Open Spectrum: passa dal «wi-fi» il nuovo etere

Open Spectrum: passa dal «wi-fi» il nuovo etere LE NUOVE TECNOLOGIE SENZA FILI ACCELERANO LA LIBERALIZZAZIONE DELLE FREQUENZE Open Spectrum: passa dal «wi-fi» il nuovo etere di Stefano Porro La diffusione del wi-fi nel nostro paese, sancita con un decreto approvato alcuni giorni fa dal ministro delle Telecomunicazioni Maurizio Gasparri, riporta in auge l'irrisolta questione dell'etere italiano, sempre più ingolfato e inadatto ad accogliere nuovi standard di comunicazione. Anche da noi, come in altri paesi, llntemet senza fili funzionerà sui 2,4 Ghz: una frequenza che negli Usa viene considerata «sporca», di seconda scélta, colma di interferenze. Anche il nostro spettro radio-televisivo, al pari di quello americano, è basato su una tecnologia obsoleta che risale a cinquant'anni fa. A quei tempi apparecchi come radio e televisioni avevano grossi problemi di ricezione, e fu quindi necessario assegnare un canale specifico per ogni emittente lasciando vuote le frequenze adiacenti, in modo che il segnale arrivasse il più nitido possibile. Un espediente che, con il proliferare delle concessioni delle frequenze per gli usi più disparati (dai cellulari ai radiocomandi degli allarmi), ha ridotto lo spettro a un vero e proprio gniviera, affollato di buchi ormai non più necessari (nelle aree urbane degli Stati Uniti la frammentazione causa una spreco del 60-7007o della banda). Al giorno d'oggi disponiamo di strumentazioni capaci di emettere e ricevere onde radio molto più sofisticate, in grado di veicolare nell'etere non solo suoni e immagini, ma anche informazioni digitali di codifica che rendono praticamente impossìbile l'insorgere di alcun tipo di interferenza. Le nuove tecnologie permetterebbero quandi una rivoluzione nelle modalità di gestione dello spettro e un suo ampliamento a dismisura, e per questo le amministrazioni di alcuni paesi stanno già vagliando l'opportunità di compiere d grande passo. Sempre negli Usa, la Federai Communication Commission (l'ente che si occupa di regolamentare le radio-frequenze) ha predisposto una task-force che vagli i vantaggi e le problematiche che potrebbero insorgere nel caso in cui si realizzasse quella totale deregulation dell'etere nota come «Open Spectrum». Il progetto è rivoluzionario ma entusiasmante: si tratterebbe, in poche parole, di realizzare una liberalizzazione totale delle frequenze disponibili e di concepire la gestione dell'etere attraverso un nuovo approccio, molto simile a quello usato per il wi-fi. Questo sarebbe possibile grazie alle cosiddette «radio cognitive», veri e propri computer in grado di scegliere, dialogando tra loro via wireless, le frequenze migUori su cui trasmettere e ricevere, a seconda della tipologia del segnale o, per esempio, delle condizioni ambientali. Si verrebbe in questo modo a creare una rete fitta ed estesa (mesh network) di microprocessori, ciascuno dei quali sarebbe in grado di veicolare le informazioni necessarie alla gestione dello spettro, dando vita ad un ambiente dove la connessione wireless non sarebbe più a macchia di leopardo ma pressoché iperbolica. Una prospettiva più concreta di quanto possa sembrare, soprattutto per gli interessanti risvolti economici. Il ministro Gasparri si dice scettico sulla possibilità che l'Open Spectrum possa generare redditività e sviluppo, ma la FCC ha calcolato che la diffusione degli standard 802.11 (quelli su cui si basa il wi-fi), realizzata per l'appunto su frequenze «libere», ha comportato un giro d'affari di 2,9 miliardi di dollari soltanto nel 2002. E questo sarebbe solo uno dei tanti vantaggi: dalla possìbihtà di connettere a banda lai^ga e senza fili mighaia di persone per partecipare a una videoconferenza o a qualsiasi tipo di evento, a quella di realizzare apparecchi multi-protocollo che sfruttino simultaneamente la copertura wireless, Gsm e Gprs. Per dirla con il web guru David Weinberger, «siamo di fronte a una rivoluzione che sancirebbe il passaggio dall'età dell'informazione a quella della connessione». Gli Usa l'hanno capito, e non è un caso che l'avvocato Lawrence Lessig, famoso in tutto il mondo per le sue battaglie contro gli eccessi del diritto d'autore, abbia varato un progetto per sostenere la liberalizzazione totale dello spettro e la sua cessione al pubblico dominio. Più difficile che qualcosa si muova a breve anche in Italia dove, si sa, la regolamentazione dell'etere è tra le questioni pohtiche più dehcate. Non a caso l'Antitrust ha avviato ieri un'indagine sulla sospetta acquisizione di Megabeam (uno dei principali player italiani nel settore wi-fi) da parte di Telecom Italia, che potrebbe ora occupare una posizione dominante nel mercato dell'offerta di connettività wireless in aree qualificate come aeroporti o stazioni. Il responso arriverà tra 45 giorni. ^ I LINK PER SAPERNE DI PIÙ' Progetto Open Spectrum di L Lessig cyberlaw.stanford.edu/spectrum/ www.greaterdemocracy.org/OpenS pectrumFAQ.html FCC, Open SpectrumTask Force www.fcc.gov/sptf/ Megabeam www.megabeam.it/iV L'istruttoria dell'Antitrust www.agcm.it/autn_page.asp?id=70

Persone citate: David Weinberger, Gasparri, Lawrence Lessig, Lessig, Maurizio Gasparri, Stefano Porro

Luoghi citati: Italia, Stati Uniti, Usa