«Le nuove Brigate rosse sono scadenti e scadute» di Vincenzo Tessandori

«Le nuove Brigate rosse sono scadenti e scadute» LE DELLE UNITA' COMUNISTE COMBATTENTI SOSPETTATO PER IL CASO BIAGI «Le nuove Brigate rosse sono scadenti e scadute» Persichetti: «C'è discontinuità con il vecchio gruppo smantellato negli Anni Ottanta». «Adesso agiscono come un'entità staccata» intervista Vincenzo Tessandori LE storie, a volte, si somigliano. Ma quando sogni, ideali, aspirazioni travolgono gli altri e te stesso, è la tragedia. Paolo Persichetti, 41 anni, un passato nelle Ucc, Unità comuniste combattenti, contigue alle Brigate rosse, si trova in carcere, estradato dalla Francia. Come si dice, salda un debito grande con la giustizia che lo ritiene colpevole di concorso morale nell'omicidio di Lido Giorgeri, generale dell'Aeronautica, Roma 20 marzo 1987. Condanna definitiva a 22 anni, da scontare ancora 15 anni e 10-mesi. Ha rischiato di annegare in un incubo.chiamato «delitto Biagi» e ora risponde alle domande de La Stampa, talvolta col linguaggio della sociologia, anche se, quando parla di sé lo fa di getto e definisce la sua vita una «non agevole passeggiata». Come si arriva alla (dotta armata»? «Come i partigiani raccontati da Fenoglio e Calvino, oppure perché ci sono "uomini e no", come scriveva Vittorini. Quando vengono meno tutti i luoghi di mediazione del conflitto, come fu per l'Itaha del compromesso storico, della solidarietà nazionale, della politica dei sacrifici e dell'austerità. E pure quando i morti dalla propria parte son troppi: non dimentichiamolo, quasi 200 tra manifestanti e scioperanti disannati dal 1946 al 1969, provocati dalle forze dell'ondine. Infine, quando il sentimento individuale che si rivolta contro le ingiustizie, i soprusi, l'autoritarismo è socialmente condiviso e incontra contesti di fortissima tensione e rottura sociale pervasi di culture pohtiche radicalmente antisistema». Dato e non concesso che tutto questo sia vero, oggi la situazione com'è? «Le culture antagoniste non riescono a fuoriuscire dai loro ghetti autoreferenziali, mentre gli altri settori perseguono progetti "regolazionisti", suddivisi tra un polo conservatore e corporativo, legato alle culture sovraniste vetero-keynesiane, ed un polo riformista che teorizza forme di neowelfare. In mezzo, l'algido mondo dei neofilantropici del volontariato. D'altra parte, come sia possibile sostenere di fronte ad un tale contesto una "via annata" (per giunta vecchia) non va chiesto a me, ma a coloro che hanno rivendicato gli ultimi attentati». Ma non era anche lei fra coloro che giuravano: "Mai più senza fucile "? «Quello era lo slogan del Mir cileno dopo il golpe del 1973, realizzato da Pinochet e i "Chicagoboys".suoi alleati. Berlinguer teorizzò allora l'impossibilità per la sinistra di accedere al governo anche in caso di vittoria elettorale, senza un preventivo accordo con gli avversari storici: De e padronato. Che senso avrebbe avuto, allora, recarsi a votare se, in caso di successo, lo scrutinio non avrebbe avuto valore? Molti risposero a questa domanda impugnando le amai». Che significato avevano i termini «rivoluzione» e ((proletariato»? «Quello forte e immediatamente percettibile che forniva la società fordista, irrigimentata tra "tute blu" e "colletti bianchi". Mondi e morali avversi, lavoratori e padroni che coabitavano a distanza. Un mondo di certezze, fissità, programmabUità, all'interno di un compromesso sociale che vedeva "noi" organizzati in grandi partiti di massa con potenti cinghie di trasmissione sociale: la crisi dissolse quel mondo di certezze con le sue gerarchie e autorità». Con quali effetti? «Che giovani arrabiati, molti meridionali, salirono sulle nuove barricate, annuncio di una transizione epocale. Dalla quella crisi piena fuoriuscirono i gruppi combattenti. La sovversione politica degli anni settanta è figlia di quel passaggio traumatico che fu l'anno della transizione postfordista nella società italiana». Le Brigate rosse speravano di diventare il detonatore per far esplodere la fabbrica e la piazza: parche fallirono? «Gli anni '70 sono l'epoca di massima divaricazione tra sistema politico, prigioniero delle sue alchimie (compromesso storico, autonomia del politico) e società, attraversato da movimenti che intervengono e si moltiplicano con ulna irruenza prolungata e senza precedenti Autonomia del politico contro autonomia del sociale. Nessuna ricerca di mediazione, volontà di recepire e integrare. Al contrario, il protagonismo dei movimenti è percepito come ima minaccia ed essi custodiscono gelosamente la propria autonomia. È questo vuoto che i maggiori gruppi combattenti, sia pur tra rivalità e competizioni, provano a colmare con strategie di rottura tra loro differenti». Insomma, sparavano. E oggi? «I neofiti della lotta armata attuale agiscono come una entità staccata, una meteora che segue in parallelo la società, interviene periodicamente intersecandola con azioni annate e poi si ritrae». Esite discontinuità fra le bierre Duemila e quelle del passato? «Dodici anni di silenzio impongono di fatto la discontinuità, qualunque sia il desiderio individuale o la frustrazione di chi ha raccolto dal museo della storia il logo Br. L'esperienza bierre trova una sua conclusione alla fine degli anni ottanta, quando le reti organizzative superstiti vengono smantellate e la quasi totalità dei prigionieri riconosce la fine del ciclo politico della lotta annata. Eppoi, la domanda che tutti oggi fuggono è: perché un gruppo cosi scaduto e così scadente è arrivato a sparare? Senza dubbio vi. è la mancata soluzione politica». Com'è possibile definire tutto questo «rivoluzione»? «È la teoria della campana di vetro, della bolla autoreferenziale che, come già avveniva nei primi anni ottanta, viene risucchiata totalmente dagli scontri intemi al ceto politico-istituzionale e strumentalizzata per dar corpo al ricatto emergenziale». Josif Stalin diceva che (da morte risolve ogni problema... via l'uomo, via il problema». Ma ha senso chiamare rivoluzione l'assassio di qualcuno per strada? «Nonio ha. Ai pari di chi uccide per la patria, per la religione, per edificare uno stato o una nazione o, peggio, per ragioni di "ordine pubblico", come fu per (Giorgiana Masi e come è stato per Carlo Giuliani. Se non ha senso, non ha mai senso: non può esistere un'etica selettiva. E c'è una variabile di questa teoria dell'eliminazione del problema attraverso la neutralizzazione dell'uomo, meno cruenta ma non meno crudele: la via giudi¬ ziaria. "Condanniamo l'uomo, risolviamo il problema". Li Italia essa dà luogo a quei riti propiziatori chiamati "girotondr». Venticinque anni fa, il sequestro di Aldo Moro, considerato lo spartiacque nella storia del terrorismo nostrano e pure della politica italiana: perché, secondo lei, c'è un "prima" e c'è un "dopo"? «Quando Moro fu preso non avevo ancora 16 anni. Quell'azione mi emancipò rispetto alle tesi sulle Brigate rosse esposte nella stampa del Pei che allora divoravo. In ogni modo, la distanza ' storica permette di dire òhe il progetto politico delle Br finisce conia morte di Moro, il successo militare farà schermo per lungo tempo all'inconcludente risultato poUtico». Durante i 55 giorni della prigionìa del presidente della Democrazia cristiana parvero intrecciarsi interessi inconfessabili fra certi politici e servizi deviati, qualcuno sostiene che i brigatisti furono manovrati: ha mai temuto di esserlo? «Assurdol Prima si dice che abbiamo sbagliato, poi si pretende che per sbagliare avremmo avuto bisogno ai suggeritori occulti. Spero che, almeno per sbagliare, ci sia la libertà di farlo da soli. La sensazione di essere strumentalizzato ce l'ho oggi, dopo aver scoperto che, per un armo intero, hanno indagato in modo occulto contro di me, disposti a fare earte false pur di avvalorare la tesi della ""centrale francese"'». Ecco, le storie, a volte, si somigliano. «Non ha senso definire rivoluzione l'assassinio di un uomo per la strada: non può esistere un'etica di tipo selettivo» «Oggi ho la sensazione di essere strumentalizzato dopo aver scoperto che hanno indagato per un anno di nascosto " sulla "centrale francese"» Paolo Persichetti, 41 anni, un passato da terrorista

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