Berlusconi: no al dibattito parlamentare di Ugo Magri

Berlusconi: no al dibattito parlamentare IL CAVALIERE VUOLE EVIÌ^RE dHÉ SI SURRISCALDI LA SETTIMANA DELLA VERIFICA Berlusconi: no al dibattito parlamentare in attesa dell'incontro di stasera il premier placa Bossi retroscena Ugo Magri ROMA LI ORDINE di scuderia del Cavaliere, ieri sera, era categorico: zitti, nessuno parli, e guai a chi stuzzica Bossi. Tutti i colonnelli si sono morsi la lingua, con la sola eccezione di Sandro Bondi, portavoce azzurro («qualcuno doveva pur farsi intervistare dal Tg 1 », 10 giustificano a via del Plebiscito). Secondo una tesi diffusa dagli ex-dc, la strategia del silenzio era stata concordata dal premier con An e Udo. Serviva a creare una sorta di cordone sanitario intorno alla Lega, un modo per fare terra bruciata in vista del dibattito parlamentare sull'immigrazione. Fonte molto prossima al presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini: «E' ora che Bossi dica chiaro cosa vuole. Se ha intenzione di mandare tutto all'aria, si prenda le sue responsabilità in Parlamento. 11 dibattito servirà a mettere le carte in tavola. Piuttosto che andare avanti con questa fibrillazione per i prossimi sei mesi, meglio fare la crisi subito. Berlusconi? La pensa come noi». La fonte è attendibile. Però chi sta vicino al premier contesta la circostanza. Palazzo Chigi non ha mai avallato, si sostiene, l'idea di chiarimento parlamentare chiesto dall'opposizione. Anzi, «un dibattito non ci porterebbe lontano», è la tesi attribuita al capo del governo. Berlusconi, conoscendo i suoi polli, teme un hara-kiri. Altri fanno notare che lui e Bossi dovrebbero vedersi stasera ad Àrcore (caviglia del Senatùr permettendo), e che l'arma migliore del premier non è mai stata il ricatto. Semmai, per sua natura, il Cavaliere fa leva sulla complicità. Vuole che l'ospite si senta a proprio agio, in modo poi da spremerne il massimo. Dun¬ que, la consegna domenicale del silenzio era finalizzata soltanto, come spiegano dall1 parti di Palzzo Chigi, «a non rendere Bossi ancor più nervoso di quanto già non sia». La causa del nervosismo va raccontata. Un paio di giorni fa.il leader del Carroccio era stato raggiunto da una «soffiata». Qualcuno da Forza Italia era andato a spifferargli che nell'incontro Berlusconi-Fini si sarebbe ipotizzato un governo senza la Lega. Addirittura, i due avrebbero fatto i conti con carta e penna, convenendo che Forza Italia più An più Udc avrebbe¬ ro venti voti di maggioranza a Montecitorio e uno o due a ilazzo Madama, ma con la prospettiva di incrementarli attraverso una buona campagna acquisti. Dunque, se la Lega tira troppo la corda, meglio che si spezzi una volta per tutte. La reazione di Bossi, già sospettoso di suo, era stata della serie: «Ah si? Pensano di scaricarci? Allora gliela faccio vedere io». Ed era partita subito l'offensiva sugli immigrati. , Berlusconi, appena si troveranno faccia a faccia, smentirà con sdegno la voce sopracitata. Se dentro An simili calcoli sono stati fatti, dirà a Bossi, (do non ne sono stato messo al corrente. Fini? Non me ne ha mai parlato». Tutte calunnie. E comunque, a mollare la Lega lui non ci pensa nemmeno. Per tre buoni motivi. Primo: «Io ti considero il mio migliore alleato», sussurrerà il Cavaliere, «e non ti tradirei mai». Ragioni di affetto e pure di interesse: senza la Lega, alle elezioni si perde. Tanto più se dall'altra parte l'Ulivo stringerà accordi con Rifondazione comunista e Italia dei Valori. Ultima considerazione, ripetuta più volte in questi giorni, che verrà estratta dal cilindro per calmare Bossi: «Cambi di maggioranza non sono possibili, tanto più che al Quirinale non c'è Scalfaro ma quel galantuomo di Ciampi». Se la Lega fosse cacciata dal governo, il Capo dello Stato potrebbe sciogliere le Camere in base agli stessi principi anti-ribaltone messi nero su bianco dal centro-destra in un famoso preambolo elettorale. Insomma, esorterà il premier, «non credere alle maldicenze». Chiarire gli equivoci, comunque, richiederà tempo. Bossi, ad esempio, protesterà per l'intervista che Beppe Pisahuha rilasciato ieri a RepubbU- ca. Vorrà garanzie anche sulla storia del dibattito parlamentare sull'immigrazione (per la Lega è una tagliola). Ma il difficile verrà dopo, quando Berlusconi cercherà di ammorbidire Bossi su ciò che chiede Fini: un chiaro riferimento all'interesse nazionale nella devolution, e più collegialità da parte di Tremonti e Maroni. Tra i fedelissimi del premier si fanno gli scongiuri. «Speriamo che tutti riscoprano la logica dell'alleanza», confida nell'ottimismo Fabrizio Cicchitto. «Stavolta ci vorrà intera l'abilità di Berlusconi», incrocia le dita Claudio Scajola. Il presidente del Consiglio smentirà seccamente le voci circolate all'interno della maggioranza che Forza Italia, An e Udc erano pronte a un governo senza Lega COME FUNZIONA IL SISTEMA DI VIGILANZA SPAGNOLO V ) Stazioni fisse Telecamera bianco e nero Telecamera a infrarossi Wrtta q p a G ALGECIRAS f|**»-. Centro di Comandor: GlfiiLtERRA Elicottero" l --^JSl-— 7 Stazioni mobili MARO GCO Le stazioni sono dotate di una telecamera ì a infrarossi, una bianco e nero e un radar 1 [ in grado di individuare un uomo o un motore (grazie all'emissione di calore) evitando i segnali equivoci mm Questo dispositivp/? consente di controllare .. la costa marocchina m 3 Stazioni fìsse trasportabili in 48 ore IL SISTEMA SIVE A Un'imbarcazione si dirige verso la costa spagnola SPàttugl B È localizzata da una stazione fìssa o da una mobile della Guardia Civil; l'informazione raccolta è inviata al centro di comando C II centro di comando impartisce gli ordini per l'intercettazione Distanza massima di controllo 20 Km

Luoghi citati: An, Roma, Àrcore