Choc a Wimbledon Hewitt è già a casa

Choc a Wimbledon Hewitt è già a casa TENNIS, BATTUTO IL VINCITORE 2002: NON ACCADEVA DA 36 ANNI Choc a Wimbledon Hewitt è già a casa Vince in 4 set il gigante croato (207 cm) Karlovic, n0 203 al mondo Bene le ragazze italiane: Grande, Farina e Schiavone al secondo turno Stefano Semeraro La tentazione sarebbe dire: Goran Ivanisevic si è reincarnato sul Centre Court di Wimbledon, slungandosi nei 207 centimetri di Ivo Karlovic, il più alto tennista mai apparso in uno Slam, croato come lui, che ieri ha clamorosamente sradicato da Wimbledon nientemeno che il defending champion, il numero 2 del mondo Ueyton Hewitt. Ma Goran è vivo e vegeto, anche se malandato a sufficienza da auto-escludersi, per il 2" anno consecutivo, dal torneo che aveva lasciato da vincitore nel 2001. Ivanisevic, dunque, non ha mai potuto godere del privilegio, tradizionale, dolcissimo, che consente al campione uscente di aprire il torneo, mettendo per primo i piedi sull'erbetta del Centre Court. Uno smacco atroce, per un tipo innamorato del tennis, e di Wimbledon soprattutto, come Goran, che prima di trionfare aveva perso ben tre amarissime finali sui campi sacri di Church Road e ambiva quindi alla rituale glorificazione. Resta allora da pensare che - in ima faccenda di travasi di fluidi, di fantasmatiche e trasversali essenze, che nella gotica e umida Inghilterra pare quasi verosimile - qualcosa della rabbia e dell'amore deluso di Goran sia migrato nelle interminabili sinapsi di Ivo, nei suoi polsi da gentile energumeno. «All'inizio ero nervoso - ha detto dopo la (storica?) impresa il gigante, muovendo con evidente balbuzie le mascellone alla Frankenstein che gli meriterebbero il soprannome di «Boris Karlovic», a ricordare l'hollywoodiano impersonatore di mostri -.Ma dopo il primo set mi sono sciolto. Sono stato anche un po' fortunato, la vita è così. Oggi mi sono divertito, domani forse mi renderò conto di aver vinto. E Goran, il mio idolo, mi ha appena telefonato per congratularsi». Protetto forse dall'aura del divo Goran, dopo aver incassato un 6-1 nel primo set. Ivo si è rimesso in asse, servendo forse con meno continuità rispetto al match vinto nelle qualificazioni contro un terrorizzato Pescosolido (44 ace), ma articolando anche due fondamentah solidi, tagli sapienti, volée da erbivoro. Roba, insomma, di qualità auperiore al misero posto 203 occupato nel ranking mondiale, e che lo ha trascinato ad un inopinato successo in quattro set (1-6,7-6, 6-3,6-4). Non era mai successo che Hewitt perdesse con un avversario fuori dai top-200 in un torneo prò ed era accaduto solo una volta, in 116 edizioni dei Championships, che il campione in carica perdesse all'esordio: lo sciagurato era stato Manolo Santana, battuto nel '67 da Charhe Pasarell. Ma lo Hewitt di ieri, e di larga parte di questa stagione, non è certo lo stesso Canguro Mannaro che avevamo ammirato nelle ultime due annate. Il divorzio con coach Stoltenberg, dovuto paie aii invadenza dei genitori di Lleyton, e una condizione fisica minata da ricorrenti malanni virali, lo rendono da mesi meno temibile per avversari che, in soprammercato, ormai hanno imparato a conoscerlo, e sanno smagarne sempre più spesso il tennis tignosissimo, ma tecnicamente non proprio irresistibile. Giornata grigia anche per gli italiani, quella di ieri. Sanguinetti si è arreso (6-2, 6-3, 6-3) allo strapotere di Roddick, numero 5 del tabellone, mentre il debuttante sull'erba Volandri, da ieri n. 70 del mondo, ha lottato quattro set nervosi contro lo yankee Vahaly, meno quotato nel ranking ma più attrezzato di lui sull'erba (2-6, 6-1, 6-4, 6-4). Antonella Serra Zanetti ha sciupato un vantaggio di 6-0, 2-0 sulla Martinez Granados, finendo per perdere 10-8 al terzo, la Garbin poco ha potuto contro la forte russa Petrova (6-1,6-3). Hanno vinto bene invece Rita Grande (6-1, 6-4'alla Wartusch), Silvia Farina (6-4, 6-2 alla San- chez Lorenzo) e Francesca Schiavone (6-2, 6-2 alla Noorlander). Per i più frivoli, invece, vanno segnalati i completini di Venus Williams e della Hantuchova: tramato sulla schiena di laccetti birichini, quasi settecenteschi, quello di Venus; asimmetrico e sciantoso quello della esilissima, quasi anoressica Daniela. Lleyton Hewitt (a destra) si congratula con il gigante croato Ivo Karlovic

Luoghi citati: Inghilterra, Wimbledon Hewitt