ROMA-BERLINO L'ASSE CHE NON CE' di Gian Enrico Rusconi

ROMA-BERLINO L'ASSE CHE NON CE' VERSO IL SEMESTRE UE ROMA-BERLINO L'ASSE CHE NON CE' Gian Enrico Rusconi DA scenario nazista a monumento di mediterranea leggerezza», così ha definito una rivista tedesca di architettura il palazzo restaurato deh'ambasciata italiana nel cuore di Berlino. In effetti l'imponente edificio, costruito per celebrare i fasti dei due regimi fascista e nazista, ha acquistato una nuova immagine di sohda beUezza. Sarà inaugurato domani dai due presidenti della Repubblica italiana e tedesca, Ciampi e Bau, a conferma del rapporto particolare tra i due paesi. Un segno di continuità che sa rinnovarsi, che sa assumersi e superare criticamente il passato. Finite le felicitarioni, rimangono gh interrogativi. Quanto «speciale» 0 intenso rimane oggi il rapporto tra Germania e Itaha? La chiave di volta delle relazioni italo-tedesche nel lungo dopoguerra è stata la costruzione economica e pohtica dell'Europa. Non solo per motivi ideali, ma per ragioni vitali di sopravvivenza come nazioni. L'Europa infatti è stata la «soluzione» dei problemi di sovranità nazionale e la condizione indispensabile della ripresa economica dei due paesi usciti distrutti dalla guerra. A ciò si aggiunga la questione della sicurezza mihtare. Da qui il trinomio europeismo, atlantismo, occidentalismo che ha caratterizzato sin dall'inizio la convergenza tra Adenauer e De Gasperi. Più il tempo passa, più ci si rende conto del ruolo decisivo, davvero «fondativo», dell'opera comune dei due statisti. E dell'apporto importante dell'Italia di allora. Anche qui, senza idealizzazioni 0 sentimentalismi: Adenauer e De Gasperi erano grandi realisti. Si sono mossi con cautela e fermezza nella combinazione geopohtica che da allora avrebbe caratterizzato i rapporti di potenza in Occidente (|e vecchie potenze europee Francia; Gran Bretagna e la superpotenza America). Hanno combattuto aU'intemo dei loro paesi contro le rispettive sinistre che diffidavano dell'Europa «capitalista, conservatrice e clericale». Le sinistre avevano torto: l'Europa sarebbe stata non solo un successo economico ma anche un potente strumento pratico per integrare culturalmente tra loro gh europei e per aumentare la loro statura internazionale. Gradualmente tutti i partiti avrebbero appreso la lezione europea, ma per decenni le istituzioni comuni propriamente politiche in Europa sarebbero rimaste assenti 0 sottodimensionate. Solo gh Anni Novanta hanno posto con urgenza la questione istituzionale europea, affrontata finalmente dalla Convenzione. Ma non è ancora chiaro in che misura le sue proposte hanno risolto 0 eluso la sostanza delia questione. Su questo sfondo, da parte tedesca in questi anni si è mostrato un certo attivismo (soprattutto di Joschka Fischer), mentre il comportamento italiano è sembrato piuttosto cauto, reattivo. Non c'è stata alcuna particolare cooperazione italo-tedesca sui temi istituzionali, tipica di altre congiunture. E' difficile dire se il semestre italiano darà indirettamente un impulso anche alla ripresa dì più intense collaborazioni italo-tedesche in funzione europea. Sarebbe il modo migliore di dare concretezza al circolo virtuoso Germania-ItaUa-Europa che la nuova sede itahana in Berlino idealmente rilancia.

Persone citate: Adenauer, Ciampi, De Gasperi, Joschka Fischer