VILLEPIN Ladro di fuoco di Cesare Martinetti

VILLEPIN Ladro di fuoco GALLIMARD PUBBLICA UN VOLUME Di OLTRE 800 PAGINE FIRMATO DAL DIPLOMATICO PIÙ AFFASCINANTE DI FRANCIA E SCOPPIA UN CASO EDITORIALE VILLEPIN Ladro di fuoco Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI LA mattina del 14 febbraio, quando avrebbe dovuto dimostrare al mondo che Saddam aveva le armi proibite e che la guerra contro l'Iraq era giusta e persino santa, Colin Powell arrivò all'Orni con un sofisticato armamentario tecnologico multimediale: intercettazioni telefoniche, filmati, fotografie dei satelliti spia. E una provetta da piccolo chimico, meno tecnologica, ma ancora più teatrale, che il Segretario di Stato agitò davanti ai diplomatici del Palazzo di Vetro come simbolo deUe armi biologiche irachene. Quella stessa mattina Dominique Galouzeau de ViUepin entrò nell'aula del Consiglio di Sicurezza con la sua penna stilografica e quattro foghetti schizzati a mano. Parlò per circa mezz'ora («La Francia, in piedi di fronte alla Storia e davanti agh uomini...») rovesciando sul mondo il condensato di qualche secolo d'«esprit frangais», la sua lingua, il suo stile, la sua cultura, i suoi diritti per chiedere una chance alla pace. H bombardamento tecnologico del segretario di Stato americano lasciò quasi indifferente la platea," mentre l'intervento del ministro degh Esteri francese fu un trionfo, celebrato con l'applauso più lungo e corale che si ricorda nella storia deU'Onu. Jean-Marie Rouart, accademico di Francia, ha descritto così sul Figaro quel magico momento : «.. .il mondo ha visto apparire un uomo daU'andatura giovanile, bello come Alcibiade, che emanava ima freschezza inabituale nei corridoi del potere, un principe educato a inseguire un ideale cavalleresco: la pace». Qualche settimana dopo Stati Uniti e Gran Bretagna commeiavano la guerra e sappiamo com'è finita. Le armi di distruzione di massa non sono ancora state trovate nonostante le provette e i satelliti di Colin Powell. Ma intanto il ministro Dominique de ViUepin s'è trovato a dover riorientare la politica estera del Guai d'Orsay per ricucire lo strappo con gh Stati Uniti. Con molti sforzi. In questi giorni l'editore Gallimard ha inviato sui banconi deUe librerie di Parigi il più inatteso dei libri: Eloge des voleurs de feu, l'elogio dei ladri di fuoco (i poeti, secondo una definizione di Rimbaud), 820 pagine firmate Dominique de ViUepin. «Oggetto letterario non identificato», na scritto Le Paint. «Siderant pavé», sbalorditivo mattone, ha detto L'Express. «Opera caracoUante», secondo Livres Magazine. «Un focolaio poetico», per il Figaro. «Il lavoro di una vita», per Le Monde. Nessuna presentazione ufficiale, nessun dibattito, nessuna intervista deU'autore. UNouvel Observateur s'è avventurato con cautela neU'ironia: «Non è vero come dicono quei viUani di PoweU e Rumsfeld che U nostro ministro degh Esteri è stato con le braccia conserte durante la guerra d'Iraq. Stava scrivendo un libro...» Anche la nascita del volume è avvenuta nel segno deUa segretezza. Un mattino ViUepin ha avvertito l'editore di avergh appena inviato un manoscritto. «E dopo aver letto il libro - ha spiegato Antoine Gallimard - è difficUe dire che la poesia non sia nel talento e neUe competenze di ViUepin». L'Elogio dei ladri di fuoco è una coltissima autobiografia attraverso U rapporto deU'autore con la poesia e rivela aUa Francia la sostanza e la misura del suo ministro degh Esteri, l'uomo che gli americani considerano un «(mistico pericoloso». Ha scritto ancora U Nouvél Observateur: «Questo suo incredibUe libro è tutto eccetto che ima mondanità o un divertimento profano, riesce a concUiare gh estremi, s'aggrappa a tutti i rami del grande albero deUa lingua. Si tratta di alta diplomazia». Dominique de ViUepin, fighe di Xavier, senatore chiracchiano (ha rinunciato alla presidenza del Sena- to per non interferire col ministro degh Esteri) è nato nel '53 a Rabat, in Marocco. NeU'80 è uscito dall'Ena (la superscuola di Parigi in cui la Francia coltiva la sua classe dirigente) e da aUora è entrato al ministero degh Esteri dove s'è occupato soprattutto di Africa. Per cinque anni ha lavorato aU'ambasciata di Washington, per tre in queUa di New Delhi. Nel 1995 è stato scelto da Jacques Chirac come segretario generale deU'Eliseo. Di lui il presidente ha detto una volta: «È molto raro incontrare un uomo come Dominique, capace di essere un poeta e aUo stesso tempo U buon capo di un commando». Quando si parla di lui, l'aggettivo più usato è: vulcanico. Ma anche febbrile e ((flamboyant», fiammeggiante. Insieme a Bernard Henri Levy è l'uomo più ricercato dai salotti parigini. Ed è noto anche in quelli italiani, sua cugina ha sposato uno dei figli di Carlo De Benedetti. Per un curioso lapsus quand'è venuto Frattini a Parigi, interrogato sul suo rapporto con il nostro paese, ha risposto: (massimo può' dubitare dei miei amori per l'Italia...» È sposato con Madame Marie-Laure le Guay, una specie di angelo che talvolta si intrawede scivolare silenzioso nei corridoi del Guai d'Orsay. Hanno tre figli, due ragazze e un ragazzo. Dietro le quinte deU'Eliseo Dominique de ViUepin ha suggerito a Chirac la più nefasta decisione del suo primo settenato: le elezioni anticipate nel '97 che portarono la sinistra al governo. Sconfitto ha offerto al presidente la sua testa, ma Chirac ha trattenuto la ghigliottina e salvato U ((poeta». Tra i due la complicità è totale. È stato ViUepin a inventare l'aggettivo «abraca- dabrantesque» con il quale, in un discorso aUa nazione, U presidente ha respinto le accuse dei giudici. È stato ViUepin a suggerire U tono deUa campagna elettorale di Chirac contro Jospin: «mouvement, action, passion» contro U gelido «equilibre» deU'awersario. Da ministro degh Esteri ha condotto Chirac e la Francia neUa più romantica e foUe deUe avventure: la sfida in campo aperto con gh Stati Uniti. Il paese Iha guardato con orgoglio e con preoccupazione. Sotto la poesia di Dominique de ViUepin c'erano, anche, i prosaici interessi petroliferi francesi in Iraq, il rapporto di vent'anni con Saddam, l'intreccio comphee e misterioso con gh arabi. Contro di lui s'è sUenziosamente schierato U mondo del business che temeva la rottura con WaU Street e persino gh esportatori di vino che per salvare U mercato americano furono costretti a scrivere suUe etichette del bordeaux che per ogni bottiglia un doUaro deU'incasso era destinato aU'esercito degh Stati Uniti. È nota la tradizione dei diplomatici francesi di scrivere le note di servizio in stUe aulico e romanzesco. Una volta il segretario generale del Quai d'Orsay, ora ambasciatore a Roma, Loie Heimekinne disse che se le cose non cambiavano, sarebbe stato presto necessario inviare le note aU'ufficio Cifra per la decodificazione. Il ViUepin dei «ladri di fuoco» va molto oltre la tradizione. Vittorioso aU'Onu, ma sconfitto sul campo di battaglia, è tornato aUa parola per dire che U mondo non si può raccontare dai satelliti spia, perché la vita non ha una sola dimensione, c'è la forza, ma c'è anche la ragione, la gioia, U dolore, U piacere e la sofferenza. E anche questa è diplomazia. Afebbraio il ministro degli Esteri ha ridestato l'orgoglio d'Oltralpe sfidando sull'Iraq Colin Powell e l'America Oggi si ispira a un frase di Rimbaud per sorprendere il mondo delle lettere con un'opera mastodontica definita da Le Point «Oggetto letterario non identificabile» e da Le Monde «lllavorodiunavita» Un'immagine del ministro degli esteri francese Dominique Galouzeau de ViUepin, di cui il prestigioso editore Gallimard ha appena pubblicato un volume di oltre ottocento pagine dedicate alla poesia