La California ammalata di «bollette pazze» di Lorenzo Soria

La California ammalata di «bollette pazze» LO STATO SIMBOLO DEGLI USA SCONVOLTO DALLA «DEREGULATION» La California ammalata di «bollette pazze» Dopo la crisi energetica del 2000-2001, un deficit di bilancio di 35 miliardi di dollari retroscena Lorenzo Soria LOS ANGELES PER gli itahani ritrovarsi col computer che si spegne sen-za preeawiso e con l'aria condizionata che salta proprio mentre fuori ci sono 34 gradi è non solo fastidioso, ma quasi inconcepibile: possibile che, arrivati al 2003, non sappiamo ancora come tenere accese le lampadine? Ma per 30 milioni di californiani blackout, interruzioni a macchia di leopardo e stato di emergenza energetica sono espressioni entrate tristemente nel linguaggio, e nella vita, di tutti i giorni. Per anni, il simbolo della California è stato lo scienziato in camice bianco che manipola i geni oppure il ragazzino ventiduenne che arriva nella Silicon Valley e con una nuova applicazione di software diventa un altro multimilionario. Ma a cavallo tra il 2000 e il 2001 quell'immagine venne sostituita da quella di ignare e impaurite famigUe bloccate in ascensore e di letali incidenti automoblistici o assurdi ingorghi di traffico causati dai semafori spenti. Le scuole di San Diego si videro costrette a mandare a casa gli studenti a metà mattinata, gli studios di Hollywood a interrompere le riprese dei film e molte aziende-simbolo della Silicon Valley furono forzate a chiudere i portoni o a fare acquisti urgenti di generatori intemi. E se adesso, due anni dopo, il fabbisogno di energia è stato coperto, la crisi di quell'anno si fa ancora sentire, con considerevoli ripercussioni economiche e polìtiche. Una crisi che è precipitata a causa dello squilibrio tra domanda e offerta di quel periodo, ma la cui origine agli occhi di gran parte degli analisti - risale ali istituzione della deregulation energetica nel 1996. Con la concorrenza, era stato promesso, i prezzi sarebbero scesi. Ma mentre l'economia dello Stato prese a crescere a ritmi vertiginosi, nessuno si preoccupò di costruire nuovi impianti elettrici o di migliorare quelli più vecchi. Poi, nell'estate del 2002, le centrali idroelettriche degli Stati di Washington, Oregon e British Columbia si ritrovarono vittime della siccità. La California) in altre parole, non potè più contare sull'aiuto degli Stati vicini. E fallita la richiesta ai suoi cittadini di ridurre volontariamente i consumi, si vide costretta ai blackout. Si trattò di un classico caso di domanda superiore all'offerta, insomma, proprio come si sta verificando in questi giorni in Italia. E infatti la California ha deciso di abbandonare la deregulation e di tornare ai mercati controllati, assieme a Stati come il Nevada, l'Arkansas e il New Mexico. Ma nel caso del «Golden State» è entrato in gioco un altro fattore: i fornitori di di gas e di energia elettrica hanno iniziato a manipolare il mercato, sottraendo o nascondendo l'offerta apposta per far salire i prezzi. Lo stesso kilowattora che nel 1999 costava quattro centesimi di dollaro nell'estate del 2002 salì a 60. E Gray Davis, il governatore democratico dello Stato, si vide costretto a emettere obbligazioni per 13 miliardi di dollari per tentare di coprire il debito delle «Utilities» sull'orlo del collasso e a impegnarsi in acquisti a lungo termine di enrgia per 43 mihardi di dollari, il tutto a prezzi fino a 10 volte superiori a quelli correnti. «Sciacalli», tuonò, riferendosi alla El Paso, alla Reliant, alla Dynegy e alla Enron, accusate di «tramare» alle spalle dei loro concittadini. Due anni dopo, l'accusa di strozzinaggio del governatore è stata accolta. Ha fatto appello alla «Federai Ener- gy Regulatory Commission» Tente federale che regola gli scambi energetici - sostando che i contratti furono firmati «con una pistola alla tempia» e chiedendo di revocarli. La «Fere», che nel 2001 decise di non intervenire, lasciando al mercato la soluzione della crisi, ha ammesso che la manipolazione c'è stata e a livelli «epidemici». Ma ha aggiuto che lo Stato della California deve onorare quei contratti, con il risultato che il «Golden State^sb^ due anni fa godeva dtlin surplus di bilancio invidiabile, adesso si trova a dover affrontare un deficit di 35 mihardi di dollari. Davis, considerato da buona parte dell'opinione pubblica come il responsabile della crisi, potrebbe vedersi costretto a lasciare la sua poltrona di governatore ad Arnold Schwarzenegger, che cosi, lasciata Hollywood, passerebbe dallo status di «Terminator» a quello di «Govemor». Ora traballa la poltrona del governatore Davis Alle prossime elezioni potrebbe cederla a Schwarzenegger I black-out che paralizzò San Francisco a cavallo tra il 2000 e il 2001

Persone citate: Arnold Schwarzenegger, Gray Davis, Schwarzenegger I