Monconi mette in scena il dramma degli abbracci

Monconi mette in scena il dramma degli abbracci HA DEBUTTATO AL TEATRO FARNESE DI PARMA «PECCATO CHE FOSSE UNA PUTTANA» CHE A OTTOBRE SARÀ A TORINO Monconi mette in scena il dramma degli abbracci Nel testo di John Ford ogni protagonista ha un partner privilegiato Un «Romeo e Giulietta» perverso dove gli amanti sono fratelli La pièce allestita con due diversi cast, una con uomini en travesti Masolino d'Amico PARMA «Peccato che fosse puttana» di John Ford, scritta una decina d'anni dopo la morte di Shakespeare, si rifa flagrantemente a «Romeo e Giulietta»: Parma invece di Verona, ambiente borghese, amore proibito, nozze segrete che esplodono quando si presentano pretendenti ufficiah imposti dalla famiglia di lei, e veleni, pugnali, frati, balie compiacenti, bagno di sangue conclusivo. Ma è un «Romeo e Giulietta» perverso, che infatti piacque ai decadenti fine Ottocento, perché i protagonisti dell'idillio sono fratelli, e per la morbosità della conclusione, quando Giovanni piuttosto che rinunciare a Annabella la uccide, e famosamente si presenta col suo cuore infilzato in cima alla daga. Il contomo è corrotto come i protestanti inglesi amavano rappresentarsi il Rinascimento. H prescelto tra i corteggiatori di Annabella, Soranzo, ha un trascorso con una donna sposata, Ippolita, che vuole ucciderlo per vendicarsi, intenzione condivisa dal marito di lei Ricciardetto, il quale creduto morto si aggira travestito. Ippolita è frustrata dal fedele Vasquez, crudele servo spagnolo di Soranzo, mentre l'attentatore fallisce per un equivoco, quando il da lui manovrato Grimaldi trafigge per sbaglio lo sciocco Bergetto, comico aspirante alla mano di Annabella. Da ultimo ecatombe generale, e il cinico nunzio apostolico sequestra i beni delle vittime nel nome della Chiesa. Tutti in questa pièce apparentemente capricciosa, ma in realtà di salda struttura, hanno un partner privilegiato: Giovanni si confida con un Frate, Annabella con la Babà, il Nunzio protegge Grimaldi, Soranzo è legato al fido Vasquez, il buffo Bergetto è inseparabile dal servo Poggio, ecc. La regia di Luca Ronconi insiste su ciò, presentando queste coppie avvinte anche fisicamente - dialogando tra loro, Giovanni e il Frate si avvinghiano. Poggio e Bergetto non smettono di abbracciarsi e baciarsi, la Babà culla Annabella, e via dicendo, spesso correndo per la vasta piattaforma sghemba concepita dallo scenografo Marco Rossi in mezzo al meravigboso spazio del Teatro Farnese. In questa piattaforma di legno rosato come la sala, limitata da una colonna distesa simile a quelle ai lati dell'antico boccascena, si spalancano botole da cui emergono elemeuli cerne l'altare per le noz¬ ze, le lunghe tavole del sinistro banchetto, o un portale da cui si affaccia il Nunzio; e i suoi piani inclinati si prestano a rotolare, cosa che i personaggi fanno volentieri. Il continuo brancicarsi contrasta con la fondamentale freddezza dei rapporti, ciascuno infatti è dominato dall'egoismo, a partire dall'incestuoso Giovanni, che dopo avere facilmente travolto la passiva sorella vive la propria passione come un bambino ghiotto e viziato. A questa lettura del testo in chiave binaria si dovrà anche la proposta di due versioni del lavoro affidate a cast quasi totalmente diversi. Noialtri critici le abbiamo ascoltate entrambe, benché poi siano risultate praticamente uguab, a parte il fatto che nella versione n.2 le quattro parti femminili sono sostenute da uomini, e in chiave grottesca - Annabella diventa un bruno ragazzetto pasoliniano, la tradita Ippolita, una drag queen tipo Legnanesi, e la Babà, una virago fumatrice a catena, tipo Lotte Lenya in «Dalla Russia con amore» (solo Piloti, nipote di Ricciardetto, rimane la stessa creatura mite e passiva). Per il resto si nota solo che Giovanni Grippa trasferisce la sua sobrietà dal Frate a Vasquez: nella versione n.2 il Frate, prima composto, sbraita, mentre il ghignante Vasquez di Federico Bini diventa quasi ieratico. Entrambe le versioni evidenziano l'inadeguatezza della dizione di molti. Infatti malgrado i microfoni importanti brani espbcativi non pervengono, né si sospetta che la nuova traduzione di Luca Fontana - discutibile per l'uso del lei e per qualche colloquiabtà volgaruccia - sia parzialmente in versi. Tornando alle prestazioni individuab: modesti in entrambi i casi i protagonisti maschib - ma Giovanni dev'essere ima tinca -, spiccano gb attori esperti, il citato Bini, Stefano Corsi come Poggio, Barbara Valmorin come la prima Babà. Tra i giovani, bene Sunone Toni come Soranzo e Raffaele Esposito come Bergetto, ambedue nella prima versione. Spettacolo lento a ingranare ma vivace nella sequenza conclusiva, in cui scorrono ruscelli di liquido rosso. Ancora; estrosi costumi semimodemi di Simone Valsecchi e Gianluca Sbieca, tre ore intervallo compreso, repbcbe fino all'8 lugbo, e torrida temperatura deU'incomparabile sala. Lo spettacolo, coprodotto dal Teatro Stabile di Torino, sarà al Carignano dal 14 ottobre al 23 novembre. Una immagine di «Peccato che fosse una puttana» allestito da Ronconi

Luoghi citati: Babà, Parma, Russia, Torino, Verona