La Spagna incorona Ronaldo suo primo scudetto è Real

La Spagna incorona Ronaldo suo primo scudetto è Real MAI IL FENOMENO AVEVA VINTO UN TITOLO NAZIONALE CON SQUADRE DI CLUB La Spagna incorona Ronaldo suo primo scudetto è Real personaggio Giulia Zonca HA fatto bene a scappare. Lo ha fatto senza dare spiegazioni, in modo brusco e con la bocca chiusa, ma doveva prendersi un campionato e Madrid era il posto giusto. Ronaldo non ne aveva mai vinto uno, da nessuna parte e ieri ha finalmente festeggiato il suo primo «aliron», lo scudetto che inseguiva per il mondo dal 1993. Si è presentato con la pettinatura improbabile che aveva ai Mondiali, ha segnato due ;ol (23 quest'anno), guadagnato a punizione trasformata da Roberto Carlos e spiegato a tutti perché l'estate scorsa se ne è andato via così. In realtà Ronaldo è in fuga da una vita. E' scappato dalle squadre, dalle donne, dai presidenti, dagh infortuni che dovevano stroncargli la carriera, dai tifosi che non è mai riuscito a salutare e dall'ansia di non essere al posto giusto nel momento giusto. Deve essere stata la precocità a mettergli questa fretta addosso. Lui, il fenomeno, il predestinato, idolo dai 13 anni in su, talmente abituato a essere un passo avanti da avvertire il futuro sulla pelle e seguirlo. Prendere e andare, sempre, anche quando sembra un colpo di testa, anche se lo strappo è crudele e la gente fischia. Ha cambiato nomi, ingaggi, maglie, fidanzate, lasciando pochissimi punti fermi: mamma Sonia e la sua imbattibile «feijolada»; i procuratori (Pitta e Martins, confermati nonostante ora siano in galera per evasione fiscale) che hanno fatto lievitare il cartellino dai 50 mila dollari del passaggio dal Sao Cristovao al Cruzeiro (1993) ai 35 milioni di .lollari del trasferimento dall'Inter al Real Madrid; l'amico fraterno Cesar e Nilton Petrone, il fisioterapista personale che per qualcuno ha forzato troppe volte il ginocchio di Ronaldo, che il Real non voleva, ma che è tutt'ora con lui. Tutto il resto è una variabile. Da bambino lo chiamavano Dadado, dopo i primi grappoli di gol è diventato Ronaldinho, promosso a Ronaldo solo dopo aver strappato il nome a un omonimo del Sao Paulo che si è dovuto accontentare di un più bolso Ronaldao. Per i predestinati i dettagli contano: Ronaldo doveva diventare sinonimo di troppe cose per essere il nome di qualcun altro. Luis Nazario de Lima, ormai Ronaldo a vita, molla il Cruzeiro nel 1994 senza troppo rumore, ma di fretta, dopo una sola stagione, a 19 anni senza paura di saudade, senza aver vinto gran che, solo una Coppa del Brasile. Sceghe l'Europa di getto, dopo un Mondiale vinto da fermo, seduto su una panchina a masticare insofferenza. Già allora il pubblico lo adorava, persino la madre di Parreira (et della Selecao nel 1994), in un'intervista diventata famosa si chiede: «Perché mio figlio lascia Ronaldo fuori?». Lui scalpita, vuole di più e pensare al futuro comincia a diventare un antidoto. Resta al Psv Eindhoven per due anni, il tempo di vincere una Coppa d'Olanda (altro trofeo preso di striscio giocando solo pochi minuti della finale), diventare capocannoniere e farsi operare il ginocchio destro per la prima volta (febbraio '96). Fermo per 4 mesi (i primi di un'infinita serie) medita il primo strappo. Il vento dell'insoddisfazione gh passa tra i riccioli crespi (li aveva ancora), litiga con il suo allenatore e nell'estate del '96 si rapa a zero e passa al Barcellona. Doveva arrivare all'Inter subito: tra il Psv e Moratti c'era un preaccordo, ma la società nerazzurra non se l'era sentita di pareggiare l'offerta degli spagnoli; 20 milioni di dollari. Blaugrana quindi, ma quel colore va di moda per un solo anno. Un anno che trasforma Ronaldo in Fenomeno. Ogni gol finisce in cineteca, ogni volta che pianta il difensore nell'erba mentre se ne va zizagando i tifosi ammutoliscono. Il silenzio prima del boato. Un urlo dopo l'altro e un aeroplanino quasi ad ogni parti- ta: 37 gol in campionato, altro titolo da capocannoniere oltre a una Coppa delle coppe, una Supercoppa e ima Coppa di Spagna e una Coppa America con il Brasile. E' un idolo, un affare mediatico, il re del mercato, ma è arrivato secondo. La Liga se la prende il Real di Fabio Capello e lui si innervosisce. Non parla molto, non è abituato a farlo, a tre anni sapeva calciare un pallone ma ancora non articolava frasi, a 21 affida ogni comunicazione al suo sito «www.R9.com», dal numero della maglia, cambiato svariate volte pure quello. In rete arriva¬ no tutte le notizie (tranne quella del primo Pallone d'oro che segue strade ufficiali), in rete si presenta la sua fidanzata Susana Werner, modella diventata Ronaldinha, in rete arriva l'addio alla Spagna e il saluto all'Inter che stavolta lo riscatta per più di 25 milioni di dollari. E' amore al primo sguardo; Moratti un padre, i nerazzurri il miglior pubblico al mondo e Milano il posto ideale dove vivere. Una favola che nemmeno Ceccarini riesce a sbiadire. Ronaldo segna 32 gol e arriva un'altra volta secondo, ma lo scudetto perso per un fischio mancato gli dà un'improvvisa veglia di restare. Milaho era il posto giusto per Ronaldo, quell'estate alza una Coppa Uefa e non ha nessuna voglia di scappare. C'è un mondiale che lo aspetta, un futuro che sembra stare dietro la porta e non ha più bisogno di essere rincorso in qualche altra città. Ma Francia .'98 butta giù il piccolo dio dall'olimpo delle sue certezze, Ronaldo arriva in finale malconcio dopo una notte tormentata e un malore non meglio identificato; Non può stare in panchina per un altra finale, questa è la sua e il campione die si sente uno straccio fa una brutta fine. Strapazzato sul campo, claudicante suDe scalette dell'aereo che lo riporta in Brasile, troppo sfinito per tornare in Italia all'inizio del campionato. Stanco di correre dietro al pallone e ai fantasmi si prende del tempo e il tempo gli presenterà il conto tenendolo fermo per un bel po'. Una stagione di tormenti, di «stop and go» e ginocchia gonfie fino al crac del 21 novembre '99. Inter-Lecce, il tendine rotuleo cede, dopo mille avvertimenti lo pianta in asso. Operazione, riabilitazione, un matrimonio con Milene la palleggiatrice, un fi¬ glio, Ronald e un rientro che si consuma in meno di mezz'ora. Il 12 aprile 2000 all'Olimpico, nella finale di Coppa Italia, Ronaldo urla di dolore, piange in barella e non sembra esserci nessun futuro a cui aggrapparsi. Forse lo ha capito lì che l'Inter non era più casa sua, bisogna seguire il destino non andargli contro. Quando, miracolosamente rimesso in piedi, il 5 maggio 2002 arrivano altre lacrime per l'ennesimo scudetto sfumato ne ha la certezza. Il giocatore che non c'era più vince i Mondiali in Giappone. Li vince con otto gol, una pettinatura ridicola, diventata oggi portafortuna, e un cruccio. Il futuro lo solletica e non importa se lo ribattezzano «Roniconiglio», se sotto la sede dell'Inter gli tirano le uova, se i nuovi compagni lo aspettano con un grugnito, il futuro si chiama Real Madrid. Una Coppa Intercontinentale, un altro Pallone d'oro e il primo campionato vinto. Dalle lacrime nerazzurre di Roma alla standing ovation e ai larghi sorrisi di ieri sera al Bernabeu. I predestmati sanno quando devono scappare e non ci sono parole per spiegare il perché. Un traguardo inseguito dal 1993 quando esordì nel Cruzeiro Eindhoven, Barcellona e neppure l'Inter erano riuscite a regalargli questa emozione Due volte campione del Mondo con la Selegao e due volte Pallone d'oro. Dalle lacrime del 5 maggio 2002 alla standing ovation di ieri sera ALBO D'ORO «1 scudetto (Rea! Madrid 2003) «1 Coppa Uefa (Inter 1998) ^1 Coppa delle Coppe (Barcellona 1997) ^1 Coppa di Spagna (Barcellona 1997) ^1 Supercoppa di Spagna (Barcellona 1997) ®1 Coppa d'Olanda (Psv Eindhoven 1996) ^1 Coppa del Brasile (Cruzeiro 1993) ®1 Coppa Intercontinentale (Real Madrid 200! Con il Brasile «2 Coppe del Mondo (1994,2002) C2 Coppe America (1997,1999) ^1 Coppa delle Confederazioni (1997) Ci Capo-cannoniere ai Mondiali 2002 (8 gol) C» Capo-cannoniere in Spagna 1997 (37 gol) 9 Capo-cannoniere in Olanda 1995 (33 gol) C2 Palloni d'oro (1997,2002) C3 Fifa World Player of the Year (1996,1997,2002) Ronaldo ha realizzato una doppietta chiudendo con 23 gol all'attivo il suo primo campionato nel Real Madrid «IEMENS Rlob5 **ì # ,^