ZINGARETTI il prete bullo di Fulvia Caprara

ZINGARETTI il prete bullo ZINGARETTI il prete bullo E'il testimone dell'amore fra la Rocca e Marco Cocci in «L'anello di gomma» film di Ambrogio Lo Giudice Fulvia Caprara ROMA Adele e Marcello sono nati nello stesso giorno, anzi nello stesso minuto, a pochissima distanza l'uno dall'altro. E' per questo che i loro destini, a partire da quel 16 aprile del 1927, sono segnati in maniera indele-. bile e, anche sei loro caratteri, le cose della vita, gli eventi della storia, li obbligheranno a perdersi di vista, alla fine, non c'è niente da fare, troveranno la maniera per riannodare i fili di un legame quasi magico. A unirli, nelle lunghe lontananze, mentre tutti e due costruiscono le loro esistenze separate, resta un cerchietto di gomma, un anello rudimentale, ricavato dalle ruote delle biciclette di quand'erano bambini, e portato come fosse un talismano miracoloso. Se l'erano scambiato per la prima volta dentro una cappella abbandonath, davanti all'amico chierichetto l .i ri bea una piccola folla di coetanei, lenza sapere che, anche grazie a quel oitcolo oggetto privo di valore, non si m'ebbero mai sentiti soli. Diretto da mubrogio Lo Giudice, 46 anni, bolognese, alla prima esperienza di lungometraggio dopo una lunga e inolio apprezzata camera di autore di film pubblicitari e di videoclip, «L'anello di gomma)) (il titolo è provvisorio) ha perprotagonistiStefania Rocca, Marco Cocci (voce e chitarra del gruppo rock «Malfunk», debuttante davanti alla macchina da presa) e Luca Zingaretti nella tonaca di Loris. E' lui il testimone della storia, il narratore che dimostrerà il legame indistruttibile fra le due anime gemelle: «Loris è il loro punto di riferimento - spiega il regista -, il ponte che li unisce, la ragione che li guida mentre loro sono puro istinto. Da solido prete di campagna, abituato a rimboccarsi le maniche, a costruire con le sue mani l'oratorio se ce n'è bisogno, ma anche a giocare a biliardo con i fedeli, Loris affronta i problemi con la testa, eppure questo non vuol dire che anche lui non abbia dei sentimenti)). In mezzo alle vicende di Adele e di Marcello c'è il macigno della seconda guerra mondiale, il senso di rinascita seguito alla fine del conflitto, l'evoluzione della condizione femminile che spingerà la protagonista a crescere molto più in fretta del ragazzo: «In fondo T'Anello di gomma" non è altro che la storia dell'utopia dell'amore. I due protagonisti si amano per tutta la vita, anche se non riescono a stare insieme e finiscono per ritrovarsi solo a 45 anni, quando, forse, potranno finalmente condividere le loro esistenze». Ma se Adele cammina a passi veloci, resta incinta, sposa un irlandese, si trasferisce dalla città alla campagna, Marcello «soffre di sohtudine, resta chiuso nella realtà in cui è nato e cresciuto, a Bologna, accontentandosi di essere scelto senza mai scegliere in prima persona, realizzato nel lavoro di avvocato, ma non sul piano dei sentimenti). Il regista spiega di aver scelto Cocci perchè «in mezzo ai tanti che ho visto per il ruolo, mi è parso l'unico che non recitava, ossia completamente naturale e con una bella faccia onesta». Intorno ai protagonisti di questa commedia romantica, prodotta da Valerio Morabito e Marco Belardi per «Sunflower production)) con il sostegno del Fondo statale di Garanzia(perilcosto complessivo di circa2 milioni e mezzo di euro), c'è anche, dice Lo Giudice, «molta Emilia, non solo nei luoghi geografici, ma anche nel modo più moderno e più emancipato di affrontare il quotidiano. Insomma, tutti cercano di godersi la vita e di viverla, come direbbe Vasco, in modo anche un po' spericolato». Il riferimento musicale non è frutto del caso: Lo Giudice ha firmato tantissimi videoclip per autori come Paolo Conte, Gianni Morandi, Luca Carboni, Fiorella Mannoia, solo per citarne alcuni. Le collaborazioni più lunghe e fortunate sono state quelle con Jovanotti (sono suoi i video di «Penso positivo» e dell'«Ombehco del mondo») e con Lucio Dalla. «Sarà lui, infatti - fa sapere il regista -, a comporre i due temi principali del film. D'altra parte era suo il commento musicale agli otto minuti di storia da me girati e autoprodotti con l'obiettivo di dare l'idea di quello che volevo raccontare». In più, in linea con l'epoca degli avvenimenti, si ritroveranno, lungo il film, brani celebri come «Ma l'amore no», «Mille lire al mese» e «Vivere». La pellicola, ora in fase di fine riprese, sarà distribuita dalla Uip, una major americana che ha creduto subito nel progetto forse anche, accenna il produttore Morabito, «perchè si tratta di una storia d'amore raccontata, finalmente, in un'ottica di grande speranza».

Luoghi citati: Bologna, Emilia, Roma