Malattie femminili Il bisturi è inutile nel 50% dei casi di Daniela Daniele
Malattie femminili Il bisturi è inutile nel 50% dei casi CONGRESSO MONDIALE AROMA Malattie femminili Il bisturi è inutile nel 50% dei casi Daniela Daniele ROMA - , Sempre di meno si parla di isterectomia, ovvero asportazione dell'utero, per malattie dell'apparato genitale femminile. Ogni anno, solo in Italia, molte migliaia di donne scoprono di avere una patologia benigna. Fino a poco tempo fa, la diagnosi comportava nel 900Zo dei casi interventi chirurgici radicali, con l'eliminazione,degh organi malati. Oggi l'aggressività chirurgica e scesa a meno del 500Zo dei casi. Per parlare delle nuove tecniche mininvasive, oltre mille specialisti si sono dati appuntamento al congresso mondiale di ginecologia che si è aperto ieri a Roma e si concluderà il 28 giugno. Al centro dei lavori, proprio la chirurgia non aggressiva, una vera rivoluzione terapeutica che cancella i pesanti contraccolpi, anche psicologici, dovuti alla perdita dell'integrità del proprio corpo, e gli effetti indesiderati che derivano dagli interventi più radicali: menopausa precoce, osteoporosi, calo del desiderio. Bisogna prendere atto dell'evidenza. Le donne, oggi, scelgono di fare figli sempre più tardi, mettendo m primo piano la carriera o, comunque, il raggiungimento di una qualche certezza nel campo del lavoro. «Di fronte a questa realtà spiega Errico Zupi, dùcente di ginecologia e ostetricia all'Università Tor Vergata - è importante avere un atteggiamento òonseryativo nel trattare chirurgicamente patologie benigne dell'apparato genitale. Ma per operare in modo non demolitivo, è necessario prima di tutto arrivare a una diagnosi dettagliata e il più precoce possibile». Ci sono nuove tecniche che rivolgono l'attenzione più al sintomo che non all'organo colpito «e quindi - continua il ginecologi -'si'limitainò a correggere la causa della sintomatologia senza distruggere l'apparato riproduttivo femminile». Ma soprattutto, secondo Zupi, va cambiata ancora la mentalità di molti ginecologi, «che non pongono la soddisfazione della donna cQl'apice degh obiettivi da raggiungere». . . Asportare una neoplasia benigna e, nello stesso tempo, conservare l'utero offre senz'altro il vantaggio di consentire una futura maternità anche à chi e prossima ai 40 anni. Ma non mette la donna nelle condizioni di poter subire ima recidiva? «Ogni intervento conservativo - risponde il chirurgo - è gravato dal rischio di recidiva, che vana da intervento a- intervento. Però il gioco vale la candela, se si pensa che con certe tecniche si mette una donna in condizioni di poter concepire anche un po' più avanti negli anni». Si parla, lo ricordiamo, di patologie benigne. Ma, efi fronte a un intervento conservativo, non esiste il pericolo che la malattia si rìpresenti, nella recidiva, in una forma più grave? «E' il tipo di patologia, infatti - risponde Zupi -, che dev'essere a rischio di degenerazione talmente basso da consentirci di procedere a un intervento non demolitivo». Che cosa deve sapere una donna che decide di avere un figlio tardi? «La biologia non è cambiata conclude 1 esperto - ma le abitudini di vita si. E' bene sapere che, a mano a mano che si procede con gli anni, si va incontro non solo a una riduzione della fertihtà, ma anche al rischio di trasmettere al feto delle malattie geneticamente legate all'invecchiamento defl'ovocita. Per la donna, i pericoli sono soprattutto legati alla possibilità che patologie generali, per esempio una cardiopatia, diventino più gravi».
Persone citate: Errico Zupi
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