo Oscar. Tallulah Bankhead, quasi sfottendola, aveva definito la sua voce come «monetine che cadono dentro una slot machine». Eppure poche voci di Hollywood sarebbero state tanto imitate. Non che le cose andassero sempre lisce, per questa ragazza non convenzionale, che vestiva comoda e spesso non portava il trucco. Infatti, pochi anni dopo, perse il ruolo di Scarlett O'Hara in «Via col vento», perché il regista pensava che non avesse abbastanza «sex appeal». Heagì comprandosi i diritti della commedia teatrale «The Philadelphia Story», per portarla sul grande schermo assieme a Cary Grant e James Stewart, sbancando tutti i botteghini. Ma la svolta della sua vita era venuta nel 1942 con «Woman of the Year». Non aveva vinto Oscar per quel film, ma aveva conosciuto Spencer Tracy, l'uomo della sua vita. Lui era sposato, cattolico osservante, e perciò non divorziò mai dalla moglie. Ma i due restarono insieme per il resto della sua vita, che fini nel 1967 poco dopo il completamento delle riprese di «Indovina chi viene a cena». Lei vinse il suo secondo Oscar per quella pellicola, ma non riuscì mai a guardarla. Neanche la morte di Tracy, però, l'aveva fermata. Anzi, aveva reagito girando con Peter O'Toole ne «Il leone d'inverno», con cui aveva vinto il terzo Oscar nel 1968. Raccontano che l'anno dopo, mentre recitava a Broadway nel musical «Coco», si fermò in mezzo alla scena per rimproverare uno spettatore che aveva usato il flash per fare una foto. Una così, che rifiutava interviste e autografi perché la scocciavano, non poteva farsi bloccare neppure dall'età. E infatti nel 1981, a 74 anni e malata di un disturbo neurologico, era di nuovo davanti alla cinepresa con Heniry Fonda, per vincere il quarto Oscar in «Sul lago dorato». E' morta ieri pomeriggio a Old Saybrook, in Connecticut, nella casa di famiglia dove tornava perché «qui non sono niente di eccezionale». Altrove, per chi amava il cinema, era quasi tutto. E lei lo sapeva: «Non rimpiango nessuna cosa che ho fatto nella vita, soprattutto se me la sono goduta». Quattro statuette nella lunga carriera per«MorningGlory», «Indovina chi viene a cena» «Il leone d'inverno» e «Sul lago dorato» «Potrei aver ottenuto tre volte di più di ciò che ho avuto, ma quello che importa è vivere, camminare, la casa, una famiglia» KsogcinnKatharine Hepbum al culmine del successo, negli Anni '40 Katharine Hepbum al culmine del successo, negli Anni '40

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